«DA SOLI non si va da nessuna parte. E il mio primo ringraziamento per i nostri exploit va alla squadra che dal 2005 lavora con me, in cima alla lista Sonia De Nisco e Alessia Santi, le stiliste dei marchi e anche mie socie, arrivate come me dal niente!». Sincero e deciso Maurizio Setti, presidente e amministratore delegato del neonato Gruppo Antress Industry SpA di Bologna con 180 dipendenti, racconta i progetti di espansione internazionale dei marchi che ha fondato e lanciato e di questo fashion group tutto italiano, per produzione e distribuzione, che chiuderà il 2011 con una previsione di fatturato di 70 miliono di euro e che sta dando filo da torcere a molti concorrenti. Un successo esplosivo che nasce dall’intuizione di questo imprenditore nato a Carpi nel 1963, sposato, due figli, conoscitore fin dagli esordi del mondo carpigiano e bolognese del pronto moda al Center Gross, capace in un pugno di anni di fare il grande salto nel più giovane e dinamico pret-à-porter con marchi già famosi come Manila Grace, Doralice e E-gò. Tra le sue passioni il calcio, col Carpi che sponsorizza e col Bologna di cui è vicepresidente.
Presidente Setti, come e perché nasce la nuova società?
«Era necessario unire gli sforzi per continuare a crescere. Così è nata la Antress Industry SpA, che fa capo alla neonata Holding Moulin Rouge SpA, e che è il prodotto della fusione tra l’azienda carpigiana Antress Industry nata nel 1989 e produttrice del marchio E-gò e Manila Grace Srl di Bologna acquisita e portata a nuova vita da me dal 2005. Così ho voluto riunire tutte le società del gruppo per essere più attenti e pronti a portare avanti le sfide del futuro che punteranno ancora di più sul prodotto, sull’espansione retail e sull’attenzione ai mercati esteri oltre naturalmente all’ottimo rapporto prezzi/qualità, alla creatività e al made in Italy».
Come ha cominciato ad occuparsi di moda?
«Dal basso, ero giovanissimo e facevo il magazziniere e l’autista in un’azienda di moda a Carpi. Mi sono appassionato così tanto al settore che mi chiamavano per scherzo socio onorario anche quando ero militare e mi interessavo sempre del lavoro e degli affari. Poi è scattata la molla: volevo mettermi in proprio e con un amico in una stanza ho cominciato a fare le maglie da pronto moda... Un lungo rodaggio prima di fare impresa, tanto entusiasmo ma anche qualche delusione. E dopo la scuola degli errori nel 2004 ho lanciato E-gò e nel 2005 mi sono impegnato su Manila Grace rilanciandolo. Da solo. E poi con le mie due socie stiliste. Sonia De Nisco e Alessia Santi che hanno la mia stessa passione e grinta».
Quali sono i vostri nuovi progetti?
«Prima di tutto l’internazionalizzazione e per questo abbiamo fuso le due società, per dare un unico riferimento ai nostri interlocutori, specie in vista dell’espansione retail. Per Manila Grace è ora di guardare alla Cina, dove siamo già presenti, e dove è allo studio una joint venture con un partner locale per tre aperture tra Hong Kong e Shanghai. Intanto proprio in questi giorni stiamo trattanto per l’apertura di Parigi. Siamo già forti con una rete di realtà in Germania, Francia e Spagna. E anche dalla Russia ci sta cercando un partner importante».
E per l’Italia?
«Anche qui la crescita dei marchi è costante e omogenea sul territorio, ed è intorno al 40% annuo. Apriremo l’insegna E-gò a Forte dei Marmi e a Riccione, e un nuovo punto vendita anche a Milano in zona Brera».
Se dovesse parlare del segreto del successo delle sue collezioni?
«Partirei dal prodotto e dalle collezioni ben strutturate. Con una rete commerciale e il retail diretto. Siamo in belle posizioni nei 26 flagship store di Manila Grace, nei 5 negozi Doralice, nei 6 monomarca E-gò e negli 800 multimarca in Italia, e aver investito nei posti giusti ci ha dato un place subito più alto. E poi copriamo una fascia di clientela femminile ampia e trasversale, con E-gò che è un po’ il nuovo vintage, romantico e bon ton, e Manila che ha una creatività tutta sua e che non assomiglia a nessun’altra griffe. Poi non abbiamo limiti di taglia, arriviamo alla 48. Per questo vendiamo un milione di capi l’anno, il 95% dei quali sono prodotti in Italia perché fuori facciamo solo piumini e pellicce».
Ci sono licenze in vista?
«C’è un mondo di licenze da esplorare ma io ancora voglio aspettare. Nel 2013 lanceremo una linea di jeans per Manila Grace, e poi anche i bijoux. Intanto ci facciamo tutte le scarpe da soli con la marchigiana Room20 e produciamo a Carpi i tessuti in maglia con la nostra Tex Spread. Abbiamo una sola licenza e funziona benissimo: quella per la bambina Manila Grace prodotta dalla Altana di Marina Salomon che presentiamo a Pitti Bimbo. Tra le nostre controllate anche Simple’s che gestisce sette outlet».