Di Eva Desiderio
Prato, 31 gennaio 2014 - Ogni idea un progetto, ogni progetto un'idea. Scorre su questo dualismo l'intera mostra "La camicia bianca secondo me Gianfranco Ferrè" da domani al 15 giugno al Museo del Tessuto di Prato, prima esposizione dedicata al grande architetto stilista promossa dalla Fondazione Museo del Tessuto e dalla Fondazione Gianfranco Ferrè e dedicata al capo icona della maison che non è mai mancata in tutte le sfilate dal 1982 al 2206.

"Abbiamo voluto prima di tutto raccontare i progetti stilistici che nascevano dalla sua formazione di architetto -racconta Rita Airaghi Direttore della Fondazione Ferrè che ha sede a Milano - e abbiamo pensato soprattutto ai giovani che non hanno conosciuto la sua creatività per poter mostrare loro il metodo del suo lavoro. In mostra ci sono 27 camicie bianche che non sono le più preziose della collezione della Fondazione Ferrè ma quelle che maggiormente raccontano questo percorso dall'idea al progetto e poi al manufatto, perché la moda di Ferrè vive in un rapporto continuo tra forma e volume e tessuto. E ci piace aver accettato l'invito della Fondazione Museo del Tessuto di Prato prima di tutto per la sede espositiva che è un'ex fabbrica tessile e poi per il rapporto con la città per eccellenza del tessile".

Ed eccole le camicie bianche di Gianfranco in un allestimento assao bello e di impatto immediato, come un plotone di oggetti belli e sognanti, che attraversano il tempo e lo spazio con le loro volute, i grandi colletti immacolati, le maniche ampie come un abbraccio, la vita strizzata in un corsetto o in un abbraccio da sari. Ecco nel video che accompagna l'esposizione le immagini delle sfilate con le immancabili camicie di organza indossate dalle top più famose come una giovanissima Kate Moss e un'altera Linda Evangelista, e ancora Pat Cleeveland che piroetta in passerella e Chistie Turlington, Marpessa e Nicoletta, Amber Valletta e tante altre bellezze internazionali e poi le foto che ha scattato di recente Luca Stoppini che reinterpretano e attualizzano il fascino di queste camicie e quelle ai raggi X che entrano dentro il modello e la trama dei tessuti secondo la tecnica avveniristica di Leoardo Salvini che ha lavorato in stretto contatto con gli esperti dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

"Siamo emozionati ed onorati di aver potuto realizzare questa mostra  - racconta Andrea Cavicchi presidente della Fondazione Museo del Tessuto di Prato e prsidente anche degli imprenditori pratesi - perché va nel sengo della valorizzazione della cultura della moda che sempre perseguiamo. Qui si capisce subito come attraverso il genio di Gianfranco Ferrè si trasforma la creatività in manifattura. Un patrimonio italiano tutto da difendere, come la traccianbiltià del vero made in italy".


"E' fin troppo facile raccontare la mia camicia bianca. E' fin troppo facile dichiarare un amore che si snoda come un filo rosso lungo tutto il mio percorso creativo", scriveva Ferrè prima della scomparsa nel giugno 2007, pochi giorni prima della sfilata maschile che ancora tutto il mondo del fashion perché tra la commozione generale arrivarono in passerella 30 bambini come angeli con la camicia bianca.


Un messaggio di purezza e di eleganza sublime, una mostra per intenditori e per appassionati della moda, di lettura immediata perché esalta la bellezza delle forme e l'anima stessa dei modelli. Felice e commosso il fratello dello stilista Alberto Ferrè con la moglie Charlie: Alberto che presiede la Fondazione ne garantisce anche la vita culturale col suo diretto sostegno. Alla preview presenti anche Beppe Modenese presidente onorario dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, anche lui grande amico di Gianfranco. "Dopo Prato speriamo di portare questa mostra anche a Milano, forse in Triennale - conclude Rita Airaghi - e poi abbiamo contatti in corso con Londra, Anversa e Berlino". Completa il quadro culturale dell'iniziativa il libro con tutte le immagini delle camicie, i disegni, le campagne e le sfilate edito da Skira.