{{IMG_SX}}Roma 4 settembre 2007  - La "Webb Ellis Cup" e' il nome del trofeo che viene assegnato alla squadra campione del mondo. William Webb Ellis, nato il 24 novembre del 1806, circa 16 anni dopo, secondo la leggenda, avrebbe dato vita al rugby. L'anno e' il 1823, teatro la cittadina inglese di Rugby, per l'appunto. Il campo e' quello della scuola della citta', la Rugby School. Secondo le cronache ufficiali dell'istituto, il fatto avvenne nella seconda parte dell'anno.

 

Durante una partita di calcio, il sedicenne William Webb Ellis all'improvviso decide di infrangere le regole di quello sport: prende il pallone con le mani e, tra lo stupore generale, corre, senza essere rincorso, fino all'area della porta avversaria, per poi tuffarsi andando a schiacciare il pallone a terra.

 

La leggenda vuole che il rugby sia nato cosi', per caso, per la voglia di cambiare le regole del giovane figlio di un militare, James Ellis, un ufficiale dei Dragoni della guardia morto nel 1812 ad Albufeira, in Portogallo, combattendo contro le truppe di Napoleone, e di Ann Webb. Attualmente la sua salma e' sepolta presso il cimitero di Mentone (il Vieux Chateau), in Francia: mori' il 24 gennaio del 1872, a 66 anni. Scelse Mentone per "andare a morire in un posto tranquillo". Era malato di tubercolosi: il decesso e' datato 24 gennaio 1872, nella stanza dell'Hotel d'Italie, dove viveva.

 

Nel 1823 William Webb Ellis, poi divenuto pastore anglicano, che aveva lasciato Manchester insieme alla madre e al fratello Thomas, e' al settimo ed ultimo anno di studi. Bravo in latino, secondo le cronache di allora viene considerato un ottimo giocatore di cricket. Di prove legate a questo mitico episodio non ce ne sono: l'unico testimone mori' senza essere riuscito a convincere i giornalisti della veridicita' delle sue parole. Di questa se ne e' occupata anche l'International rugby board, l'organismo nato nel 1886. Riusci' anche a radunare diversi ex studenti della Rugby School, dove ad oggi c'e' una statua di Ellis e una targa che ricorda il suo gesto: molti dissero che neppure lo ricordavano, altri dichiararono di conoscerlo solo di vista e di non ricordare affatto il suo "viaggio" con il pallone tra le mani fino in porta. Piu' di cento anni dopo, nel 1987, la neonata Coppa del Mondo prende il suo nome.