{{IMG_SX}}Roma, 6 novembre 2007 -  Al grido di "Padania libera" e "Giuseppe Garibaldi traditore", una decina di deputati leghisti hanno fatto irruzione (pacifica) questa mattina nella Sala della Lupa di Montecitorio dove è in corso la giornata di studio in occasione del bicentenario dell''Eroe dei due mondi'.

Guidati dai due vicepresidenti del gruppo, Andrea Gibelli e Roberto Cota, e da Federico Bricolo, gli esponenti del Carroccio hanno esposto il tradizionale striscione 'Padania Libera' e hanno distribuito dei volantini in sala ed al banco dei relatori con la scritta "Ma quale eroe: via le sue statue dalle piazze".


Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, moderatore del dibattito, ha minimizzato: "Ci sono diverse posizioni politiche e ognuno è libero di esprimere la propria opinione nel rispetto degli altri". Mentre il relatore di turno, il professor Giuseppe Monsagrati, interrotto dalla protesta leghista, ha apostrofato la messa in scena come una "parentesi squadrista".

 

"Il Paese è allo sfascio, la criminalità dilaga, il governo non riesce a risolvere i problemi perché non ha la maggioranza e i Palazzi perdono tempo a commemorare la figura di Garibaldi con una visione falsa della sua vita pubblica", ha accusato Bricolo. "La gente - ha aggiunto - chiede che il Parlamento si occupi di altro, non di Garibaldi, che è una persona da dimenticare piuttosto che da commemorare".


"Non si può fare un convegno a senso unico - ha incalzato Cota - solo per volere degli amici della massoneria che oggi sono presenti in massa nella sala della Lupa". Quindi Bricolo ha annunciato: "Chiederemo a Bertinotti di fare un controconvegno illustrando la vera figura di Garibaldi che è visto come uomo di popolo mentre in realtà era al servizio dei Savoia. E' un personaggio sicuramente negativo portato invece sugli altari come eroe della patria. Ovunque è passato ha seminato violenza: non è solo la nostra opinione ma anche quella di tanta gente del Sud dell'Italia".

 

I COSTI DELLA POLITICA

La battaglia contro i costi della politica? L'aveva già ingaggiata oltre cent'anni fa nel Parlamento italiano, Giuseppe Garibaldi. Sì, proprio l'«eroe dei due mondi» il 13 maggio 1876 presentò, scritta di suo pugno, una proposta di legge (la n.21 della XII legislatura) per chiedere una limitazione di stipendi, pensioni e assegni pagati dallo Stato.


L'iniziativa moralizzatrice di Garibaldi è presente in un volumetto a cura dell'Archivio storico della Camera dei deputati, presentato in occasione della giornata di studio introdotta dal presidente di Montecitorio, Fausto Bertinotti, per il bicentenario della nascita del protagonista dell'unità d'Italia.


Garibaldi, nel presentare la sua proposta moralizzatrice della spesa pubblica, parte naturalmente da riferimenti adatti a un generale: "Quando una fortezza assediata, od una nave in ritardo, si trovano mancanti di viveri - scrive - i comandanti ordinano si passi dall'intera alla mezza razione o meno. In Italia si fa l'opposto: più ci avviciniamo alla bolletta e più si cerca di scialacquare le già miserrime sostanze del paese".

 
Drastica la proposta del deputato Garibaldi: "Finchè l'Italia non sia rilevata dalla depressione finanziaria in cui ineditamente è stata posta, nessuna pensione, assegno o stipendio pagati dallo Stato potranno oltrepassare le 5 mila lire annue".