{{IMG_SX}}Torino, 26 ottobre 2007 -  In Italia i salari sono troppo bassi rispetto agli altri paesi dell'Ue. È necessario che il reddito torni a crescere e per farlo bisognerà rilanciare la produttività, far ripartire i consumi, puntare sull'istruzione dei giovani che, da parte loro, non devono pagare il prezzo della flessibilità del lavoro.


È questo l'appello del governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, lanciato alla platea di studenti della Facoltà di Economia dell'Università di Torino. Un discorso lucido sullo 'status' di un Paese ancora lontano dall'Europa e i cui livelli retributivi, dati Eurostat alla mano, «sono piu bassi che negli altri principali paesi dell'Unione». Secondo i dati dell'istituto di statistica europeo citati da Draghi, la retribuzione media oraria è, a parità di potere d'acquisto, di 11 euro in Italia, tra il 30 e il 40 per cento inferiore ai valori di Francia, Germania e Regno Unito.


Il Paese deve ora puntare a tirare su il benessere e la qualità della vita in generale. "La variabile chiave" secondo il governatore, resta ancora una volta il rilancio della produttività, unico elemento in grado di far aumentare il reddito delle famiglie in modo stabile. Sarà poi fondamentale «una ripresa della crescita del consumo".

 

Ma ancora più importante sarà - ha affermato il governatore, «una coraggiosa riforma del sistema di istruzione e, in particolare, dell'istruzione superiore», che solleciti i giovani in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro «a investire seriamente in capitale umano». «La politica economica - ha detto Draghi - avrà successo se li aiuterà a scoprire nella flessibilità la creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità».


In tutto questo processo il governatore ha ribadito le raccomandazioni di sempre: mandare avanti le riforme strutturali nel Paese anche sul fronte delle pensioni, per cui va alzata l'età pensionabile, e per il mercato del lavoro. Ma ha anche messo in guardia: «Occorre un contratto di lavoro che permetta di spalmare i costi della flessibilità su tutti "e non solo sui giovani".
E per i giovani le prospettive al momento non sono brillanti: "I diplomati o laureati entrati nel mercato del lavoro negli anni più recenti - aggiunge Draghi - percepiscono, in termini reali, una retribuzione prossima a quella che ricevevano coloro che entravano nel mercato del lavoro all'inizio degli anni Ottanta e inferiore a quella di coloro che entravano nei primi anni Novanta".

 

 Ma, ha fatto tristemente notare il governatore: "I più bassi salari d'ingresso, in un contesto in cui quelli medi nell'economia hanno continuato anche solo moderatamente a crescere, non hanno schiuso profili di carriera più rapidi".