Roma, 18 novembre 2007- È il 23 novembre del 1993, si inaugura un ipermercato a Casalecchio di Reno, nel bolognese. Un giorno come tanti, che il patron di Mediaset Silvio Berlusconi sceglie per dare un annuncio che era nell'aria: "Se il centro moderato nno dovesse organizzarsi, non potrei non intervenire direttamente, mettendo in campo la fiducia che sento di avere da larga parte della nostra gente". La discesa in campo del Cavaliere, in piena Tangentopoli, con la classe politica della Prima Repubblica che ha i mesi contati e Di Pietro eroe nazionale, è sotto il segno di un partito nuovo di zecca, composto da noti professionisti e uomini di Fininvest e Publitalia, a partire da Marcello Dell'Utri, braccio destro di Berlusconi.

 

È 'Forza Italia', ha un logo accattivante che richiama il tricolore, un inno orecchiabile. Il suo stesso nome e quello dei suoi aderenti ("azzurri") richiama il tifo calcistico, e viene timbrato subito con uno slogan di grande successo: "Per un nuovo miracolo italiano". È lo stesso Berlusconi ad annunciare pubblicamente, in un discorso registrato, il suo personale Rubicone: è il 26 gennaio 1994, e il futuro premier si presenta come un'alternativa ai partiti tradizionali, come "l'uomo del fare". Tra i padri fondatori, oltre a Dell'Utri, anche Antonio Martino, Antonio Tajani, Giuliano Urbani e un avvocato molto vicino al Cavaliere, Cesare Previti. Forza Italia è un partito tecnicamente "nuovo": niente segretario nè direzione nazionale.

 

I detrattori parlano di "partito-azienda", partito di plastica, e la produzione di gadget, oggetti ricordo, abiti griffati con il logo del partito, vademecum per candidati sul modello di quelli per i manager, fanno calare sulla neonata formazione le critiche e le ironie del mondo politico.

 

Forza Italia si presenta come liberista, cristiano-democratica, accoglie correnti variegate, dai cattolici ai liberali laici, dagli ex socialisti agli uomini-azienda di Publitalia. È un partito leggero, leaderistico, che nella sua storia terrà due soli congressi, senza mai una mozione di minoranza. I più illustri osservatori (da Bobbio a Montanelli) prevedono un rapido flop di quello che sembra il classico passo più lungo della gamba per il Cavaliere.

 

Non sarà così. Il 27-28 marzo 1994 Forza Italia a sorpresa è il primo partito italiano (21%), Berlusconi diventa premier a capo di due coalizioni distinte, una con Ccd e Lega al nord, l'altra con Ccd e An al sud. Per i Progressisti, con in testa il Pds di Occhetto, è una sconfitta bruciante, e a poco valgono le polemiche per una campagna elettorale che ha visto le reti Mediaset schierarsi più o meno esplicitamente per il proprio patron (resteranno celebri le dichiarazioni di voto di star tv come Raimondo Vianello e Rita Dalla Chiesa).

 

Ormai Forza Italia è una realtà consolidata: alle successive europee guadagna ancora (circa il 30%), prima del crollo del Berlusconi I. Nel 1996 la vittoria va all'Ulivo di Romano Prodi, mentre nel 2001 è il trionfo di Forza Italia e della Cdl, che stravince, consegnando per la seconda volta il governo a Berlusconi. Poi un calo di consensi, confermato anche nelle successive elezioni, quelle del 2006 (23,7% contro il 24,3% del 2001), malgrado il centrodestra sfiori la clamorosa rimonta in extremis. Per soli 24.755 voti in più, l'Unione ottiene il premio di maggioranza alla Camera, conquistando il governo.

 

L'ultimo anno vede l'ascesa di Michela Vittoria Brambilla, pupilla del Cavaliere, che con i suoi Circoli getta le basi per un partito nuovo. Oggi, proprio mentre si moltiplicano gli attacchi dagli altri partiti dell'opposizione, l'annuncio a Milano di una nuova fase per il partito fondato da Berlusconi, che si scioglierà nel "Partito del popolo italiano per le libertà".