{{IMG_SX}}ROMA, 13 gennaio 2008 - VUOLE la leggenda che la moglie Sandra, presidente del consiglio regionale campano, sia il più ascoltato consigliere politico di Clemente Mastella. E poiché venerdì, con un’intervista a Libero, Sandra si è detta intenzionata a dar vita ad un centro politico «con la Binetti e Fini» e oggi l’Udeur incontrerà An, viene il sospetto che la leggenda abbia un fondo di verità.


O no, Mastella?
«Mah, guardi, è in atto un’evidente disgregazione del quadro politico ed è pertanto logico che qualcosa di nuovo stia per nascere».


Pensa di potersi ritrovare a braccetto con Fini?
«Tutto è possibile, anche se per ora stiamo discutendo solo di legge elettorale».


Un tema destinato ad investire anche il governo?
«Non c’è dubbio. Se ci sarà un’intesa e da quest’intesa saranno esclusi i partiti minori è chiaro che, pur di farla saltare, qualcuno metterà in discussione anche il governo».


Qualcuno come lei?
«Per la verità, io sono il meno ricattabile: per cultura politica, l’Udeur è un partito di frontiera e può dunque spostarsi in qualsiasi momento di qua o di là».


Mentre i partitini più o meno comunisti...
«Loro sarebbero fottuti, sanno che il Pd tira a inghiottirli e sono molto agitati».


Non che lei appaia sereno.
«Come fai ad essere sereno quando c’è qualcuno che vuole farti sparire? Vogliono ridurre il numero dei partiti? Bene, allora facciano una soglia di sbarramento non del 5 ma del 10 per cento».


Lo dice perché una soglia così alta favorirebbe la nascita della Cosa bianca?
«Sì, lo ammetto: lo dico proprio per questo. Vede, io al progetto di un centro politico che metta assieme le forze moderate e cattoliche credo davvero, mentre altri lo subordinano al discorso della legge elettorale».


Parla di Casini?
«Sì, Casini non è meno egoista di altri, solo che ha i tratti nobili, per cui il cafone, quello che pensa solo a sè, sembro io».


A cosa pensa, invece, Casini?
«Pensa a come ottenere una tribuna per sé e il suo partito».


Crede che il dialogo sulla legge elettorale andrà in porto?
«Non lo so, ma è possibile. In ogni caso, ha ragione Fini quando dice che bisogna per lo meno fare in modo che le coalizioni si formino prima del voto».

Si dice che Prodi abbia riproposto una legge sul conflitto di interessi per sabotare l’accordo...
«Prodi teme per le sorti del suo governo, e fa bene. Ma se si andrà verso un accordo, saremo io e il mio partito i primi a sostenere la necessità di una seria legge sul conflitto di interessi».


Un colpo basso.
«Ne ho ricevuti tanti anch’io, è ora di forzare la mano».


Non aveva detto che pur di scongiurare il referendum avrebbe messo in crisi il governo?
«Sì, ma poi questi hanno cominciato a discutere di una legge elettorale che sarebbe persino peggiore e il referendum, per me, è divenuto il male minore».


Crede che Prodi durerà?
«Impossibile dirlo. Certo è che Rifondazione è molto più spavalda di un tempo e poiché la mia area politica sui temi del rapporto con la Chiesa e della politica estera è in grave sofferenza, non so davvero dire come finirà. Non escludo che potremmo essere proprio noi ad aprire la crisi».