{{IMG_SX}}Roma, 1 aprile 2008 - Un decreto bipartisan contro il carovita? No, grazie. L'opposizione, interpellata dall'Agi, respinge al mittente la proposta uscita dal Consiglio dei ministri di stamane, di varare insieme al governo un provvedimento urgente per sterilizzare la quota fiscale di alcune tariffe, in particolare quelle energetiche.


"In questo paese ormai manca il senso della misura - accusa Sandro Bondi (Fi) durante il suo giro elettorale a Santa Croce sull'Arno - non si rendono conto che queste proposte fatte ad una settimana dal voto suonano come una presa in giro".

 
Condivide il principio di intervenire sul carovita, ma «non si fida» del governo il capogruppo della Lega Nord al Senato Roberto Castelli.

 

"In linea teorica sono d'accordo con la necessità di varare al più presto un provvedimento, ma bisogna vedere cosa ci scrivono dentro. La sinistra - osserva Castelli - ci ha abituato troppo spesso ad affermare un principio e poi a fare il contrario, come per il decreto sicurezza".


Netta bocciatura anche da Mario Baldassarri (An), viceministro dell'Economia nel governo Berlusconi, che taglia corto: "Mi sembrano proposte cervellotiche, bisognerebbe piuttosto sterilizzare il governo, che ha tassato tutto e tutti".
Lamberto Dini, eletto al senato con l'Ulivo e candidato del Pdl alle prossime elezioni, «da economista» considera "la proposta irresponsabile soprattutto perchè viene da un governo dimissionario e dimissionato. Ma quale decreto - attacca - la smettano di fare decreti: è solo campagna elettorale, un'inutile promessa di detassazione...".


Da parte sua Maurizio Leo esperto di questioni fiscali in quota An, pur dicendosi favorevole a qualsiasi riduzione del carico fiscale, chiede sarcasticamente: "Ma i soldi per la copertura ci sono? Io credo che il governo faccia il gioco delle tre carte perchè soldi per le coperture non ne ha". Ad aprire un lieve spiraglio, invece, sono Maurizio Sacconi e Giuseppe Vegas, entrambi esponenti di Fi e sottosegretari del governo Berlusconi.

 

"Noi abbiamo sempre proposto di ridurre le tasse in questi due anni - sottolinea Sacconi - meglio tardi che mai". Secondo Vegas "bisogna vedere concretamente la proposta e poi fare una valutazione. Neutralizzare fiscalmente gli aumenti delle tariffe - afferma - può essere una buona idea, ma non risolve alla radice il problema che è quello della produttività e della fiscalità generale. E su questi due punti mi sembra difficile trovare un accordo bipartisan".

 

LA PROPOSTA DEL GOVERNO

Sul carovita il governo scende in campo e annuncia una legge anti-rincari da presentare anche insieme all'opposizione. All'indomani dell'impennata dell'inflazione a marzo, al 3,3% massimo da 12 anni, il Consiglio dei ministri di oggi ha sottolineato l'importanza di un intervento urgente. Il governo, ha spiegato il ministro per l'Attuazione del programma Giulio Santagata, segue "con qualche preoccupazione l'andamento dei prezzi. "Sicuramente - ha aggiunto - si sente l'esigenza di un intervento urgente" per frenare la corsa dei prezzi. L'idea sarebbe quella di verificare la praticabilità di sterilizzare la quota fiscale di alcune tariffe in particolare di quelle energetiche sulla falsariga di quello fatto per i carburanti.

 

"Sapendo anche che siamo un governo in uscita, con poteri limitati, e in campagna elettorale. La decisione è quella di elaborare una serie di possibilità e strumenti e di proporre all'opposizione questo pacchetto di iniziative e valutare insieme all'opposizione la possibilità di varare un decreto" ha spiegato il ministro. Proprio sabato scorso l'Autorità per Energia aveva comunicato che le tariffe per luce e gas saliranno ad aprile di oltre il 4% per effetto del caro-petrolio.

 

Mentre il governo pensa a come intervenire sul caro-prezzi gli economisti intravedono per il paese il rischio 'stagflazione', il micidiale mix di inflazione in mancanza di crescita. L'allarme arriva dal Cerm, secondo cui "è urgente per l'Italia e per tutti i Partner Ue farsi carico di politiche di apertura al mercato e di promozione della concorrenza, per liberare la crescita e, nel contempo, contribuire alla stabilità dei prezzi con l'ampliamento dell'offerta, l'allineamento delle remunerazioni dei fattori alla loro produttività e la rimozione delle posizioni di rendita".

 

Da Francoforte l'esponente italiano nel board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, spiega che la Bce ha fatto bene a non tagliare i tassi. "Lo avessimo fatto", ha affermato in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', oggi avremmo un'inflazione più alta. Non è ciò che vogliono gli europei, soprattutto i meno abbienti".

 

Secondo l'economista il surriscaldamento dei prezzi è legato principalmente "all'economia globale. La forte crescita di certe aree", spiega, "fa aumentare la domanda di materie prime, soprattutto energetiche e agricole. Senza quelle l'inflazione della zona euro è più bassa di circa l'1%. Non sarà una gran consolazione per chi quei prodotti li deve comprare", conclude Bini Smaghi, "ma fa capire che ciò che incide sul costo della vita è in gran parte fuori del nostro controllo. Ed è temporaneo".