{{IMG_SX}}Roma, 26 aprile 2008 - È troppo forte lo squilibrio sull'Iva tra Nord e Sud, sottolinea la Cgia di Mestre, sollecitando la revisione del meccanismo di compartecipazione delle Regioni. "Dei 94 miliardi di euro di Iva versati all'Erario dai contribuenti delle Regioni ordinarie italiane, pari a circa il 30% del totale delle entrate tributarie dello Stato centrale, ben 40,9 miliardi (corrispondenti al 43,58% del totale) vengono assegnati alle Regioni secondo le modalità fissate dal Decreto legislativo 56 del 2000. Questa norma - spiega la Cgia - stabilisce che la compartecipazione all'Iva delle singole Regioni avvenga, praticamente, in base ai consumi regionali delle famiglie".

 

"Pertanto, chi consuma di meno riceve di più e viceversa. Risultato? La Regione Lombardia si vede ritornare solo il 26,60% dell'Iva prodotta nel suo territorio. Il Lazio il 29,67%, l'Emilia Romagna il 33,83% e il Veneto il 34,59%. Molto meglio va alle Regioni del Sud. Alla Puglia viene trasferito praticamente il 73,35%, alla Campania il 77,28%, alla Calabria l'83,42%, al Molise l'87,22% e alla Basilicata, addirittura, il 91,93%".

 

È questa la lettura data da Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre alla recente analisi elaborata dal suo ufficio studi, che mette in evidenza anche i valori assoluti procapite. Ebbene, il parametro più significativo è la perequazione. Ovvero, la differenza tra la quota di compartecipazione Iva assegnata a ciascuna Regione alla fine del processo perequativo e la quota di Iva prodotta nel territorio. I più "penalizzati" sono i lombardi. A fronte di 904 euro pro capite prodotti ne vengono 'ritornati' 552. La differenza fa registrare un saldo negativo di 352 euro procapite. Nel Lazio il saldo è negativo per 288 euro, mentre in Emilia Romagna il dato pro capite è di -217 euro e nel Veneto si attesta sul -183 euro pro capite. Di segno opposto la situazione nel Mezzogiorno. Tutte le Regioni del Sud presentano saldi positivi con punte di 428 euro pro capite in Puglia, 466 euro pro capite in Campania, 579 in Calabria, 643 in Basilicata e 650 in Molise.

 

"Per questo - conclude Bortolussi - è necessario rivedere il meccanismo di compartecipazione all'Iva delle singole Regioni che non può più basarsi sulla capacità dei consumi delle famiglie. Anche perchè la forte presenza nel Mezzogiorno dell'economia sommersa falsa la realtà. Pertanto, solo attraverso una vera riforma federale del nostro sistema fiscale può attenuare lo squilibrio esistente tra Nord e Sud del Paese con l'obbiettivo di responsabilizzare sempre di più gli amministratori locali".