{{IMG_SX}}Pontida (Bergamo), 1 giugno 2008 - L'obiettivo è sempre lo stesso, e anche quello che Umberto Bossi chiama "il giuramento vero": la libertà, o meglio, la "Padania Libera". Da Pontida, dove il popolo della Lega si è riunito come da tradizione, il leader di sempre fa sapere che quello è un popolo "pronto alla battaglia finale": "o federalismo o l'attacco" perchè "tutto è sopportabile ma fino ad un certo punto" ed ora, appunto, "siamo arrivati al dunque".

 

Lo spazio per il dialogo c'è, anzi, la via delle riforme figura in cima all'appello delle strade da percorrere per giungere al federalismo. Ma vale finchè è buona per l'obiettivo; oltre c'è "un popolo pieno di rabbia, che si prepara nell'ombra per saltar fuori e raggiungere la libertà". "Per mettere una parola - ha spiegato Bossi dal palco di Pontida - occorre trattare un pomeriggio. Ma noi siamo disposti a trattare perchè altrimenti dovremmo fare una guerra di liberazione.Invece, scegliamo la via pacifica delle riforme". E dunque, "stiamo facendo il federalismo con il governo ombra - ha proseguito - questa è la via e la percorreremo ma avendo coscienza che quando saremo in difficoltà piomberete in Parlamento per aiutarci".

 

E i 50.000 (numero che a Calderoli fa esclamare "è una super Pontida») presenti sul 'sacro pratò rispondono, gridano slogan, urlano il nome di Bossi e ripetono ad ogni invito il giuramento 'Padania Libera'.
 

"Facciamo paura - ha continuato il leader - ed è bene che facciamo paura se occorrerà arrivare lì per ottenere il federalismo». Il pensiero di Umberto Bossi è poi andato alle "famiglie che non ce la fanno più", per il quale invoca l'intervento di Berlusconi; alle "famiglie piemontesi sotto l'alluvione"; e a chi ha fatto una lunga strada per arrivare sul prato che fu quello del giuramento contro il Barbarossa: "Pontida - ha detto Bossi - è una voce che arriva molto lontano, dove c'è gente che ascolta i poveri, la tradizione, i valori e lotta per la sicurezza".

 

Federalismo, dunque, ma anche sicurezza, la "garanzia di essere padroni a casa nostra". È stato il neoministro dell'Interno, Roberto Maroni, a calcare sul tema vicino alla sua amministrazione invocando una "battaglia di civiltà contro clandestini, criminali, tutte le mafie" in nome di un unico obiettivo: la "tolleranza zero".


Quella di Maroni è una promessa ai 50.000 di Pontida: "non molleremo mai - ha assicurato - non arretreremo di un millimetro su federalismo e sicurezza". "Siamo qui - ha detto il ministro - per rimediare ai danni commessi dall'ultimo governo e per garantire la sicurezza ai cittadini e abbiamo già fatto un lavoro che il governo Prodi non ha fatto in due anni: abbiamo inserito norme per rendere più difficili i matrimoni di comodo e più facili le espulsioni; abbiamo previsto nuovi poteri per i sindaci per la residenza e il contrasto dell'accattonaggio; e abbiamo introdotto il reato di immigrazione clandestina".

 

Non ha lasciato spazio alle critiche che pure sono piovute dall'Unione Europea e dagli altri Paesi europei, "le accuse di razzismo - ha spiegato Maroni - sono tutte balle di chi non vuole accettare il fatto che la musica è cambiata. Sono curioso e sono andato a vedere cosa succede negli altri Paesi: ho scoperto che la Francia ha il reato di immigrazione clandestina da 15 anni, ce l'hanno anche la Gran Bretagna e la Germania. E sapete chi l'ha introdotto in Germania? I socialisti di Schroder e i verdi. E ora la sinistra italiana rompe le palle a noi per una cosa che in Germania va bene e se la facciamo noi non va bene?".

 

Promette, comunque. E promette che il pacchetto sicurezza sarà approvato entro luglio. Prima di lui, era stato Calderoli a promettere il federalismo "entro dicembre", da comprendere nella Finanziaria e da raggiungere "con il dialogo perchè non succeda di nuovo che una riforma approvata dal Parlamento ci venga fregata dal referendum".

 

MAHMOUD COMANDA A MILANO

Intanto, a Milano, il sito internet israeliano 'Ynet' (edizione on line del giornale Yedioth Ahronoth) ha fatto una scoperta destinata a suscitare dibattiti. Quale sarà il nome più diffuso tra i neonati di Milano? Andrea? Marco? Alessandro? O forse Davide? No, sbagliato: è Mahmoud (Maometto), con tutte le sue varianti (Ahmad e Hamid). Il sito cita il saudita Al Watan.

 

La ragione di questo primato è semplice: il tasso di natalità nella comunità musulmana di Milano è decisamente più alto di quello del resto della città, secondo quanto riportano anche le stime del comune meneghino. E la società milanese si dice "preoccupata", "per la crescente diffusione in città della religione islamica, che rischia di cambiare i caratteri culturali" di Milano.