Città del Vaticano, 21 ottobre 2009 - "Mi sembra che certi problemi posti da Marx siano ancora validi, importanti per capire il mondo di oggi, dunque rileggiamo Marx per non lasciare tutto il campo delle discussioni economiche e sociali ai neoliberisti; se Marx viene considerato del tutto superato prevalgono altri tipi di studiosi, in particolare i neonconservatori, e non so se questo è un bene". È quanto spiega padre Georg Sans in merito alla scelta di dedicare un lungo articolo della Civiltà cattolica, l’autorevole rivista dei Gesuiti, al pensiero di Karl Marx.
Il testo è stato poi ripreso, sotto forma di estratto, dall’Osservatore romano. Padre George Sans insegna storia della filosofia contemporanea all’Università Gregoriana di Roma.

"Scorrendo gli indici della Civiltà Cattolica - spiega - mi sono reso conto che l’argomento ‘Marx’ quasi non era trattato, poi mi ha stupito il fatto che l’articolo sia stato ripreso dall’Osservatore romano".

"L’idea dell’articolo - afferma ancora il gesuita - è nata dalla ricorrenza dei vent’anni della caduta del Muro di Berlino, un pezzo della nostra storia contemporanea al quale ora possiamo rivolgere uno sguardo più libero e calmo".

"Così - rileva padre Sans - ho osservato il fatto che negli anni ‘60 e ‘70 c’è stata anche troppa attenzione al pensiero di Marx, ma ora siamo caduti in una dimenticanza completa. Cosa rimane di lui ora, è la domanda che mi sono posto".

Secondo il gesuita sono due le questioni lasciate in eredità dal filosofo di Treviri che meritano la nostra attenzione: "come dobbiamo intendere il nostro lavoro, che non si svolge più in fabbrica, ma che in ogni caso rimane lavoro salariale. È un problema di carattere umano e antropologico, e rimangono le incidenze del sistema economico sul modo in cui lavoriamo. Oggi siamo propensi a ragionare sul lavoro anche in termini di autorealizzazione, questa era una riflessione estranea al pensiero di Marx, noi abbiamo cioè una prospettiva più ampia".

"Ma c’è ancora il problema delle condizioni di chi ha e anche di chi non ha lavoro -prosegue padre Sans- questo è un discorso che invece Marx ha fatto. Si tratta allora di guardare non tanto alle categorie per esempio dei professionisti, ma di chi svolge oggi l’equivalente del lavoro di fabbrica svolto ai tempi di Marx, come gli addetti alle pulizie o tutti coloro che lavorano nei gradini più bassi della scala sociale".

Ancora rimane aperta e irrisolta, secondo padre Sans "la teoria del denaro". In sostanza "se la teoria classica del denaro vedeva nella moneta un tipo di lavoro, invece che della merce viene scambiato appunto il denaro, la teoria diventa insufficiente quando il denaro perde la sua funzione di scambio. Ed è appunto ciò che avviene nell’economia capitalistica, dove c’è un secondo tipo di denaro, il capitale, che sta in banca e accresce o perde lavoro per cause esterne. Uno dei fattori che determinano questa oscillazione è il lavoro prestato da qualcuno, ma nè Marx nè qualcuno dei suoi successori è riuscito a spiegare come funziona questo meccanismo".