Roma, 17 dicembre 2009 - Facebook è più pericoloso dei gruppi degli anni 70. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, non ha dubbi sul contenuto di alcuni messaggi che si leggono sul network americano. "Si leggono dei veri e propri inni all’istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c’erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l’odio che alligna in alcune frange".

 Durante la cerimonia di auguri a Palazzo Giustiniani la seconda carica dello Stato esprime permetta sintonia con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di voler usare una legge e non un decreto per mettere ordine nel web. «Una cosa è certa - sottolinea - qualcosa va fatto perchè non si può accettare che si pubblichino istigazioni all’odio violento».

 

LE REAZIONI

DELLA VEDOVA (PDL) -  “Le preoccupazioni del presidente del Senato riflettono una realta’ che non esiste, banalmente perche’ Facebook non e’ cio’ che Schifani pensa che sia”. E’ questo il commento della redazione di Libertiamo.it, la rivista online dell’associazione presieduta dal deputato del Pdl Benedetto Della Vedova.
“Ci sono tante parole sul web- si legge nell’articolo- molte cose intelligenti e molte cose stupide, ma sono sempre e soltanto parole, che tutti possono leggere e che tutti possono segnalare alle autorita’, se si ritiene che rappresentino un’istigazione alla violenza o un’apologia di reato”.


“Dire che Facebook
(non alcuni gruppi di Facebook, ma proprio Facebook!) e’ pericoloso - continua Libertiamo.it - significa sostenere che pericolosa e’ la liberta’ di comunicare e scambiarsi idee. A ritenere pericolosi i social network sono i regimi totalitari, non le democrazie come la nostra”.

 

DONADI (IDV) - «Schifani la pensa come Ahmadinejad, Hu Jintao e Al Bahir, i presidenti di Iran, Cina e Sudan, dove Facebook è messo al bando», afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. «Al presidente del Senato - prosegue - ricordiamo che Facebook non è un pericolo per la democrazia, ma una preziosa risorsa, un social network per la circolazione delle idee e delle conoscenze, per l’aggregazione e la socialità. Solo i regimi totalitari e oscurantisti vedono in internet un pericolo, per tutti gli altri è una ricchezza».
 

«Non sentiremo mai - aggiunge - il Presidente Obama, pure oggetto di pesanti campagne sul web, invocare la censura di Facebook e della rete come fa invece il nostro governo. Evidentemente in Italia c’è ancora una pesante arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie, o forse paura della libertà".

 

GOZI (PD) -  “Sono frasi incomprensibili o, meglio, dalle quali si comprende che forse il presidente Schifani non e’ mai andato su Facebook, altrimenti capirebbe che si tratta di un luogo di liberta’, trasversale e molto popolare”, dice invece il  deputato del Pd Sandro Gozi

 

BONELLI (VERDI) - «Le dichiarazioni del Presidente Schifani sono stupefacenti. Ero convinto che nel 2009 una ventata di modernità avesse raggiunto anche il Senato della Repubblica italiana. Ci eravamo sbagliati: evidentemente sono più nel Senato si parla più dei problemi di prostata che dei nuovi linguaggi della comunicazione e dei nuovi spazi di democrazia che il web oggi rappresenta», dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «Le frasi di Schifani sono ancora più gravi perchè supportate da autorevoli esponenti di governo che tornano alla carica per censurare il web». «Si tratta di posizioni degne di regimi illiberali - ha concluso Bonelli -. Voglio ricordare a Schifani che di censura si muore, come sono morti gli studenti in Cina e in Iran ed in tanti paesi dove ci sono le dittatura. Noi diciamo no al bavaglio alla rete, come diciamo no al bavaglio che il governo vuole mettere alle dirette web. Questo governo vuole controllare tutto. Anche i ‘sogni dei cittadinì?».

 

BERSANI (PD)- «Invito al governo e la maggioranza prima di fare delle affermazioni, ma soprattutto prima di prendere qualsiasi misura, a riflettere bene e a non cedere ad atteggiamenti semplicistici», dice il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Non vorrei che si aggiungesse confusione a confusione. E comunque io credo che ci siano meccanismi, già presenti nelle norme, per controllare la rete. Mettere mano a cose del genere o addirittura pensare a delle misure di limitazione delle manifestazioni di piazza sarebbe un approccio semplicistico», conclude Bersani.