Varese, 5 febbraio 2010 - Il progetto di istituire un permesso di soggiorno a punti per gli immigrati "è un atto amministrativo che sarà pubblicato nei prossimi giorni", ha precisato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. "Questa non è una nuova legge - ha sottolineato il ministro in una conferenza stampa per presentare il patto per la sicurezza dell’area dei laghi insubri a Varese - è già una legge, prevista nel pacchetto sicurezza" approvato l’anno scorso.

"Ieri, io e il ministro Sacconi abbiamo annunciato di aver raggiunto un’intesa tecnica sull’attuazione della legge», ha continuato, «ci sarà un decreto attuativo: è un atto amministrativo che sarà pubblicato nei prossimi giorni". "Abbiamo quindi definito le procedure e i contenuti dell’applicazione di una norma che esiste già. Ho letto sui giornali toni allarmati, l’argomento immigrazione - ha aggiunto Maroni - suscita emozioni, ma talvolta non è conosciuto. La norma che prevede il permesso di soggiorno a punti, è già in vigore, la legge c’è già. Noi adesso facciamo solo un atto amministrativo per attuarla. Si tratta di un provvedimento utile e di civiltà e penso che sarà molto apprezzato da chi vuole inserirsi nella nostra società e vuole lavorare. Si tratta di uno degli strumenti più avanzati in Europa sul fronte dell’integrazione".


"Ci saranno a disposizione degli immigrati delle strutture pubbliche che consentiranno di raggiungere gli obiettivi previsti, se sceglieranno di non frequentare queste strutture, rischieranno di non avere il rinnovo del permesso di soggiorno, entro due anni vanno raggiunti determinati obiettivi e poi ci sarà un anno ulteriore per recuperare. Noi abbiamo fatto molto sul fronte del contrasto all’immigrazione clandestina, e lo dimostra il fatto che oggi il centro di Lampedusa sia vuoto, mentre un anno fa veniva messo a fuoco.


"Questo provvedimento sul permesso di soggiorno a punti - ha concluso Maroni - dimostra anche il nostro impegno sul fronte dell’integrazione, e va nella giusta direzione".

 

ACLI: PERCORSO A OSTACOLI

Più che un permesso a punti, «un percorso a ostacoli». Così il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero commenta l’annuncio dell’imminente istituzione da parte dei ministri dell’Interno e del Lavoro di un percorso a punteggio per gli immigrati, finalizzato alla concessione del permesso di soggiorno.


«Ancora una volta - afferma Olivero
- prima ancora di attrezzarci per costruire un percorso di integrazione, stiamo provvedendo a porre i paletti di un percorso a ostacoli, che già oggi per i cittadini immigrati che vogliono risiedere regolarmente in Italia è sufficientemente tortuoso».


«Già ora, infatti - sottolinea Olivero - per ottenere il permesso di soggiorno gli stranieri debbono soddisfare alcuni requisiti stringenti che fanno riferimento al reddito, all’abitazione, al lavoro. Il permesso di soggiorno - aggiunge il presidente delle Acli - dovrebbe essere la prima tappa di un percorso di avvicinamento alla cittadinanza. Per questa sì che avrebbero senso i requisiti di conoscenza della lingua italiana e della nostra Costituzione. Ma chi accompagna oggi gli immigrati in questo percorso? Finora solo la Chiesa e il volontariato. Sono anni che chiediamo invano un piano organico e nazionale per l’insegnamento della lingua italiana».


«In queste condizioni - conclude Olivero
- il permesso a punti rischia di diventare l’ennesimo elemento di sofferenza e di vessazione psicologica e burocratica per le tante famiglie immigrate presenti nel nostro Paese».
 


IPD: SOLO PALETTI PER UNA VERA INTEGRAZIONE

"Se il permesso a punti costituisce un percorso per arrivare più facilmente alla cittadinanza, ma dubito che sia così, allora potrebbe andare bene, se invece è l’ennesimo ostacolo della maggioranza per limitare il numero d’immigrati allora dico no", afferma il senatore del Pd, Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei.
"In realtà -continua Di Giovan Paolo- temo che si vogliano solo mettere paletti per una reale integrazione degli immigrati nel nostro Paese, legando la presenza sul nostro territorio per motivi di lavoro alla conoscenza di nozioni che anche tanti italiani ignorano".


"Ma per fortuna - conclude - come dice il Censis, la gente dimostra di essere più avanti della politica e dice sì alle cure per gli extracomunitari anche irregolari. Nel frattempo, sono arrivati a Roma una sessantina di stranieri che erano a Rosarno. Perchè sono stati accolti solo dalle associazioni e dai movimenti e non da organizzazioni dello Stato?".


FERRERO: IDEA DEMENZIALE

"L’idea del permesso a punti per mantenersi stretto il permesso di soggiorno lanciata dal ministro all’Interno Roberto Maroni è demenziale. Invece di alzare nuove e odiose asticelle sociali e culturali nei confronti degli immigrati, che già vengono quotidianamente criminalizzati dalla Lega e dal centrodestra, il governo pensi a stanziare fondi per le politiche d’integrazione, su cui non c’è un euro", afferma dal canto suo il portavoce della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero.


"Con paletti come quelli previsti
dal permesso di soggiorno a punti metà dei nostri connazionali emigrati all’estero in massa, nel Novecento, non sarebbero mai potuti entrare nei Paesi dove erano emigrati e dove invece si sono presto integrati, a partire dagli Usa", conclude Paolo Ferrero.

 

MIGRANTES: SOLO SE C'E' POLITICA DI INTEGRAZIONE

"Il permesso di soggiorno a punti risulta essere uno strumento efficace solo dentro una politica dell’integrazione", afferma mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, commentando in un’intervista diffusa dal Servizio Informazione Religiosa la proposta del permesso di soggiorno a punti per gli immigrati.
Nei Paesi in cui è stato sperimentato (Germania, Canada, Svizzera, Australia) "è stato efficace - spiega mons. Perego - dentro una politica che favoriva il permesso di soggiorno in tempi brevi e certi", una politica scolastica che «favoriva sia i lavoratori che gli studenti». Serve allora una nuova legge sulla cittadinanza, che «passi dal ‘jus sanguinis’ al ‘jus solì», che «aiuti la partecipazione politica e sociale» e una politica che «favorisca i ricongiungimenti familiari» e «la tutela della sicurezza sul lavoro con risorse certe».

 

DON DE MASI: INACCETTABILE

“E’ una proposta inaccettabile”. Così don Pino De Masi, vicario della diocesi di Oppido - Palmi in Calabria e rappresentante di Libera nella piana di Gioia Tauro, bolla la proposta del ministro dell’Interno, elaborata d’intesa con il ministero del Welfare, nel quadro di un accordo sull’integrazione, che sarà presto al vaglio del consiglio dei ministri.
Il sacerdote attivo nella assistenza degli immigrati nella provincia di Reggio Calabria ,non ha dubbi: “qui abbiamo scambiato la causa con l’effetto”. “Noi dobbiamo tutelare queste persone. Siamo noi Stato - continua don Pino - che dobbiamo aiutare ad integrare questa gente, non possiamo chiedere a loro di fare quello che in realtà devono fare le nostre istituzioni”.


Credo che bisogna capire bene,
cosa vogliamo fare con gli immigrati. Dobbiamo metterli noi in condizioni di trovarsi un lavoro, di essere registrati ed altro. Altrimenti - conclude don Pino, che nel pomeriggio incontrerà a Terni don Ciotti, il fondatore di Libera con il quale affronterà anche questo tema - queste persone per ottenere il permesso di soggiorno sarebbero disposte a fare qualsiasi cosa e quindi andrebbero sotto scacco anche della criminalità organizzata che gestisce come si è visto questo traffico umano”.