Roma, 5 maggio 2010 -  Con 8 condanne ed una assoluzione si è concluso il processo Laziogate. Francesco Storace ha avuto un anno e 6 mesi di reclusione. Due anni sono stati comminati al suo ex portavoce Nicolò Accame; il parlamentare del Pdl, Vincenzo Piso, ha avuto 8 mesi.

L’avvocato Romolo Reboa, Mirko Maceri, Gabriele Santoro, Marco Pasqua hanno avuto un anno. Assolto, invece, l’ex impiegato della società Laziomatica, Daniele Caliciotti. I fatti al centro del procedimento fanno riferimento all’intrusione nell’archivio informatico dell’anagrafe del comune di Roma.

 “Complimenti. Questa è la giustizia italiana”: è la reazione dell'ex governatore del Lazio Francesco Storace. Il suo difensore, l’avvocato Giosuè Bruno Naso, ha spiegato: “E’ stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. Dopo tre anni e 43 udienze, si finisce così. E’ stato un processo politico, quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e proporremo appello”. 

L'IRA DELLA MUSSOLINI - "La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione",  ha detto, ai microfoni di CNRmedia, il commento di Alessandra Mussolini per la condanna a un anno e sei mesi di Storace per la vicenda Laziogate.


"Mi avevano accusato di essermi invetata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale - ha aggiunto - ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non cpaiti mai più", ha concluso Mussolini.  

LA VICENDA PROCESSUALE - Storace nel processo Laziogate è imputato per fatti che si riferiscono all’epoca in cui era presidente della Regione Lazio. Le contestazioni a lui e agli altri accusati sono connesse alle presunte illecite interferenze avvenute nel sistema informatico del Comune di Roma in occasione delle elezioni regionali del marzo 2005, che portarono sullo scranno di governatore Piero Marrazzo.


A Storace, allora presidente della Regione Lazio, è stato contestato il ruolo di “determinatore o istigatore dell’azione delittuosa materialmente commessa da Nicolò Accame, Nicola Santoro, Mirko Maceri e Daniele Caliciotti”. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Nicola Capozzoli, è stato però assolto.
L’intromissione avvenne, secondo quanto sostiene l’accusa, il 9 marzo 2005 per raccogliere dati relativi a numerosi elettori.


Obiettivo della vicenda, sempre secondo la Procura, era quello di ottenere l’esclusione dalle elezioni regionali della lista Alternativa Sociale facente capo ad Alessandra Mussolini.


Il pm Francesco Ciardi, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per l’allora portavoce di Storace, Nicolò Accame, tre anni per Mirko Maceri ex direttore tecnico della società Laziomatica. Per l’investigatore privato Pierpaolo Pasqua il magistrato ha chiesto 2 anni e due mesi di carcere mentre per Vincenzo Piso, all’epoca dei fatti vicepresidente del consiglio comunale, il pubblico ministero aveva sollecitato l’assoluzione “perchè il fatto non sussiste”.


La condanna a 8 mesi di Piso ha colto il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Moneta Caglio, di sorpresa: “Sono sbalordito”. Condanna a due anni era stata chiesta, invece, per Tiziana Perreca, che ha avuto 8 mesi; Nicola Santoro e Romolo Reboa. I reati ipotizzati a seconda della posizione andavano dall’accesso abusivo al sistema informatico del Comune di Roma, al falso, interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.