ANCORA una volta il presidente del Consiglio ha invitato i lettori a non comprare i giornali, a fare lo sciopero in edicola. Perchè, a suo dire, i giornali, e quando dice giornali pensa soprattutto ai quotidiani, disinformano, ingannano i lettori, travisano la verità. In questo caso, parlando da San Paolo del Brasile ai microfoni del Tg1, il premier se l’è presa per come i quotidiani hanno raccontato e commentato i lavori e i risultati del G20 di Toronto, nel quale G20 Berlusconi è stato uno dei protagonisti.

 L’opinione diffusa, ma non solo dei media italiani di carta, ma complessivamente dell’informazione di tutto il mondo, è che l’esito sia stato sostanzialmente deludente. Anche il solitamente prudente Vaticano ha commentato in questi termini: «Nessun segnale contro la crisi», come abbiamo titolato ieri le parole del segretario di Stato Cardinal Bertone. Poi, verosimilmente, il presidente del Consiglio ce l’aveva in realtà con giornali che da anni non perdono occasione per criticarlo, anche pesantemente, tanto per i suoi comportamenti pubblici, quanto per quelli privati.

Comprensibile, in questo senso, il risentimento del Cavaliere. La libertà di informazione, tuttavia, è sacra e soprattutto gli uomini pubblici devono accettare le critiche, purchè corrette. E contro le scorrettezze ci sono gli strumenti dello Stato di diritto. A maggior ragione per l’imprenditore che controlla il maggior gruppo televisivo privato e che come leader politico governa di fatto il sistema radiotelevisivo pubblico. Il mondo dell’editoria è un insieme di imprese che producono lavoro e ricchezza, oltre che contribuire a sviluppare democrazia, pluralismo, cultura e libertà.

E in un periodo storico di grandi difficoltà per le imprese editoriali, in Italia come nel resto del mondo, la stampa dovrebbe essere sostenuta, non zavorrata da dichiarazioni che certo non aiutano la diffusione dei quotidiani. L’invito allo sciopero fa male, specie se viene da un personaggio autorevole e carismatico come il presidente del Consiglio. E se proprio vuole protestare contro chi l’ha trattato male, lo dica chiaramente, con nomi e cognomi. E non faccia di tutta l’erba un fascio. C’è chi, come noi, con i suoi quasi tre milioni di lettori ogni giorno, è protagonista dell’informazione quotidiana con serietà, trasparenza e completezza. E merita di stare in edicola.