Roma, 29 giugno 2010 - La sentenza dell'Utri ha comprensibilmente iniziato a scatenare una serie di reazioni, sia nella maggioranza che nell'opposizione. Vediamo.

DI PIETRO -  “Anno più, anno meno, il fatto resta quello che è, ossia che Marcello Dell`Utri ha avuto rapporti penalmente rilevanti con la mafia. Speriamo che Berlusconi adesso non faccia ministro pure lui”: è il commento del Presidente dell’Italia dei Valori, onorevole Antonio Di Pietro, alla condanna di Marcello dell’Utri a sette anni per concorso in associazione mafiosa pronunciata della Corte di Appello di Palermo.

BONDI - "A parte la profonda amarezza per la decisione dei giudici d’appello sul caso di Marcello Dell’Utri, l’unico commento positivo in questo momento è la speranza che la Cassazione riaffermi che l’Italia è la patria del diritto", afferma il ministro dei beni culturali e coordinatore del PdL Sandro Bondi.

LABOCCETTA (PDL) - "La Corte d’appello di Palermo, con la riduzione della pena a sette anni nei confronti del senatore Marcello Dell’Utri, ha dimostrato di non aver avuto il coraggio di assolvere un innocente", dichiara Amedeo Laboccetta, deputato napoletano del Pdl, componente del direttivo a Montecitorio e membro della commissione Antimafia.
"È come se avessero scritto: ‘Vorremmo ma non possumus’. Evidentemente, le pressioni esercitate sui giudici palermitani dal network politico-mediatico-giudiziario hanno prodotto i loro effetti. Ora tutto il Pdl ha l’obbligo morale e politico di fare quadrato attorno all’amico Marcello Dell’Utri, sottoposto ad un calvario senza precedenti".

"Mi auguro -sottolinea il deputato Pdl- che in Cassazione possano prevalere le ragioni della Giustizia e che l’innocenza di Marcello Dell’Utri possa essere riconosciuta per porre fine ad una vicenda giudiziaria e personale che si trascina da troppo tempo e con la quale si tenta di avvelenare il clima politico del nostro Paese.
Gli Italiani onesti sono tutti con Dell’Utri", conclude Laboccetta.

 

QUAGLIARIELLO - La condanna di Dell’Utri "non può passare come un fatto di ordinaria amministrazione: non possiamo assuefarci, altrimenti finiremmo col vivere in un Paese in cui la giustizia ha smarrito la sua ragion d’essere e si è fatta strumento improprio per perseguire finalità che non dovrebbero appartenere al suo orizzonte - afferma il vice capogruppo del PdL al Senato Gaetano Quagliariello - Noi non consentiremo che in nome del popolo italiano la storia politica dei moderati e dei liberali che hanno fatto grande il Paese e l’hanno schierato dalla parte dell’Occidente e della libertà, venga riscritta sotto forma di ‘romanzo criminale".