Roma, 2 luglio 2010 - Il giorno dopo la manifestazione a piazza Navona, il ddl intercettazioni resta al centro del dibattito politico. Reazioni a pioggia si sono scatenate in particolare dopo l'intervento del Capo dello Stato, che con parole severe ha rimarcato le "preoccupazioni" della presidenza della Repubblica per "punti critici"che permangono nel testo. Al Quirinale, ha aggiunto Napolitano, non spetta "indicare soluzioni da adottare o modifiche da apportare", quanto, se mai, fare una "valutazione finale" alla quale il capo dello Stato certamente non si sottrarrà.

 

GHEDINI ATTACCA - Parole a cui risponde, dalle pagine del Corriere della Sera, il deputato Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini. "I commenti del Quirinale - dice - sono assai pregevoli, ma c’è un Parlamento: spetta a quest’ultimo decidere". E continua: "La valutazione del capo dello Stato non è su problemi di natura tecnica. Altrimenti dovrebbe farsi eleggere. La valutazione è sulla costituzionalità. Le ‘criticità tecniche’ esulano dalla sua competenza".

 

Ghedini respinge l’appunto del Colle sul consiglio, disatteso secondo quanto affermato da Napolitano, a concentrarsi sulla manovra: "Il Quirinale aveva raccomandato che si discutesse prima la manovra che scade il 30 luglio - afferma -. Il ddl intercettazioni è stato calendarizzato il 29 luglio e verrà discusso nella prima settimana di agosto. Quindi mi sembra evidente che dell’intervento del Colle si è tenuto conto".

 

La calendarizzazione del testo sulle intercettazioni non è affatto "irragionevole", prosegue riferendosi alla dichiarazione del presidente della Camera Gianfranco Fini, "questa legge è da due anni in Parlamento, approvata per la prima volta dopo un anno. Sono quasi 800 giorni che è in discussione".

 

SCHIFANI SMORZA - Il presidente del Senato getta però acqua sul fuoco, sottolineando che Napolitano "non si commenta, si ascolta". "Mi auguro sempre che ogni tensione si allenti - ha anche detto Schifani - facendo in modo che ci siano tempi e spazi adeguati per il dibattito su ogni provvedimento". Poi afferma che non spetta al presidente del Senato discutere nel merito del ddl.

 

Schifani, rispondendo a una domanda sulle parole pronunciate ieri dal Fini a proposito delle riserve espresse sul provvedimento dal procuratore Antimafia Piero Grasso, dice: "Ritengo che ogni approfondimento sia sempre opportuno". "Ma credo - aggiunge, apparentemente sottolinenando una sua maggiore adesione, rispetto a Fini, al ruolo istituzionale che ricopre - che non rientri nei compiti di questa Presidenza del Senato entrare nel merito di un provvedimento all’esame di una delle due Camere".

 

LE OPPOSIZIONI - "Vedo un centrodestra sbandato in un momento delicatissimo per il Paese". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta le fibrillazioni interne alla maggioranza. "C’è un governo che non riesce a mettere la testa sulla manovra e a correggerla - sottolinea - come necessario. E non riesce a prendere atto che questa legge sulle intercettazioni, così com’è, no va e non può andare". Bersani riprende le parole del procuratore Piero Grasso: con questa legge "diamo un colpo alla legalità".

 

E attacca il legale del premier. Le parole usate da Niccolò Ghedini verso il capo dello Stato sono inaccettabili, "nessuno può rivolgersi in questo modo al presidente della Repubblica". E rincara: "Ho letto con imbarazzo, da italiano, le dichiarazioni di Ghedini. Nessuno può rivolgersi in questo modo al presidente della Repubblica, tantomeno uno che si dice avvocato e dice di sapere qualcosa di politica".

 

Ira contro il deputato Pdl anche dall'Idv. "Ghedini, - afferma i portavoce dei dipietristi Leoluca Orlando - essendo il legale di un imputato, il Presidente del Consiglio Berlusconi è, come il suo dante causa, in completo delirio di onnipotenza. Oggi si è anche messo a fare il legale della maggioranza contro il Capo dello Stato". "Con o senza incarico professionale, l’avvocato Ghedini straparla ignorando le norme della Costituzione, così come ha dimostrato con leggi aberranti da lui elaborate e dichiarate sistematicamente incostituzionali", conclude.

 

Anche Casini non risparmia critiche: "Se la maggioranza non accetta di cambiare il ddl sulle intercettazioni vuol dire che questa legge, che pure andrebbe fatta per tutelare la privacy e non certo per indebolire la tutela della legalità, non vuole che venga approvata". Il leader dell'Udc spiega che si tratta di una legge che "va profondamente cambiata: alla maggioranza diciamo ‘basta esibizionismo muscolare', costruiamo assieme una proposta diversa, che tuteli la privacy, la legalità e la libertà di stampa".

 

Casini plaude alle parole del Capo dello Stato: "Il Presidente della Repubblica è stato ineccepibile: nelle sue parole c’è stata grande considerazione per il lavoro del Parlamento e della commissione Giustizia della Camera", che ha fatto delle audizioni "non certo per perdere tempo, ma per capire cosa pensano gli operatori della sicurezza e chi lotta contro la mafia di questa legge e la sentenza è stata inappellabile".

 

"Inutile, come fa Ghedini, fare le pulci alle parole del Capo dello Stato, perché si perde di vista la dinamica istituzionale. È una questione molto seria di cui il presidente della Repubblica, in maniera molto seria, si è sempre fatto carico. Penso che l’evocazione al ‘doveva essere eletto, doveva farsi eleggere', non c’entri assolutamente nulla. È un’evocazione -afferma Casini- che dimostra che Ghedini non ha capito il senso delle critiche non che il capo dello Stato, ma che tutto il mondo sta facendo a questa legge".