Roma, 4 luglio 2010 - "Ci provino pure a cacciarmi, in questa vicenda io sono piantato nella Costituzione, nella legalità, nelle linee fondanti del nostro partito e nel sentimento dei nostri elettori". In prima pagina sulla Repubblica, un retroscena riferisce conversazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, con persone a lui vicine. "Chi stabilisce - riflette il presidente di Montecitorio - il confine tra l’eresia e l’ortodossia in un partito che si dice liberale ed europeo? Io resto dove sono".

 

"Quando sta con i suoi - aggiunge riferendosi a Berlusconi - gente che fa sempre sì con la testa, fa propaganda, dice parole a vanvera per rassicurare i credenti che sono disorientati".

 

E ancora: "In una crisi di governo si sa come si entra, ma non come si esce", ma in caso di elezioni anticipate, conclude Fini nelle sue riflessioni, "sono sicuro" che Gianni Letta ha spiegato a Berlusconi che, in caso di rottura del Pdl, "noi non faremmo una An in sedicesimo, nascerebbe qualcosa di nuovo, c’è tanta gente alla finestra che aspetta. Siamo sicuri che gli converrebbe la nascita di un terzo polo come in Gran Bretagna?".

 

L'INTERVENTO DI CAPEZZONE - In mattinata Daniele Capezzone, portavoce Pdl, fa sapere che "chiunque non abbia perso il contatto con la realtà, con i cittadini, con il Paese reale, sa che Silvio Berlusconi interpreta le ragioni e i sentimenti degli elettori, e in particolare (ma non solo) di quelli del Pdl". I cittadini, ha scritto in una nota, "sono stanchi di alcune cose, rispetto alle cattive abitudini di una certa politica: la litigiosità perenne, sia tra gli schieramenti sia al loro interno; l’inconcludenza, per cui questioni restano appese e sospese per tempi lunghissimi; la pretesa di modificare nel Palazzo gli equilibri stabiliti nelle urne; la correntocrazia come riproposizione di logiche 'feudali' e di influenza".

 

"Se qualcuno pensa di riprodurre questi virus nel Pdl e nel centrodestra, temo per lui si sbagli due volte", ha assicurato, "una prima volta perché mostra di non conoscere il premier; e una seconda volta perché mostra di non conoscere una larga maggioranza degli italiani".

 

LA RABBIA DEL PREMIER - Ma è Berlusconi in prima persona a non nascondere una pesante irritazione per le parole usate dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Nessun commento ufficiale alle dichiarazioni del leader di An, ma con i suoi interlocutori il premier non avrebbe risparmiato le critiche.

 

Il presidente del Consiglio su un punto però è in sintonia con il co-fondatore del Pdl e cioè che i prossimi giorni saranno decisivi. Ecco perché il fine settimana del premier è servito a gettare le basi per le giornate che si preannunciano intense. Il banco di prova dove misurare la tenuta del Pdl sarà già il voto di giovedì sulla mozione di sfiducia proposta da Pd e Idv contro il ministro Aldo Brancher. Berlusconi sarebbe pronto ad andare alla conta.

 

Il presidente del Consiglio avrebbe detto ad alcuni dirigenti del Pdl di essere convinto di avere i numeri per andare avanti. In caso contrario, avrebbe ricordato, la palla passerà a Napolitano, che allora dovrà decidere se rimandare il Paese alle urne.

 

IL PD TENTA L'AFFONDO - "Se questo esecutivo non è in grado di governare la palla passi al Colle perché l’Italia in questo momento di crisi economica ha bisogno di essere governata". Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, in una intervista a Sky Tg24, ritiene che la situazione nel centrodestra si stia aggravando al punto da richiedere una soluzione politica diversa. "Nella maggioranza - sostiene Letta - stanno esplodendo tutte le contraddizioni: dal federalismo, alle intercettazioni, alla difficoltà a gestire la manovra economica con 'refusI' sulle pensioni, scontro con gli enti locali e polemiche sulle tredicesime". Secondo Letta "questa maggioranza è fatta per vincere ma non per governare".

 

Anche Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, incalza: "Che lo vogliano o no, il centrodestra non riesce più a governare e i problemi del Paese sono davanti agli occhi di tutti". E sottolinea: "E’ vero che quello in carica è l’esecutivo uscito vincente dalle elezioni e come prevede la Costituzione è giusto che governi. E’ anche vero, però, che nel momento in cui esso non riesce di fatto a farlo, una soluzione deve pur essere trovata perché l’Italia non può rimanere senza guida. E non è certo con le battute di Cicchitto e gli altri che si potranno sciogliere i nodi che attanagliano il Paese"’.