Milano, 5 luglio 2010 - Aldo Brancher non è più ministro. Lo ha annunciato lui stesso oggi nell’aula della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, dove si svolge il processo per ricettazione e appropriazione indebita in uno stralcio del caso Antonveneta che lo vede imputato insieme alla moglie.

 

L'intenzione è stata espressa in apertura di udienza dopo che l’avvocato Filippo Dinacci del suo collegio difensivo aveva consegnato al giudice monocratico Anna Maria Gatto una lettera del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri che "rimodulava" gli impegni governativi e ministeriali di Brancher per consentirgli la partecipazione al processo.


Dopodiché il ministro ha chiesto la parola. "La mia presenza qui oggi è un segno di rispetto verso il Tribunale, sono qui a difendere la mia innocenza, pensavo di dover privilegiare gli obblighi verso il Paese ma questa mia scelta è stata indebitamente strumentalizzata", ha affermato Brancher, sottolineando quindi di aver "fatto una scelta diversa nel rispetto della mia famiglia e perché finiscano le strumentalizzazioni e le speculazioni".

 

Il ministro ha quindi annunciato la rinuncia al legittimo impedimento e subito dopo ha comunicato le sue irrevocabili dimissioni. Brancher ha anche chiesto il rito abbreviato incondizionato.

 

Subito dopo il giudice ha fatto allontanare pubblico e giornalisti dall’aula dove, a questo punto, ha preso il via il procedimento non più con rito ordinario ma con il rito alternativo sollecitato. Le contestazioni mosse a Brancher e alla moglie, Luana Maniezzo, dal pm Eugenio Fusco saranno quindi discusse a porte chiuse, allo stato degli atti, senza l’intervento di testi. 
 

Le voci di un possibile addio di Brancher all'esecutivo si erano fatte più insistenti già da ieri pomeriggio. Poi, in serata, l'incontro con il premier Silvio Berlusconi ad Arcore, nel quale probabilmente è maturata la decisione definitiva per rasserenare il clima anche all’interno del partito. Il passo indietro gli era stato chiesto da una parte del partito.