Roma, 5 luglio 2010 - Esulta l'opposizione dopo le dimissioni da ministro di Aldo Brancher, che ha anche rinunciato al legittimo impedimento nell'ambito del processo per ricettazione e appropriazione indebita in uno stralcio del caso Antonveneta che lo vede imputato insieme alla moglie.

 

"Sono una grande vittoria di Italia dei valori e della determinazione che ha avuto, e del Pd che con noi ha scelto di percorrere la via della mozione di sfiducia", dichiara Massimo Donadi, presidente dei deputati di Idv.

 

"Questa è la riprova che quando in gioco ci sono valori non negoziabili e grandi battaglie da combattere per la difesa della democrazia, della legalità e dei valori della Costituzione non bisogna aver paura di andare avanti con forza e determinazione, anche se in partenza appaiono posizioni minoritarie - aggiunge Donadi -. Questa è una lezione per chi sta all’opposizione solo a parole e non muove un dito se non ha la garanzia di vincere".


Gli fa eco anche Dario Franceschini, presidente deputati Pd. “Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell'opposizione e dimostrano che quando l'opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti”, afferma.


"La vicenda ministeriale di Brancher nasce e muore nelle aule giudiziarie. Le sue dimissioni sono un atto dovuto, ma annunciarle in un tribunale anziché in Parlamento conferma tutta la strumentalità della sua nomina: Brancher era, infatti, solo il ministro del legittimo impedimento”, aggiunge Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd.


"Per governo e maggioranza - prosegue Bindi in un comunicato - si tratta di una vera e propria resa alle ragioni della correttezza istituzionale per evitare lo scorno di una più grave sfiducia parlamentare che sarebbe certamente arrivata con l’iniziativa delle opposizioni. Berlusconi cerca così di chiudere almeno uno dei tanti fronti critici per il governo. Ma la maggioranza è allo sbando e la fine della carriera politica di Brancher lo conferma”.