Roma, 14 luglio 2010 - Alla fine la decisione è stata presa: Nicola Cosentino si è dimesso dalla carica di sottosegretario all’Economia. La scelta nel corso dell’incontro con il premier Silvio Berlusconi, che dunque si è convinto che quella delle dimissioni dal governo e non da coordinatore del partito in Campania era l’unica strada per disinnescare la mina della mozione di sfiducia in calendario alla Camera per mercoledì.  Cosentino è coinvolto nell'inchiesta sulla presunta P3 innescata dalle indagini sugli appalti per l'eolico in Sardegna.

 

COSENTINO: IRA E ATTACCHI - "Ho deciso di concerto con il presidente Berlusconi di rassegnare le mie dimissioni da sottosegretario per potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento", spiega Cosentino in una nota.

 

Poi attacca Fini. "Il presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa - dice -, dopo che già per due volte proprio alla Camera dei Deputati analoghe mozioni erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa".

 

E insiste: l’atteggiamento di Fini "ben si comprende ove si conoscano le dinamiche politiche in Campania e coloro che sono i più stretti collaboratori dell’onorvole Fini, quale l’onorevole Bocchino che da anni, senza successo, tenta di incidere sul territorio non già per interessi del partito bensì per mere ragioni di potere personale e che alla prova elettorale è sempre stato sconfitto". E ancora: "E’ risibile che l’onorevole Fini voglia far passare le sue decisioni come se derivassero da una sorta di tensione morale verso la legalità quando si tratta soltanto di un tentativo, anche assai scoperto, di ottenere il potere nel partito tramite Bocchino".

 

Poi Cosentino tocca il capitolo Caldoro. "Non solo non vi è stata da parte mia alcuna attività di dossieraggio - sottolinea Cosentino - ma mi sono premurato nell’interesse del partito quale coordinatore regionale di espletare tutte le opportune verifiche di notizie che, dopo il caso Marrazzo, potevano apparire problematiche. E sono stato proprio io ad appoggiare con il massimo dell’impegno come coordinatore regionale la candidatura di Stefano Caldoro garantendogli un risultato straordinario".

 

BERLUSCONI - "Ho condiviso la decisione di Nicola Cosentino di dimettersi da Sottosegretario". È quanto si legge in una nota del presidente del Consiglio. "Ho altresì avuto modo di approfondire personalmente e tramite i miei collaboratori la sua totale estraneità alle vicende che gli sono contestate. Sono quindi certo che la sua condotta durante la campagna elettorale per la Regione Campania è stata improntata alla massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Stefano Caldoro. Ritengo quindi che l’onorevole Cosentino potrà proficuamente continuare a svolgere il suo importante ruolo politico nell’ambito del nostro Movimento per consentirci di conseguire ancora quegli eccellenti risultati di cui è stato artefice come Coordinatore Regionale".

FINI -  Il presidente della Camera considera le dimissioni di Cosentino da sottosegretario “doverose e indispensabili”. Parlando nel corso della presentazione del libro ‘In alto a destra’, Fini sottolinea: “Dimettersi anche per poter meglio difendersi in sede giudiziaria era per l’onorevole Cosentino un atto di doverosa e indispensabile correttezza istituzionale, per una elementare e solare questione di opportunità politica”. E preferisce non replicare alle dure accuse che gli sono state rivolte dall’ormai ex sotttosegretario all’Economia: “Quello che dice mi lascia del tutto indifferente”, risponde a chi gli chiede un commento sulle parole di Cosentino.

 

L'OPPOSIZIONE ESULTA - ‘’La maggioranza con le dimissioni di Cosentino dimostra di essere alle corde. Quella di oggi è la rivincita di due soggetti politici sull’arroganza del premier. E’ la rivincita del Pd che ottiene un altro risultato dopo le dimissioni di Brancher ed è la rivincita di Fini che dimostra di poter mettere sotto politicamente Berlusconi più di quanto i ragionamenti sui numeri dei mesi scorsi lasciavano intendere". Così il vicesegretario del Pd Enrico Letta rivendica il merito per le dimissioni da sottosegretario di Nicola Cosentino.

 

Bordate anche dall'Idv: “Tre esponenti del governo sono stati costretti a dimettersi in poco più di due mesi, Gli ultimi due addirittura negli ultimi 10 giorni, e tutti per motivi poco edificanti. Caro Berlusconi, anche questo è un record nella storia degli ultimi 150 anni". Così il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario.

 

LA MOZIONE DI SFIDUCIA - Presentata da Idv e Pd, firmata oggi anche dall’Udc, la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario doveva essere esaminata dall’Aula della Camera la prossima settimana: mercoledì sera o giovedì mattina. Pdl e Lega erano contrarie all’esame della mozione in luglio. La decisione era stata quindi presa dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, come è previsto quando manca accordo fra i gruppi sul calendario.

 

Dura la reazione della maggioranza alla scelta del presidente della Camera: "La decisione di Fini é grave perché contrasta con la maggioranza del Parlamento", aveva detto il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni, mentre Fabrizio Cicchitto aveva manifestato "netto dissenso sulla calendarizzazione". "Contestiamo questo metodo di lotta politica che sta usando l’opposizione per cui ogni giorno, magari chiedendo la diretta televisiva in pieno stile Samarcanda o Annozero, si fanno processi alla Camera", aveva aggiunto Cicchitto parlando al termine della conferenza dei capigruppo. "Si era detto poi - ha concluso - di concentrare tutte le energie sulla manovra economica".

 

MAGISTRATURA - Ma c'è agitazione anche nella magistratura. L'Anm chiede le dimissioni delle toghe coinvolte nelle inchieste. “Servono segnali forti. Bisogna avere la capacità di farsi da parte - dice il segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini - se un sospetto cade sulla tua persona lambisce l’istituzione. Un segnale forte sarebbe che i magistrati coinvolti liberassero l’istituzione e non la coinvolgessero”.