Roma, 21 luglio 2010 - “Non esiste e non possiamo accettare una ‘classifica della brutalità’: per noi, cioè coloro che hanno scritto ed approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito”: così il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta la sentenza della Consulta che giudica incostituzionale l'automatismo per il quale gli imputati per violenza sessuale su donne e minori vengono ora custoditi in carcere in attesa del giudizio.


“L’intervento della Corte è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall`inizio della legislatura”, sottolinea la Carfagna, aggiungendo: “ Sono sicura che i magistrati continueranno a dimostrare la dovuta sensibilità nei confronti di questi reati odiosi, valutando con estrema severità le esigenze di carcerazione preventiva di chi li commette”.

 “Restano in vigore - conclude - tutte le altre parti del provvedimento e tra queste l`eliminazione dei benefici premiali, quali arresti domiciliari o sconti di pena, la difesa gratuita per le vittime e le aggravanti grazie alle quali ora chi stupra una donna rischia fino a 14 anni di carcere”.