Roma, 1 agsto 2010 - Antonio Di Pietro sfida Gianfranco Fini e i nuovi gruppi parlamentari Fli a dimostrrare di essere davvero forza politica a difesa della legalità, votando a favore della mozione di sfiducia delle opposizioni nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, sotto inchiesta nell’indagine sulla cosidetta P3.
 

“Sfido Fini. Ci faccia capire - chiede Di Pietro- se davvero la sua è una battaglia in nome della legalità o se è solo una furbata. Ci aspettiamo che i finiani votino con noi e il Pd la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario Caliendo”.

 

E` quanto afferma in un`intervista pubblicata da `Il Fatto Quotidiano`, il leader dell`Italia dei Valori, on Antonio Di Pietro che aggiunge: “Rivolgo un appello a Fini e a Bersani per un voto di sfiducia al governo Berlusconi. Ma è un accordo che dura il tempo di un battito d`ali, dopodiché ognuno torna nella sua identità ideologica”. Secondo il presidente dell`IdV poi si andrebbe “alle elezioni, noi nel centrosinistra e lui nel centrodestra”.

 

Sull`elezione dei membri laici del Csm, Di Pietro lancia una frecciata al Pd: “Ha dimostrato ancora una volta di essere un partito fatto di ammiccamenti, di speculazioni. Il Pd non è né carne né pesce e questo ci impone di creare un`alternativa, non possiamo aspettare che si sveglino”. Ma iL leader Idv è contrario ad un governo di transizione perché “è un`ammucchiata generale a cui non parteciperemo perché non crediamo a coalizioni trasversali che durano un anno o un giorno. Serve giusto quel battito d`ali per far finire il governo Berlusconi, serve il voto dei finiani”. “Se, invece - conclude - continuano a votare il ddl sulle intercettazioni, le mancate autorizzazioni a procedere o la fiducia a Caliendo, allora no. Di un Berlusconi in miniatura non ne abbiamo bisogno”, chiosa “ci serve un partito della legalità, non dell`ipocrisia”.

 

LA RISPOSTA - Arriva tramite il portavoce la risposta del presidente della Camera Gianfranco Fini: "Su Caliendo il presidente Fini ha le idee chiarissime e le discuterà con il suo gruppo un attimo prima dell’eventuale voto sulla mozione di sfiducia", precisa Fabrizio Alfano.

 

La possibilità che la mozione di sfiducia a Caliendo non venga messa questa settimana in votazione in aula alla Camera nello spazio di lavori settimanali riservato alle opposizioni come da loro richiesta, è legata a due possibilità. La prima è che il sottosegretario Caliendo si dimetta dal Governo prima del voto parlamentare. La seconda è che il Governo decida di non far proseguire oltre i lavori di aula a Montecitorio.

 

Domani alle 18, infatti, Fini ha convocato la Conferenza dei capigruppo della Camera proprio per decidere se stilare un calendario di lavori anche ad agosto oppure no. Al momento, infatti, erano prevuste sedute fino al 31 luglio. Ma sono ancora da convertire in legge due decreti del Governo, quello Tirrenia sul trasporto marittimo e quello sul nucleare e le energie rinnovabili. Scontato il sì dell’opposizione ai lavori la prima settimana di agosto per votare su Caliendo, se il Governo annuncerà il ritiro dei decreti e la decisione di lasciarli decadere, la maggioranza avrà buon gioco a votare contro un nuovo calendario di agosto, rinviando a settembre la ripresa dei lavori d’aula.

 

BOCCHINO: ALLEANZA MODERATA - "Le elezioni? Non le vogliamo e probabilmente non convengono neanche a Berlusconi. Ma se si andrà alle urne, credo che la figura di Fini sarà più spendibile per una nuova alleanza moderata insieme ad autonomisti, centristi del Pd, esponenti di destra moderata", dice Italo Bocchino, a ‘La Repubblica' .

 

"Chiediamo un patto di fine legislatura al Cavaliere -auspica Bocchino- in cui ci sia un nuovo impegno per finanziare lo sviluppo economico e attenzione ai temi della legalità: mai più vicende come quella della cricca e della P3". E sulle intenzioni di voto in Aula, il presidente di Generazione Italia afferma: "Noi siamo vincolati al mandato degli elettori. Vogliamo discutere sui provvedimenti che stanno all’interno della cornice del programma. Ma valutare preventivamente tutto ciò che è fuori da quel programma. Decidendo di volta in volta se dare o meno la nostra disponibilità".

 

"L’impressione -aggiunge - è che Berlusconi abbia fatto un errore di calcolo sui parlamentari. Pensava fossimo al massimo 20 alla Camera". Quanto a Caliendo, "è una persona di qualità, non vogliamo condannarlo ma il ritiro della delega sarebbe un gesto di responsabilità".