MONTECARLO, 5 agosto 2010 - IL TASSISTA chiede perplesso che si va cercando al civico 14 di Boulevard Princess Charlotte. Se un museo, se il Novotel che, però, è al civico 16. Palais Milton non gli dice nulla. Per non saper né leggere né scrivere ferma l’auto al civico 20. Un passo, due, tre. Il palazzo che sta imbarazzando Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani, sua compagna, il palazzo che da giorni getta ombre tra quel ‘Futuro e Libertà’ e quella questione morale che ne è la genesi, appare solo all’ultimo, coperto com’è dall’hotel. Intonaco beige, finestre in legno dipinte di grigio: stile severo, fine anni Cinquanta. Tre piani per un totale di 1.065 metri quadrati, grazie all’unione di due edifici, Palais Milton e Palais Shakespeare che però mantengono ingressi separati.

SUL CORTILE interno affacciano tra ampi balconi. Il primo, ieri, aveva le finestre serrate. Lì al pianterreno del Palais Milton abita Giancarlo Tulliani, il ‘cognato’ del presidente della Camera. L’etichetta sul citofono è anche più evidente di tutte le altre: caratteri neri e grossi su sfondo bianco. Incollata: ultimo arrivo. «Sono settanta metri quadrati di appartamento» dicono gli altri inquilini a proposito dell’alloggio. All’interno del palazzo c’è una Montecarlo che parla, e molto, italiano. Connazionali provenienti da Genova, Torino e Ventimiglia che lavorano negli uffici, che abitano o hanno ereditato gli alloggi di Palais Milton. Connazionali che, in questi giorni, hanno ripreso a leggere i giornali di casa nostra. Con buona pace del tassista e dell’altra Montecarlo, qui basta un’unica coordinata per capirsi: Tulliani. «Il silenzio che Fini e le autorità monegasche tengono sulla vicenda è da Medioevo — dice un manager di un’azienda nautica ospitata nella villa — Lavoro qui da 25 anni, la mia società paga regolarmente un affitto di 2.500 euro al mese.

DOVREMMO essere autorizzati a sapere a quali condizioni è stata concessa la locazione agli altri inquilini». Il riferimento è, ovviamente, al caso Tulliani. L’appartamento in cui risiedono il ‘cognato’ di Fini e la sua compagna è stato ceduto da An nel 2008 a una società offshore, la ‘Printemps Ltd’. Poco dopo Printemps la rivende ad un’altra società offshore, la ‘Timara Ltd’, per 300mila euro. Timara Ltd indicherà poi una terza società, l’anonima monegasca ‘Jason’ come destinataria delle comunicazioni relative all’immobile.
 

Le prime due società hanno sede legale all’isola-paradiso fiscale di Saint Lucia. I nomi degli intermediari coinvolti nei due rogiti sono sempre gli stessi: venditori e acquirenti sembrano coincidere. Un intricato e misterioso travaso di proprietà servito, a quanto pare, a portare nell’alloggio Giancarlo Tulliani. Vale a dire, il ‘cognato’ del leader del partito, An, che nel 1999 ricevette l’appartamento in eredità da Anna Maria Colleoni, una vita da simpatizzante del fascismo.

POCO CHIARE, oltre alla necessità di una simile operazione, sono le cifre a cui è stato ceduto l’alloggio e le condizioni di affitto pattuite dall’attuale occupante. «In questa zona — spiegano i condomini e confermano le agenzie immobiliari — si vende tra i 10 e 15mila euro al metro quadrato. Sembra incredibile che quell’alloggio sia stato venduto a 300mila euro». Già, varrebbe infatti almeno 700mila euro. I legali di Tulliani in questi giorni hanno fatto sapere che il loro cliente ha un regolare contratto d’affitto e che versa quanto pattuito. Ma quanto abbia pattuito non si sa. Il presidente della Camera, sulla questione, ha scelto la via del silenzio.


L’immobiliare Ditto, società che ha in gestione lo stabile, invita a lasciare i propri uffici: «Certe informazioni per noi sono strettamente confidenziali». Silenzio. E «da Medioevo» per gli inquilini. Silenzio, dopo «mesi di trambusto per i lavori che Tulliani ha fatto nell’alloggio». Via le pareti divisorie, locali più ampi. Un vicino apre la porta di casa. Una parete reca ancora segni e inconvenienti indotti dai lavori voluti da Tulliani.

«PER CARITÀ, ha pensato lui a riparare il danno» precisa subito. Da parte sua, Tulliani ieri ha lasciato che fosse la compagna a rispondere al citofono: «Perché vuole parlargli? Ah, mi spiace non è in casa». Silenzio, ancora. Ma i pochi che si intrattengono con l’ingombrante vicino riferiscono che lo stesso Tulliani, almeno da una parte, avrebbe voluto sentire voci grosse. Anche lui comincia a soffrire l’afasia di Fini. Mentre da Roma giunge l’eco delle parole di Berlusconi: «C’è qualcuno che ha speranze verso un leader che è al centro di notizie poco chiare che dovrebbe spiegare».