Roma, 15 agosto 2010 - Tutti in vacanza alla Scavolini cucine. Si riapre a fine agosto. Il patron, Valter Scavolini è in montagna. Sta camminando per sentieri ma per fortuna si è portato dietro il cellulare. Risponde senza fermarsi: "So cosa mi vuol chiedere, mi ha già chiamato stamattina presto mia figlia dalla Sardegna. Ha letto i giornali e mi ha informato che si parla di una nostra cucina al centro del dibattito politico".
 

Mai sentito parlare della ditta Castellucci di Roma?
"Sì, certo. E’ un nostro ottimo cliente. Le dico di più: ad aprile, alla fiera di Milano, ho incontrato i Castellucci e mi hanno detto di aver venduto una cucina ai Fini".
 

Ai Fini in che senso?
"Mi hanno riferito di aver consegnato il modello Scenery ai Fini, intendendo immagino marito e moglie. No, aspetti, c’è altro. Siccome i Fini avevano speso sui 4mila euro, il mio rivenditore mi ha aggiunto che non erano stati acquistati gli elettrodomestici perché presi da un’altra parte. Insomma, mi raccontava che i Fini erano persone molto attente a quello che spendevano".
 

Ma la cucina Chenery con o senza elettrodomestici dov’è finita? A Roma o a Montecarlo?
"Non lo so di sicuro, mentre so per certo che i Castellucci non mi hanno assolutamente detto nulla su Montecarlo".
 

Può succedere che i suoi camion portino direttamente la merce a destinazione, cioè la consegnino al cliente ultimo?
"Accade raramente e non è questo il caso. Nessun camion della mia azienda ha consegnato cucine a Montecarlo, né a Fini né ad altri".
 

Come è possibile che il Giornale di Feltri abbia copia della fattura riguardante l’acquisto della cucina? E poi non è la fattura tra il rivenditore Castellucci e Fini o Tulliani, ma tra la Scavolini e Castellucci. Non le pare strano?
"Mah, so solo che nessuno ha messo le mani nei nostri archivi in azienda. La fattura l’avranno per forza ottenuta da qualcuno del negozio romano".
 

C’è scritto però, nel documento fiscale, il riferimento 'Tulliani'. Perché?
"Spesso il rivenditore ci fa l’ordine di una cucina che ha già venduto e quindi ci segnala un nome di riferimento legato al cliente. Per noi non fa alcuna differenza né ci dice alcunché".
 

Alla fine, questa storia è tutta pubblicità?
"Mi vien da ridere. Con tutti i problemi che abbiamo, con la situazione economica che attraversiamo, con un governo che sulla carta avrebbe una maggioranza schiacciante per governare e risolvere i problemi, la politica sta dietro ad una cucina Scavolini per capire se è stata venduta a Roma o da un’altra parte. Tutto questo è un peccato perché stiamo perdendo tempo prezioso per risollevare la situazione. Comunque, io continuo la mia passeggiata".

 

Al telefono, contattiamo anche Emanuela Scavolini, dirigente dell’azienda, che aggiunge ironicamente per garantire “par condicio” della clientela: "Adesso che ci penso, molti anni fa abbiamo venduto una cucina anche a Lenin. Non so se può interessare".