Roma, 17 agosto 2010 - Faceva regali ai colleghi, ma non erano mai scontati e soprattutto erano graffianti, a metà strada tra l’ironia e la provocazione: un modo un po' insolito, ma efficace, di dire quel che pensava a quei politici, di cui Francesco Cossiga è stato maestro, mostrando in più di un’occasione di avere un senso dell’umorismo non indifferente.

Si comincia nel 1991, quando il senatore Dc Franco Mazzola riceve in ‘dono' da Cossiga un sacchetto con 30 monete d’oro (di cioccolata), promettendo di ricambiare con un libro che rivaluta la figura di Giuda.

Due anni dopo, sempre sotto Natale, addirittura un trittico di regali: un triciclo, un cavallo a dondolo e un gioco da detective ‘Cluedo' all’indirizzo dell’allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova, che per uno di questi doni denuncia il mittente per offesa a pubblico ufficiale.

Nell’ottobre 1998 è la volta di Massimo D’Alema, al quale, in occasione della nascita del suo primo governo, nell’emiciclo di palazzo Madama Cossiga regala un bambolotto di zucchero, "siccome si dice che i comunisti mangino i bambini...".

Lo stesso anno tocca anche a Walter Veltroni, segretario dei Ds. Per lui burro e olio: "io -spiega Cossiga in quella circostanza- sono ostile all’ulivo e da tempo uso il burro per cucinare, ma sarebbe stato scortese presentarmi solo con il burro...".

Per il Natale del 1999 il destinatario del dono cossighiano è ancora D’Alema: questa volta si tratta di un orologio con il volto di Mao e la dedica "al grande timoniere". Lo stesso anno Cossiga individua un’altra ‘vittima': il senatore della sinistra Cesare Salvi al quale fa recapitare una confezione di pannoloni a sottolineare una certa ‘incontinenza dichiaratoria'.