Roma, 30 agosto 2010 - Le celebrazioni vere e proprie del trattato Italia-Libia si sono aperte in serata con uno scambio di complimenti tra i due leader. "Saluto il grande coraggio del mio grande amico Silvio Berlusconi", ha detto Gheddafi in apertura del suo discorso. Il rais ha parlato di "coraggio" in relazione alla firma del Trattato di Bengasi e per le scuse presentate da Berlusconi per il passato coloniale italiano in Libia, "un errore commesso dall’Italia fascista, non dall’Italia di oggi", sottolinea Gheddafi.

E il premier italiano risponde: "E' significativo che le celebrazioni abbiano luogo quì nella caserma Salvo D’acqisto: significa che abbiamo davvero voltato pagina". Berlusconi ha sottolineato che il trattato "ha chiuso una ferita e ha fatto cominciare una vita nuova. Il passato del popolo libico carico di sofferenza è consegnato ai libri di storia".

In ogni caso, continua il premier, il trattato di amicizia italo-libico "porterà dei vantaggi per tutti e chi non lo capisce e in questi giorni si sono sentite delle critiche, appartiene al passato ed è prigioniero di schemi superati. Ora noi vogliamo guardare avanti".

Tornando a Gheddafi, ha detto: "Io so che gli italiani non sono al corrente di cosa successe in Libia, al contrario, tutti i bambini libici ne sono consapevoli: le loro famiglie hanno vissuto l’amarezza della colonizzazione, hanno sofferto, hanno visto familiari uccisi, dispersi, deportati. Mezzo milione di mine sono state disseminate in Libia” ha aggiunto. "Ma ora è tempo di girare la pagina del passato e di lavorare con lo spirito di questo trattato",ha detto il Colonnello, che ha anche ricordato altre guerre e conquiste in senso inverso (degli arabi sulle coste sud dell’Europa).

SCENARI FUTURI -  Un finanziamento di cinque miliardi di euro all’anno alla Libia, altrimenti "l’Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera", ha detto il leader libico, Muammar Gheddafi, parlando dal palco della Caserma Salvo D’Acquisto, a fianco al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.


"La Libia chiede all’Unione Europea - ha detto Gheddafi - che l’Europa offra almeno cinque miliardi di euro all’anno per fermare l’immigrazione non gradita. Bisogna sostenere questo esercito che combatte per fermare l’immigrazione - ha aggiunto - altrimenti l’Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. Libia è l’ingresso dell’immigrazione non gradita, dobbamo lottare insieme per affrontare questa sfida. L’Italia - ha concluso Gheddafi - deve convincere i suoi alleati europei per applicare la proposta libica".

LE ESIBIZIONI EQUESTRI - I 30 cavalli berberi arrivati in Italia da Tripoli si sono esibiti nella Caserma dei Carabinieri Salvo d’Acquisto. I cavalieri, vestiti con abiti tradizionali berberi bianchi, hanno dato spettacolo applauditi dal pubblico. Al termine, sono passati sotto la tribuna, davanti a Berlusconi e Gheddafi, sventolando la bandiera verde della Libia.

Dopo i cavalli berberi è la volta dello spettacolare Carosello dei Carabinieri che si sta esibendo davanti a Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi durante i festeggiamenti per il secondo anniversario del trattato italo-libico.

 

CENA A NOTTE FONDA - E’ iniziata dopo mezzanotte e mezza la cena di gala offerta da Silvio Berlusconi in onore del leader libico. Il ritardo sul programma é stato causato dai controlli per l’assegnazione dei tavoli dei circa 800 invitati. All’esterno dell’edificio dove si sta servendo la cena, si sono infatti formati dei capannelli di gente, che chiedevano il cartoncino necessario all’ingresso.

Al tavolo d’onore sono seduti il presidente del Consiglio, Berlusconi, e il leader libico. Con loro l’ambasciatore di Tripoli, Abdulhafed Gaddur (che funge anche da interprete) e la delegazione libica, unitamente a quella italiana (accanto a Berlusconi, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello della Difesa, Ignazio La Russa, dell’Interno, Roberto Maroni, e i sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti). Il menu’ e’ quello ‘tricolore’ tipico delle cene ufficiali.
 

  

LA LEZIONE DEL RAIS SULLE DONNE - Nuovo incontro di Muammar Gheddafi con un gruppo di hostess italiane. Poco dopo mezzogiorno all’Accademia libica, a Roma, sono arrivati quattro pullman con a bordo 200 ragazze per assistere al seminario sull’Islam del leader libico. Nel gruppo anche alcune giovani con il velo che domenica si erano convertite all’Islam con un breve rito davanti al leader libico. Un’altra ragazza portava al collo una catenina con una medaglietta con l’immagine del Colonnello.

 

"In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti". Queste le parole del rais, secondo quanto riferito da una delle hostess Elena Racoviciano, uscendo dall’accademia libica. Il leader, ha poi spiegato Elena, ha sottolineato che in occidente "la donna fa dei lavori non consoni al proprio fisico". E ha posto come esempio il mestiere del macchinista dei treni: "Una donna può farlo ma è un lavoro troppo pesante, in Libia non sarebbe mai possibile".

 

La hostess ha riferito poi altre parole del Colonnello. L’islam "è l’ultima religione: se bisogna credere in una sola fede, deve essere quella di Maometto". E ancora: ‘’Non c’è stata alcun tentativo di convinzione, non ci ha detto di convertirci", ha raccontato Elena ricordando che soprattutto nella giornata di oggi, hanno partecipato all’incontro le ragazze particolarmente interessate ad ascoltare le parole di Gheddafi. "Siamo molto felici di questo incontro", ha sottolineato la ragazza precisando che nel corso della lezione non hanno mangiato ma è stato offerto loro solo qualche drink.

 

Intanto emergono nuovi particolari sull'incontro di ieri. La 'conversione' all’Islam di tre ragazze suggellata ieri da Muammar si sarebbe consumata tra le foto dello stesso colonnello da un lato e dall’altro del premier Silvio Berlusconi, affisse ai lati di un tavolo dove erano disposte varie copie del Corano. Le tre ragazze, ha riferito ancora Erika, "erano felici e contente".
 

 

LA TENDAA 24 ore dal suo arrivo a Roma è stata finalmente montata - nel giardino della blindatissima residenza dell’ambasciatore libico a Roma - la tenda che accompagna Gheddafi in tutti i suoi viaggi. Di colore bianco e di dimensioni ridotte rispetto a quella grigio-verde che fu allestita nel 2009 nel cuore di Villa Pamphili la tenda del leader libico campeggia in un’ala del parco che circonda la residenza dell’ambasciatore Abdulhafed Gaddur sulla Cassia, dove alloggia Gheddafi durante la visita nella capitale.  

 

IL FACCIA A FACCIA - E' durato circa mezz'ora il colloquio tra il leader e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi sotto la tenda. "I colloqui sono andati bene, abbiamo parlato anche di economia internazionale e di come uscire dalla crisi", ha riferito il ministro degli Esteri Franco Frattini. Dopo l'inauguraazione della mostra fotografica sulla storia delle relazioni tra Italia e Libia allestita nella sede dell’Accademia libica in Italia, i due si recheranno all’evento più atteso di questa quarta visita romana: l’esibizione equestre alla caserma dei carabinieri 'Salvo d’Acquisto'.

 

 

CRITICHE DA 'FAREFUTURO' - "Se l`Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo - quello berlusconiano - che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le “nostre” ragioni e la sua politica la ‘nostra’". Ffwebmagazine (www.ffwebmagazine.it), periodico online della Fondazione Farefuturo, commenta così la visita a Roma del leader librico con un intervento di Carmelo Palma, direttore di Libertiamo.

 

FINIANI ALL'ATTACCO - "Credo che la visita del colonnello Gheddafi, a parte tanti altri aspetti che definire imbarazzanti è poco, sul piano del confronto politico suggerisca al mondo cattolico italiano un dibattito tra la laicità positiva di Fini e la condiscendenza del governo italiano alla rozza propaganda islamista di un Capo di Stato straniero nel nostro Paese, che ospita la Santa Sede e i cui cittadini sono in grande maggioranza cattolici".

 

Lo dice Carmelo Briguglio, deputato del gruppo Fli, che aggiunge: "Forse sarebbe opportuna una presa di posizione ufficiale del presidente del Consiglio Berlusconi o anche del maggiore partito di governo, un certo Pdl che mi pare aderisca al Ppe, che ufficialmente reagisca chiedendo ad esempio a Gheddafi libertà religiosa nel suo Paese per riequilibrare le inopportune esternazioni con cui l’ospite, triturando ogni bon ton diplomatico, ha pensato bene di condire la sua visita in Italia".

 

PROTESTA DELL'IDV - Una laurea "horroris causa" assegnata al Colonnello Gheddafi per "colpo di Stato, terrorismo, dittatura, torture e ricatto". È la singolare protesta messa in scena dall’Italia dei valori di fronte all’Accademia libica di Roma dove tra poco arriveranno lo stesso Gheddafi e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Protagonista dell’iniziativa il senatore Idv Stefano Pedica che di fronte la sede della Repubblica libica monta una tenda da campeggio: "Questa è la tenda della legalità che si contrappone alla tenda dell’illegalità di Gheddafi, un dittatore che non rispetta i diritti umani".

 

Obiettivo di Pedica consegnare al leader libico la pergamena con la laurea 'horroris causa': “Se non ce lo consentiranno qui - promette - lo faremo alla Caserma dei carabinieri dove stasera, con i soldi dei contribuenti, è stato allestito uno spettacolo da circo Barnum. Questo è il governo Berlusconi: spende così i soldi pubblici invece di darli ai lavoratori delle aziende in crisi".

 

BERSANI (PD) - "Più che il teatrino libico è il teatrino della politica estera berlusconiana. E’ una delle manifestazioni della cosiddetta politica delle ‘relazioni speciali’, ossia quella fatta dei 'sono amico di Gheddafi, sono amico di Putin', e così via". Questo il commento del segretario del Pd. "Questo meccanismo - aggiunge Bersan i- ci ha portato ad essere fuori dai gruppi internazionali" importanti.

 

Per il segretario del Pd, al Paese "si stanno raccontando delle favole, bisognerebbe dire che queste ‘relazioni speciali’ non ci portano dei benefici. E lo dico con cognizione di causa. Quando si dice che facciamo affari con la Russia perché Berlusconi è amico di Putin stiamo dicendo una palla e lo stesso si può dire per i rapporti con la Libia. Qui si è persa la misura".

 

Il segretario del Pd continua: "E’ chiaro che siamo interessati ai rapporti con la Libia, ma io sono interessato a positivi rapporti con la Libia, sono interessato ai profili di dignità del mio Paese. Gli episodi a cui stiamo assistendo lasciano a dir poco perplessi". Quanto alla partecipazione delle hostess alle lezioni di Gheddafi, Bersani aggiunge: "E un termometro di quello che chiamiamo berlusconismo, è come viene rappresentato l’universo femminile, che è quasi diventato un’oggettistica. E' inquietante. E lo spettacolo di ieri è singolare. Mi pare che stiamo andando fuori registro".