Roma, 3 settembre 2010 - Nessuna voglia di elezioni anticipate, determinazione ad andare avanti sui 5 punti programmatici individuati durante l’estate. Perchè se su un accordo con Fini ormai Silvio Berlusconi da tempo non fa più affidamento, altra cosa sono i finiani: E in Parlamento vedrete che ci sarà una maggioranza anche in caso di ‘strappo’ del cofondatore del Pdl.


Chi ha parlato oggi con Silvio Berlusconi
lo descrive così, convinto che il suo governo potrà ancora realizzare le riforme in programma, che una trattativa con Fini non servirebbe perchè ormai - sintetizza un ministro - “nessuno si fida più dell’altro”, e che invece alla prova dei fatti una maggioranza ci sarà anche alla Camera.


Anche sul processo breve, dunque, Berlusconi - racconta chi lo ha visto oggi - non ha alcuna intenzione di trattare con il presidente della Camera. Meglio rivolgersi ancora più in alto, come ha fatto ieri il Guardasigilli Angelino Alfano che - dopo giorni di continue riunioni a palazzo Grazioli - è salito al Quirinale per illustrare - a quanto viene raccontato - direttamente a Giorgio Napolitano le possibili modifiche al testo approvato dal Senato.
 

Insomma, dal discorso di Mirabello Berlusconi non si attende grandi novità. “Un partito non potrà annunciarlo - ragiona un altro ministro - perchè aprirebbe una faida all’interno del suo gruppo; il Governo non può scaricarlo, perchè tradirebbe il mandato degli elettori”. E allora, “potrà solo tornare a dire che vogliamo cacciarlo dal Pdl, quando è lui che ha aperto la guerra alla Direzione di aprile”.

Semmai, l’unica novità potrebbe arrivare dalle questioni extra-politiche: Dica qualcosa sulla casa di Montecarlo, avrebbe osservato con sarcasmo il premier, visto che è un mese che non risponde alle domande che gli vengono poste... La situazione, dunque, è il pronostico, continuerà a restare in stallo anche dopo Mirabello: “Fini non se ne andrà, noi non lo cacceremo. Ma in Parlamento si vedrà chi sostiene il Governo che ha vinto le elezioni e chi invece tiene fede agli impegni”.


Se con qualcuno bisogna discutere
, invece, sono i finiani. Perchè la convinzione ribadita anche negli incontri di oggi, è che in caso di strappo definitivo di Fini, la pattuglia dei parlamentari a lui vicini si ridurrebbe. C’è nel Pdl chi addirittura già fa i numeri, conta fino a 16 i finiani che non seguirebbero il Presidente della Camera. Ieri Berlusconi ha incontrato Mario Baldassarri, ha condiviso le sue preoccupazioni sulla necessità di affiancare lo sviluppo al necessario rigore dei conti, così come quelle sui rischi derivanti da elezioni anticipate in prossimità di rilevanti emissioni di titoli pubblici. E oggi lo stesso Baldassarri ha dato la sua disponibilità ad assumere la titolarità dello Sviluppo economico “se ci saranno le condizioni”.


Ma del resto, gli interlocutori incontrati dal premier, da Brambilla a La Russa, sono tutti ascrivibili alla categoria dei ‘falchi’. Anche Denis Verdini, dopo una riunione con Berlusconi, spiega che “noi siamo fermi sulle nostre posizioni”, anche se aggiunge che seppure la riunione dei probiviri del Pdl sull’espulsione di Bocchino, Briguglio e Granata non slitterà, “il suo esito non sarà scontato”. Un berlusconiano più ‘moderato’ spiega che Berlusconi non vuole assumersi l’onere della rottura, e che Fini non è nelle condizioni di farlo. Dunque, si torna sempre là: ai voti in Parlamento.