ROMA, 3 settembre 2010 - «LA CORRIDA d’agosto, per fortuna, è finita. Ora si deve tornare a parlare delle cose davvero serie. Pure Berlusconi è d’accordo». Il finiano Mario Baldassarri, presidente della Commissione finanze del Senato, è fautore della linea del «tornare a parlarsi». L’altra mattina ha incontrato il premier al quale ha confermato la disponibilità a fare il ministro dello sviluppo, se ci fossero le condizioni. E comunque i «due viceministri stanno lavorando molto bene».


Come è andato l’incontro con il premier?
«Bene, tra persone intelligenti va sempre bene».


Vuol dire che tra Fini e Berlusconi la pace è vicina?
«Abbiamo parlato di politica, non di gossip, e su quasi tutto siamo stati d’accordo».


Berlusconi che cosa le ha detto?

«Mi ha illustrato i cinque punti su cui vuole rilanciare il programma di governo».


Lei che cosa ha risposto?

«Che come finiani li condividiamo tutti e vogliamo discuterne».


Non temporeggiate?

«No, vogliamo solo scrivere insieme il romanzo di cui, al momento, ci sono solo i titoli».


In concreto, la giustizia.

«Va bene il principio che chi è chiamato a governare non sia vessato da questioni giudiziarie, ma ci sono anche gli altri aspetti»


Ad esempio?
«L’immunità temporanea non diventi impunità. I tempi dei processi siano più rapidi, ma senza buttarne 100mila per eliminarne uno. Insomma, siamo pronti ad avanzare proposte per trovare le soluzioni migliori».


Passiamo al federalismo.

«L’idea è ok. Ciò che chiediamo è di vederci chiaro. Bisogna capire se col federalismo la pressione fiscale salirà o scenderà. Se i cittadini avranno più servizi e meno tasse. Se la solidarietà tra zone del paese aumenterà o diminuirà».


Sembra un po’ scettico.

«No, ma non mi piace chi vende il federalismo come il miracolo per cui la gallina che fa un uovo all’improvviso ne farà cinque».


I distinguo potrebbero dare fiato a chi vuole elezioni subito.

«Noi vogliamo rilanciare il programma con cui abbiamo vinto le elezioni. La strada è obbligata».


C’è pure la strada delle elezioni
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«No, sarebbe pura follia, un gesto da irresponsabili. Ricordo che da ottobre a marzo andranno rinnovati quasi 300 miliardi di euro di debito pubblico. Sarebbe come dire: avanti speculazione, distruggi l’Italia. Poi c’è un altro punto».


Ossia?

«Chi può essere sicuro che il Pdl rivincerebbe le elezioni? La Lega Nord, forse, aumenterebbe i suoi voti, ma come si fa a escludere che finisca come in Puglia dove le nostre divisioni hanno incoronato Vendola?».
 

Quindi...
«Il dialogo nel Pdl è un obbligo. Dividendoci tra falchi e colombe si fa solo il gioco degli avvoltoi».
 

Il presidente Napolitano dice: il governo pensi all’economia.
«Ha ragione da vendere. Non si scherza sulla pelle di 57milioni di italiani, magari per avere un pugno di voti in più. A settembre il governo presenterà la finanziaria: di questo dobbiamo discutere».


Tremonti avverte: non ci sono soldi da spendere.
«Va bene il rigore finanziario, ma la frase è un po’ ipocrita. La spesa pubblica italiana è di 812 miliardi di euro l’anno. I soldi ci sono, il punto è come si spendono. Di ciò dovremo ragionare. Tremonti fa bene a tenere sotto controllo il deficit pubblico, ma è fonte di un equivoco politico».


Quale?
«E’ stato eletto nel Pdl, però ascolta solo le sirene della Lega».


Fini che cosa dirà domenica?
«Farà un discorso pacato, aperto a un’offerta di dialogo. Poi illustrerà le nostre posizioni sui contenuti dei 5 punti di Berlusconi. Sarà un intervento da cui emergerà in modo chiaro di chi sarà il merito, o la responsabilità, di ciò che accadrà nelle prossime settimane».