ROMA, 14 settembre 2010 - E se Marina Berlusconi alla fine decidesse di scendere nell’agone politico? Il 10 settembre di un anno fa disse che «l’argomento della successione non è sul tavolo». Ma negli ultimi tempi molti ritengono che la recente esposizione mediatica della primogenita quarantaquattrenne del premier (non più e solo sulle sue vacanze ai Caraibi coi due figli avuti dal primo ballerino della Scala, Maurizio Vanadia) faccia parte di una strategia per sondare gli umori dell’opinione pubblica su una discesa in campo dell’erede di Silvio. Certo, Marina ha i numeri professionali alle spalle tanto che da presidente di Fininvest e della Mondadori è collocata tra le prime cento manager del mondo. Merito del lavoro del padre, ma anche del suo, non c’è dubbio.

LA FIGLIA del premier ha l’abitudine di centellinare le dichiarazioni pubbliche, ma, le poche volte che ha rilasciato interviste (con lo stesso giornalista, peraltro, del Corriere) lo ha fatto per difendere il padre dagli attacchi sul privato o le aziende di famiglia. E con un piglio da politica via via crescente. L’ultima presa di posizione è di pochi giorni fa: uno scudo alle accuse piovute da alcuni scrittori contro la casa editrice. Marina ha randellato senza pietà l’avversario numero uno, Carlo De Benedetti, accusandolo di «predicare bene ma razzolare malissimo» e di aver trasformato Repubblica nella Pravda (un riferimento che ha di certo inorgoglito Silvio) perché ha messo sotto traccia le sanzioni comminate dalla Borsa a società del suo editore.

Già che c’era, Marina ha ricordato le «innegabili frequentazioni di ideologie assolutiste» da parte di Fini, reo di essere difeso dai mass media per la vicenda di Montecarlo, a differenza della vita privata del padre «messa sotto processo» da quasi tutti. «Di politica ho parlato anche troppo», assicura la giovane manager, come a dire «per ora». Anche perché il suo intervento sembra proprio un assaggio del terreno.