Roma, 26 settembre 2010 - Non c’è entusiamo nel centrodestra all’indomani del discorso di Gianfranco Fini nel quale il presidente della Camera ha annunciato che lascerebbe lo scranno più alto di Montecitorio se Giancarlo Tulliani fosse il titolare della società che ha acquistato da An la casa di Montecarlo.

In serata si è fatto sentire anche Umberto Bossi, che parlando sul palco durante la selezione di Miss Padania ha commentato le fibrillazioni politiche: "Tutti hanno paura del voto perchè vanno a Roma e dimenticano chi li ha eletti - dice - Noi non abbiamo paura di andare al voto. Noi vinciamo sempre, se si fanno le elezioni anticipate, ma non penso perchè tutti hanno paura, noi vinceremo ancora". E a chi gli passava il microfono sul palco, Bossi ha detto scherzando: "Io posso parlare solo di politica quindi forse e’ meglio che non lo faccia...". Poi ha aggiunto: "La Lega con Bossi e Calderoli porta a casa il federalismo, mentre Maroni ha dato lo stop ai clandestini. Noi manteniamo la parola e non abbiamo paura di andare al voto".


Sin da stamane ‘il Giornale’ aveva avvisato: la tempesta non è finita. “Ci sono altri buchi neri da illuminare”, scriveva infatti Vittorio Feltri in un editoriale. Il Giornale della famiglia Berlusconi nel videomessaggio riconosce le “prime ammissioni” sulla casa di Montecarlo, ma non sembra disposto a fermare l’inchiesta. “Sono persuaso che Fini sia animato dal desiderio di uscire dalla tempesta col minor danno - scrive Feltri - Ma a questo scopo non è sufficiente quanto egli ha recitato ieri”. Feltri invita Fini a un contraddittorio: “Mi telefoni e vengo a trovarla con carta, penna e registratore”.

Va all'attacco il ministro del Turismo Michela Brambilla, secondo la quale "ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti, i seminatori di zizzania vanno tenuti a freno e non ci deve essere più nessuno ad avvelenare i pozzi. Per usare una metafora animalista, tema a me caro, mi aspetto che il presidente Fini metta a cuccia i pitbull". "Basta dunque - ha ribadito la Brambilla - dichiarazioni che non hanno lo scopo di essere a fianco del governo e della maggioranza”. Sempre in relazione al videomessaggio di Fini, la Brambilla ha aggiunto che “è apprezzabile l’outing, anche se il fatto che sia stato così tardivo non può che suscitare più di una perplessità. Comunque meglio tardi che mai”.
 


Per il Pdl parla il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto: “Ieri il Presidente Fini ha fatto una parziale autocritica che se fosse stata fatta all`inizio di questa vicenda avrebbe risparmiato a lui e a noi una polemica molto lunga”. “In ogni caso - ha aggiunto - va preso atto che, alla conclusione del suo intervento, Fini ha fatto appello ad una ripresa del confronto politico, la parola a questo punto passa a Berlusconi non per entrare in queste polemiche ma per rivolgere al Parlamento e al Paese un discorso positivo”. Secondo Cicchitto, infatti, “malgrado gli errori di Fini e ancor di più l’estremismo mediatico di alcuni suoi seguaci, esistono le condizioni per una ripresa dell’iniziativa politica programmatica del centrodestra”.


Anche Angelino Alfano è tiepido: Il discorso di Fini “è stato un discorso per metà di ragionamento e per metà di risentimento. Noi sottolineiamo il ragionamento perchè abbiamo il dovere di andare avanti”. Commenta il ministro della Giustizia, dalla Festa del Pdl, la cui platea è fortemente critica nei confronti dell’inquilino di Montecitorio. Delusione per non aver chiarito la vicenda e critiche per non essere uscito prima allo scoperto raccontando subito tutta la verità sulla casa di Montecarlo.
Questi infatti i commenti più diffusi fra i sostenitori del Pdl alla Festa della Libertà a Milano.

 

Dall’opposizione si sottolinea come la guerra fra i due ‘cofondatori’ del Pdl sia ben lontana da una sia pur minima tregua. “Non è immaginabile - dice Walter Veltroni - che due persone che mostrano una tale lontananza e diversità possano dire mercoledì in Parlamento ‘abbiamo scherzato, andiamo avanti’.


Secondo Veltroni, “mercoledì
Berlusconi deve dimettersi perché non può non riconoscere la fine del centrodestra. Il paese sta in condizioni di difficoltà dal punto di vista sociale, dell’economia, dell’ordine pubblico, il paese ha bisogno di un governo. E’ la terza volta che il centrodestra fallisce: quella cosa si deve chiudere, Berlusconi e Fini devono dichiarare la verità”.


“Credo proprio che sia ora di finirla
con questa manfrina” - scrive sul suo blog il presidente dell`Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. “Ritengo che in questo momento ci troviamo di fronte ad una squallida vicenda tra ricattatore e ricattato: innanzitutto, il ricattatore deve essere messo in condizioni di non ricattare più, dopo i vari precedenti che hanno contraddistinto il suo modo di essere. Mi riferisco al governo Berlusconi. Fini, invece, se non vuol fare la figura del ricattato ha il dovere, la settimana prossima, di sfiduciare Berlusconi perché altrimenti, oltre che ricattato, diventa anche complice morale del ricattatore”.


Giuseppe Giulietti
, deputato del gruppo Misto e portavoce di Articolo21, si augura che “il presidente Berlusconi voglia imitare Fini e annunciare la sua disponibilità alle dimissioni qualora lui o un suo collaboratore dovessero avermai detto bugie o ricevuto avvisi di garanzia o peggio aver usufruito della prescrizione o addirittura essere stati condannati”. “Anzi - ironizza - potrebbe anticipare Fini, dargli una lezione, stupire tutti e presentarsi già dimissionario”.