Roma, 3 ottobre 2010 - A riproporre il tema di cambiare la legge elettorale prima di andare ad elezioni è Pier Ferdinando Casini:  che ai microfoni del Tg2 si augura che possa avviarsi su questo un confronto con Pd e Fli oltre che con il Pdl. "Io non posso vedere che cinque persone oggi decidano di mandare 100 persone in Parlamento", sottolinea.


Quanto alla tenuta del Governo, oggi messa sotto sorveglianza dal ministro Maroni, Casini preferisce limitarsi a dire che si tratta di una decisione che spetta "a loro: se vogliono andare avanti tre anni vadano avanti, altrimenti Berlusconi si dimetta".

Di sicuro "se si aprirà un fase politica nuova, l’Udc chiede una riforma della legge elettorale", rincara Casini, aggiungendo: "Mi auguro che il Pdl non si sottragga al confronto".

 

QUAGLIARELLO - "Le leggi elettorali servono innanzi tutto affinchè i cittadini possano scegliere i governi, e i governi a loro volta siano in grado di decidere e di realizzare un programma - dichiara in risposta Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato -Tutto questo l’attuale sistema di voto lo garantisce".

E continua: "Nessuno ha intenzione di farne un totem immodificabile, ma altri dovrebbero smetterla di dipingerlo come il male assoluto e utilizzare la riforma elettorale come grimaldello per strappare lo scettro dalle mani degli elettori per restituirlo alle alchimie dei partiti. Il ministro Alfano non ha affermato che l’ipotesi di cambiare la legge elettorale è un’ipotesi parafascista: chi lo sostiene farebbe bene a leggere con più attenzione le sue dichiarazioni".

VERDINI - Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, si dice disposto ad accattare qualsiasi tipo di riforma della legge elettorale purché "vinca chi prende un voto in più". A un dibattito alla festa nazionale del Pdl, che sarà chiusa oggi alle 16 da un comizio di Silvio Berlusconi, spiega: "E’ inaccettabile che, sulla scorta di una presunta possibilità di scelta degli elettori, sia possibile che vinca chi ha preso meno voti” come nel 1996. Verdini ha ricordato che con il Mattarellum il 62% dei parlamentari era estrano al collegio, “altro che cittadini che scelgono”.

"Adesso - ha proseguito - si parla di riforma dei collegi, ma lo fanno per fotterci, per vincere le elezioni prendendo meno voti. E’ già accaduto nel 1996".

ENRICO LETTA - La nascita del partito di Fini “è il primo passo, poi il giorno dopo si può aprire un confronto sulla legge elettorale - dice il vicesegretario del Pd Enrico Letta su Skytg 24 - Non stiamo parlando di governo del paese. Escludendo l’ipotesi di una sorta di Comitato di Liberazione Nazionale, Letta ha aggiunto: “Non abbiamo bisogno di una coalizione per battere Berlusconi sennò facciamo il suo gioco".