Foggia, 22 ottobre 2010 - "Non credo che ci si possa dividere tra destra e sinistra sulla volontà di varare una leggina che preveda che chi è condannato in via definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione debba rinunciare a vita a qualsiasi incarico pubblico". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a Foggia, durante il suo intervento nella cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università.

"Tra i cittadini e dentro le istituzioni - ha aggiunto Fini - gli onesti e i responsabili sono la maggioranza e vanno sostenuti anche con un’adeguata legislazione per tenere lontano i corrotti dai luoghi in cui si amministra denaro pubblico".

Facendo poi riferimento alle parole del presidente della Corte dei Conti che, nei giorni scorsi, aveva lanciato l’allarme della corruzione, Fini ha sottolineato che si tratta di "parole che devono far riflettere e il compito primario delle istituzioni è quello di essere d’esempio per i cittadini perché il basso senso civico dei cittadini dipende dal fatto che lo Stato non si è presentato sempre con il volto del rispetto delle regole, ma con il volto dell’assistenzialismo e della intermediazione".

"Non credo che se si vuole un comportamento virtuoso da parte del cittadino - ha concluso infine Fini - ci si possa dividere nel considerare meritevole di essere abbattuto il luogo comune per cui chi fa il proprio dovere e paga le tasse è fesso mentre chi fa il furbo merita di essere apprezzato. C’è la necessità di comportamenti da parte delle istituzioni che determinano comportamenti virtuosi nei cittadini".

ISTRUZIONE - "Si tradisce lo spirito della riforma e si impedisce la carriera ai meritevoli se vengono confermati i tagli e se non si mettono a disposizione posti di associato per i ricercatori". Secondo Fini, in questo modo si finirebbe per frustrare la riforma e quindi sarebbe meglio ritirarla. "I tagli previsti per l’università italiana non sono sopportabili perché - ha aggiunto il presidente della Camera - ci sarebbe uno sbilancio tra la spesa per il personale e i fondi ordinari tale per cui sarebbe impossibile dare gli stipendi del personale e queste non sono opinioni politiche ma matematiche".

RIPRESA E SUD - Rilancio dell’economia italiana non può avvenire senza il rilancio del Mezzogiorno: il presidente della Camera ivendica la necessità di un nuovo meridionalismo "non assitenzialista", parlando ad un’assemblea di Generazione Italia. "Quando la Grecia ha traballato - afferma - si è spaventato un grande paese come la Germania. Se il Sud va da solo non può farcela nemmeno il Nord. Possibile che gli amici della Lega non lo capiscano?".

"Solo un ruolo centrale del Mezzogiorno - dice il fondatore di Futuro e libertà ai simpatizzanti del suo movimento - può aiutare il rilancio dell’economia nazionale. Noi - precisa Fini - non faremo mai un meridionalismo d’accatto, non diremo mai che il Sud da solo non ce la fa e siamo consapevoli che la spesa pubblica bisogna contenerla".

IL LAVORO - Il presidente della Camera ha affrontato anche il problema della precarietà del lavoro per i giovani lamentando però che "la questione numero uno in Italia è sempre la giustizia, chissà perché di queste cose non si discute". "Chi si sposa in Italia se non sa che tra sei mesi avrà uno stipendio?", ha chiesto Fini, che poi ha citato il caso della Germania dove "chi ha contratti a tempo determinato ha una busta paga più pesante del suo collega più fortunato che ha un contratto a tempo indeterminato". Ma "di queste cose non si discute", ha concluso.