Bari, 29 ottobre 2010 - "Se non ci sarà un accordo positivo per una riforma globale della giustizia, allora farò un mio intervento in parlamento in cui, senza infingimenti e senza ipocrisia dirò agli italiani qual è la situazione della giustizia". Lo dice Silvio Berlusconi parlando da Bruxelles a in diretta su Sky tg24.

 

"Non ho ancora deciso quando riferirò sulla giustizia in Parlamento - aggiunge - perché noi stiamo trattando con altre forze politiche per una riforma della giustizia. Quindi non voglio anticipare il mio forte intervento, rispetto a possibili accordi che potrebbero farci arrivare ad una conclusione positiva sulla possibilità di una globale riforma della giustizia".

 

FINI: NO SOGGEZIONE PM ALL'ESECUTIVO - Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini,"non si può rinunciare all’indipendenza della magistratura, non si può tornare alla soggezione del pm all’Esecutivo, come ai tempi del fascismo". Fini ha parlato a Bari questa mattina ad un convegno dedicato ai temi della giustizia e riferendosi ai temi della separazione delle carriere ha citato l’articolo 104 della Costituzione, affermando: "Non si può minare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, prerequisito fondamentale per la sua imparzialità".

IL CSM - Fini ha poi detto che "la composizione del Csm è, ovviamente, questione cruciale ed è in strettissimo rapporto con la funzione che al Csm si vuole attribuire. Esaminando gli atti dell’Assemblea Costituente, si ravvisano in proposito due tendenze: la prima, sull’onda della reazione al ventennio fascista, sottolineava l’esigenza di accentuare i caratteri di assoluta autonomia ed indipendenza della magistratura; la seconda, prospettava le ragioni dell’unità dell’ordinamento statuale. Dal contemperamento fra queste due tendenze, si giunse a strutturare il Csm non limitandone la composizione ai membri togati, ma riservando la nomina di un terzo dei suoi componenti al Parlamento in seduta comune, assegnando la presidenza al Capo dello Stato e la vice-presidenza ad uno dei membri non togati".

Questa composizione, ha detto Fini, "a me pare ancor oggi adeguatamente bilanciata. Un eccessivo peso attribuito alla parte 'non togata' del Csm esporrebbe inevitabilmente questo organo a forti interferenze da parte del potere politico. In questo modo, si minerebbero proprio i principi basilari che l’articolo 104, primo comma, della Costituzione vuole assicurare, ovvero quelli della autonomia e della indipendenza della magistratura. Le conseguenze, quasi inevitabili, di un simile ribaltamento sarebbero rappresentate dai gravi rischi per l’imparzialità del giudice nell’applicazione della legge e per il rispetto, in materia penale, dello stesso principio di legalità"

TENSIONE MAGISTRATI-POLITICA - "Se le ragioni delle modifiche proposte sono giustificate col clima di tensione che vede contrapposti, da un lato, la magistratura o parti di essa e, dall’altro, frange pur rilevanti del potere politico, simili soluzioni appaiono ancor più rischiose - ha proseguito Fini - In un clima così già oggi poco disteso, le interferenze fra potere politico e funzione giurisdizionale sarebbero destinate ad intensificarsi e ciò porterebbe inevitabilmente al determinarsi di una spirale di intrecci e cortocircuiti fra politica e giustizia sempre più forti e pericolosi, in particolare per la credibilità delle nostre istituzioni".

LE RISORSE - "La priorità di ogni riforma della giustizia è disporre di maggiori risorse finanziarie". Secondo la Terza carica dello Stato, con maggiori risorse "si potrebbe incrementare il numero dei magistrati perché non è vero che quello attuale è sufficiente, e si potrebbero migliorare anche le dotazioni, i mezzi e gli uffici a disposizione dei magistrati. E potrebbe essere migliorata e incentivata l’informatizzazione". Più risorse, per Fini, vorrebbe dire anche "dare vita alla costruzione di nuove carceri, perché il problema del loro affollamento non può essere risolto con indulti o chiudendo gli occhi".