Roma, 15 dicembre 2010 - La vittoria di Silvio Berlusconi in Parlamento non frena il Terzo Polo. Anzi. A poco più di ventiquattro ore dal voto dell’Aula di Montecitorio, le forze che avevano firmato una delle due mozioni di sfiducia, ovvero Udc, Fli, Api, Mpa, Liberaldemocratici, Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti, danno vita “al coordinamento parlamentare unitario di Camera e Senato verso un nuovo polo politico”.

Il battesimo avviene all’Hotel Minerva, a due passi dal Pantheon, in un’affollata riunione con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e una folta delegazione di tutti i partiti del nuovo polo: “Siamo più di cento parlamentari ma parleremo con una voce sola”, spiega Pier Ferdinando Casini. Ma, assicura il leader Udc, “non faremo guerre di religione né useremo i toni da giorno del giudizio sentiti ieri”. E infatti nel comunicato congiunto diffuso al termine dell’incontro si parla di “opposizione responsabile pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani, a partire da quelli economico-sociali e dalle grandi riforme che servono al paese”. 

 Il nuovo soggetto, che terrà la prima assemblea parlamentare entro gennaio e si coordinerà anche in vista delle prossime elezioni amministrative, si presenta come un interlocutore “costruttivo” di Berlusconi ma lo stesso Rutelli non nasconde che “oggi Berlusconi si sveglia rendendosi conto che ha più problemi di prima”. La mossa, studiata da Casini, infatti, arriva in risposta al no del Cavaliere all’invito a dimettersi per dare vita a un governo di responsabilità. Ed è pure la risposta alla caccia ai deputati delusi che il premier ha annunciato questa mattina e che i fondatori del Terzo Polo assicurano di non temere.

Nel corso della riunione all’Hotel Minerva, preceduta da una serie di incontri alla Camera, uno anche a pranzo tra Fini e Casini, uno degli argomenti che ha tenuto banco, e che ha già diviso, è stato quello del nome: ci si è accordati intanto per “Polo della Nazione” ma Casini ha già confessato che preferirebbe “Polo per l’Italia. E’ più bello”. Inoltre qualcuno, già oggi, voleva già dare vita a un coordinamento della comunicazione, o un coordinamento socio-economico. Tutte ipotesi rinviate all’assemblea di gennaio. Intanto, “passiamo le vacanze di Natale sereni e tranquilli” dopo la mossa di oggi, ha detto Casini.

Il Pdl minimizza: “E’ una stampella, una piccola ruota di scorta (peraltro perdente) della sinistra”, dice Daniele Capezzone. E Fabrizio Cicchitto gli fa eco: “Un’operazione asfittica e contraddittoria”. Secondo Paolo Bonaiuti “ha poche speranze, il centro è occupato dal Pdl”. Il partito del premier in queste ore sta tentando di ‘marcare' il terzo polo con la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, un 'Polo dei moderati' attraverso i quattro ex finiani (Polidori, Siliquini, Moffa e Catone), esponenti in 'prestito' del partito di via dell’Umiltà e altri parlamentari che potrebbero arrivare proprio da Fli e dall’Udc.

IL PREMIER STRONCA L'INIZIATIVA - Per Silvio Berlusconi il neonato ‘Polo della nazione’ è "inesistente", un progetto che "non ha possibilità di futuro" e che soprattutto non esiste nell’elettorato. Riflessioni che il presidente del Consiglio, secondo quanto riferito da alcuni presenti, ha fatto nel corso del vertice di questa sera a Palazzo Grazioli. A proposito dell’alleanza tra Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, il Cavaliere ha sostenuto che andrà a danno del presidente della Camera, che sarà destinato a essere un co-protagonista e lentamente a sparire.

Il presidente del Consiglio avrebbe sottolineato ai suoi che va fatto di tutto per recuperare più moderati possibile, per creare quell’area di responsabilità che sostenga il governo, il tutto in attesa di capire se sia ancora possibile un’intesa con Casini.

SUL VOTO DI IERI PARLA A CANALE 5 - "È stata sconfitta la congiura di Fini e della sinistra", "è fallita una manovra di palazzo, una operazione portata avanti da due anni e che è miseramente fallita". È quanto ha affermato Silvio Berlusconi parlando a ‘Mattino 5’. "L’ipotesi del terzo polo non ha più prospettive". E poi: "Ieri sera già diversi altri parlamentari hanno offerto la loro collaborazione". 

Il premier è tornato a soffermarsi sulla necessità di allargare la maggioranza spiegando che già da ieri "ci sono diversi deputati in più". Il premier si dice convinto che arriveranno altri deputati per allargare la maggioranza, risponderà all’appello "chi non vuole giocare allo sfascio sulla pelle degli italiani. C’è chi è consapevole - spiega il presidente del Consiglio - della situazione e già è venuto da noi". Il premier ricorda di aver già rivolto diversi appelli ai moderati e ripete che è sbagliata "una opposizione personalistica e ideologica".

Ma Silvio Berlusconi, rispondendo ad una domanda di Belpietro sulla possibilità di allargare all’Udc, dice di pensare "a singoli deputati che non condividono più la linea dei loro partiti". Il riferimento è anche verso gli esponenti di Fli, molti dei quali "hanno pagato il debito di riconoscenza" nei confronti di Gianfranco Fini e ora "sentono innaturale restare in un partito" la cui direzione va verso la sinistra.

FINI AL CENTRO DELLE POLEMICHE - Cosa pensa il Presidente del Consiglio sull’ipotesi che il Presidente della Camera debba rassegnare le dimissioni? "L’assemblea le ha chieste, ma è una scelta sua. Non so cosa dire, non voglio rispondere", dice Silvio Berlusconi .

La posizione di Fini torna al centro della bufera dopo le parole a lui attribuite da un quotidiano. Sandro Bondi, ministro della Cultura e coordinatore Pdl, in una nota afferma: "Alcuni quotidiani riferiscono di una riunione avvenuta ieri nello studio di Fini, nel corso della quale si sarebbe discusso del voto di sfiducia di Futuro e Libertà nei miei confronti. Se questa notizia fosse confermata, ci troveremmo di fronte al venir meno, in maniera plateale, del ruolo di garanzia istituzionale del Presidente della Camera e ad una abnorme commistione tra imparzialità del Presidente della Camera e leadership di un gruppo parlamentare".

Il diretto interessato scrive allora a Napolitano sollevando dubbi sulla terzietà ed imparzialità di Fini nella sua veste di Presidente della Camera. Replica a stretto giro di posta il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano: non c’era bisogno di scomodare il Colle per una questione che non rientra nemmeno nelle sue competenza. Bastava una telefonata e avremmo smentito certe ricostruzioni.

Nel frattempo, Gianguido Bazzoni vuole mandare a casa Gianfranco Fini. E, per farlo, il consigliere regionale del Pdl lancia una petizione on line sul suo sito internet per far dimettere il leader di Fli dalla carica di presidente della Camera dei deputati. "Chiunque sia convinto, come il Popolo della Libertà- spiega Bazzoni- che Fini politicamente non abbia piu' alcuna legittimita' per ricoprire un ruolo che gli e' stato assegnato perche' eletto alla terza carica dello Stato con il Pdl, firmi per le sue dimissioni". Dimissioni, insiste il berlusconiano, "che il presidente della Camera avrebbe gia' dovuto rassegnare mesi fa, quando ha deciso di tradire la volonta' dei suoi elettori fondando un altro partito". Nonostante "la vittoria su tutti i fronti di Silvio Berlusconi e del Pdl, pero', Fini continua a restare attaccato alla sua poltrona, a dimostrazione che piu' che il bene del Paese, in tutti questi mesi abbia messo al primo posto solo i suoi interessi personali".

Per 'sfiduciare' il presidente della Camera, spiega ancora il consigliere, "è sufficiente andare sul sito www.gianguidobazzoni.it, cliccare su 'Guido risponde' e lasciare nella finestra che si apre la propria email e il messaggio 'mandiamo Fini a casa'".