Strasburgo, 24 dicembre 2010 - Che cos'è l'Europa? Sono tornata a pormi questa domanda l'altro ieri, quando mi è giunta notizia della lettera che il ministro Franco Frattini ha inviato a José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. In essa il nostro ministro degli Esteri chiedeva espressamente il ritiro di tre milioni di eurodiari scolastici distribuiti in 21mila scuole europee, per una ragione tanto semplice e condivisibile quanto sconcertante: su quelle pagine sono segnalate molte festività di altre religioni, per esempio il Ramadan dei musulmani, ma non il Natale e la Pasqua dei cristiani.

Si è trattato di un «errore», come si è giustificata la Commissione europea? Probabilmente sì, e come tale lo si può perdonare. I diari vengono stampati da ditte appaltatrici nelle lingue di ciascun Paese destinatario (il costo dell'operazione è cinque milioni di euro) per essere poi distribuiti agli studenti: l'iniziativa va avanti da sette anni e raccoglie sempre più successo, tanto che si è passati da una tiratura di 200mila copie ai tre milioni di oggi. Difficile pensare - ora - di ritirarle tutte.

La protesta di Frattini è stata accompagnata da quella del mio collega Mario Mauro, capogruppo Pdl all'Europarlamento, e della Polonia, nazione dove i temi della religiosità hanno un peso importante in politica. Alla fine è probabile che la soluzione più praticabile sarà quella già adottata da alcuni studenti: invitare a segnare a penna le festività cristiane accanto a quelle delle altre religioni e alle informazioni di «educazione civica europea».

Ma di nuovo mi chiedo: che cos'è, allora, l'Europa? Una Ue laica è un progetto plausibile, ma fino a che punto lo è un'Unione completamente dimentica delle proprie radici cristiane? Se non addirittura, in alcuni momenti, inconsapevolmente ostile ad esse? Mi facevo le stesse domande recandomi in Parlamento europeo lo scorso mercoledì 8 dicembre, giorno, per i cattolici, dell'Immacolata concezione.

Qualcuno ha detto che l'Unione europea andrebbe interpretata con gli strumenti della psicanalisi: la diagnosi che ne verrebbe fuori sarebbe quella di un «odio di sé stessa» difficilmente curabile. Io non la penso così, e non penso sia il caso di parlare di odio, nemmeno inconscio. Ma il «fattaccio degli eurodiari» mi ha richiamato alla mente le parole scritte dall'allora cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, più di sei anni fa: «L'Europa è in rotta di collisione con la propria storia e si fa spesso portavoce di una negazione quasi viscerale di qualsiasi possibile dimensione pubblica dei valori cristiani. Perché? Come mai l'Europa, che pure ha una tradizione cristiana molto antica, non conosce più un consenso del genere?» A queste domande ne aggiungo un'altra: il valore vincolante dei grandi principi che hanno edificato l'Europa è ancora... vincolante?

Rispondere a tutto ciò va ben oltre lo spazio di questo intervento, e probabilmente la risposta sarebbe tanto una questione interiore (con cui, in occasione di questo Santo Natale, ognuno di noi si confronterà) quanto politica e culturale.

Ma di una cosa sono certa: quei ragazzi che hanno segnato liberamente sul loro «eurodiario» le festività cristiane non hanno certo la memoria corta.