Milano, 13 gennaio 2011 - Tre processi su tre a Silvio Berlusconi destinati a ripartire da zero, dopo che la Corte Costituzionale ha annullato in gran parte la norma sul legittimo impedimento continuativo. E’ questa la fotografia della situazione giudiziaria del premier vista dal palazzo che fu il simbolo di Mani pulite. La ragione sta nel trasferimento ad altri incarichi dei giudici che avevano iniziato i dibattimenti.


MILLS - Il processo per la presunta corruzione del testimone David Mills ricomincerà da capo perchè il presidente del collegio della decima sezione penale Francesca Vitale ora è in corte d’Appello. Per cui sarà sostituita da Antonella Lai che nel vecchio collegio era a latere e subentreranno due nuovi giudici. Nella puntata precedente del processo erano già stati decisi i temi di prova.
Bisognerà rifare la discussione che porterà via un paio di udienze. Ma poi sarà il turno delle udienze all’estero, una a Londra, dove nel corso per il dibattimento relativo a Mills i giudici di Milano a causa di una decisione a sorpresa non avevano potuto partecipare e le domande ai testimoni erano state fatte esclusivamente dai magistrati britannici; una a Lugano per sentire Paolo Del Bue (Arner Bank), testimone-imputato connesso che in riferimento al vecchio processo aveva risposto solo ad alcune domande e poi si era opposto alla trasmissione del verbale a Milano allungando i tempi.
 

Tra poco più di un anno per il caso Mills scatterà la prescrizione. Insomma sarà una corsa contro il calendario e al massimo di arriverà a celebrare il procedimento di primo grado. A livello probatorio è tra i processi al premier quello più forte per i pm, dal momento che la Cassazione affermando la responsabilità del corrotto Mills pur dichiarando la prescrizione ha accertato che il fatto storico effettivamente si verificò e questo ovviamente vale anche per il presunto corruttore. E’ anche vero però che Mills non era venuto in aula a ribadire le accuse formulate sia davanti ai pm sia nella famosa lettera sequestrata: ci potrebbe essere un problema di utilizzabilità della prova a carico di Berlusconi, ma l’ipotesi è ritenuta abbastanza remota.

MEDIASET - Il caso più spinoso è quello del processo Mediaset diritti tv, dove il premier risponde di frode fiscale. Il presidente Edoardo D’Avossa, da tempo trasferito a La Spezia come massimo responsabile del tribunale locale, non potrà più beneficiare della “applicazione” a Milano avendo superato tutti i tetti di tempo. Va considerato che il processo era a circa tre quarti del cammino e i difensori degli imputati, tra cui il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, hanno già preannunciato che non presteranno il consenso per ritenere validi gli atti fin qui svolti. Insomma ricominciare da zero significherà rifare anche le rogatorie internazionali. I fatti al centro della causa che risalgono fino alla data del 2005 sembrano a questo punto destinati alla prescrizione.

MEDIATRADE - Per quanto riguarda l’udienza preliminare di Mediatrade, dove Berlusconi è accusato di appropriazione indebita fino al 2006 e di frode fiscale fino al 2009, bisognerà fare i conti con il trasferimento in tribunale del gip Marina Zelante che però aveva celebrato solo la tappa iniziale con la decisione di rimettere gli atti alla Consulta. Zelante sarà sostituita dalla collega Maria Vicedomini. Non ci sono per ora problemi di prescrizione, ma il procedimento è considerato dagli addetti ai lavori quello probatoriamente più debole da parte dell’accusa.


Va ricordato infine
che un pezzo di Mediatrade, con Berlusconi indagato, era stato trasmesso per competenza a Roma in relazione agli anni in cui Rti aveva sede legale nella capitale. La fase è ancora quella delle indagini preliminari che però dovrebbero essere chiuse a breve. La procura di Roma aveva inviato inviti a comparire allo scopo di interrompere la prescrizione. Tutti gli indagati a iniziare dal premier e dal figlio Piersilvio non si erano presentati ai pm. Unica eccezione il produttore Daniele Lorenzano che rispondeva alle domande rigettando le accuse.