Roma, 27 gennaio 2011 - «Verità nascoste. Amori privati della Boccassini». E’ questo il titolo in prima pagina de ’Il Giornale’ di Alessandro Sallusti dedicato alla pm antimafia che indaga sul caso Ruby.  Nell'articolo viene scritto che «La pm finì sotto processo al Csm perché sorpresa in atteggiamenti sconvenienti con un giornalista di sinistra. Si difese invocando la privacy». E si prosegue:«E quella di Berlusconi, allora?». 

L'ARTICOLO DE 'IL GIORNALE' - Il quotidiano riporta una vicenda che, 29 anni fa (era il 1982), riguardò uno dei pm dell'inchiesta sul caso Ruby, l'attuale procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e che portò a un procedimento davanti al Csm al termine del quale il magistrato fu assolto. Il quotidiano riferisce di ''atteggiamenti amorosi'' che il magistrato ebbe con un cronista di 'Lotta Continua', accreditato alla sala stampa di palazzo di Giustizia, nei pressi del tribunale e finiti nella relazione di due agenti di scorta a un pm aggiunto. L'allora procuratore di Milano Mauro Gresti chiese il trasferimento per incompatibilità ambientale della Boccassini facendo riferimento anche a presunti ''episodi disdicevoli'' all'interno della procura (secondo il quotidiano, riunioni serali in ufficio e violente liti).


'Il Giornale' ricorda come la Boccassini si difese sostenendo che la vicenda riguardava ''solo questioni che attengono esclusivamente alla mia vita privata coperta, come tale, da un diritto di assoluta riservatezza''. Il Pg della Cassazione aveva motivato la richiesta di rinvio a giudizio ''non certo per il compiaciuto scambio di vistose affettuosità'', scrive il giornale citando le carte del Csm, ma perché l'altra persona coinvolta era un cronista di palazzo di Giustizia e questo avrebbe determinato ''le facili battute, il comportamento spicciolo, le maliziose insinuazioni e soprattutto il sospetto - fondato o meno non importa - nell'ambiente giornalistico, forense o in altri a questi vicini,
che la pubblicazione di talune notizie possa ricollegarsi a privilegiate confidenze''.


Il pg della Cassazione chiese la ''perentoria censura'' per Ilda Boccassini ma il magistrato fu assolto dalla sezione disciplinare del Csm nell'aprile del 1983 perché, scriveva l'organo di autogoverno dei giudici, ''nel ribadire il proprio orientamento in materia di diritto alla privacy, ritiene il comportamento della dottoressa Boccassini non abbia determinato alcuna eco negativa, ne' all'interno degli uffici giudiziari, come provano le attestazioni dei colleghi della Procura, né all'esterno''

 

IDV  - La scelta del quotidiano edito da Paolo Berlusconi ha portato Italia dei Valori a denunciare il rischio di un «linciaggio mediatico» contro la Boccassini e il ricorso ancora una volta al cosiddetto «metodo Boffo» finalizzato a screditare chi non in sintonia con il premier, e che portò in quel caso alle dimissioni del direttore di 'Avvenire'.
 

«Il linciaggio mediatico nei confronti della Boccassini - denuncia il portavoce Idv Leoluca Orlando - continua. I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato più esposto. La colpa della Boccassini? E’ quella di avere i capelli rossi così come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini turchesi». E aggiunge: «L’Italia dei Valori esprime solidarietà e vicinanza umana alla Bocassini, ai suoi colleghi e a tutti i poliziotti costretti a fare da scorta alle escort di Arcore».

«Chiediamo - conlude Orlando - anche un intervento dell’Ordine dei giornalisti affinché valuti se è deontologicamente corretto il pestaggio mediatico e se tutto ciò è informazione o semplicemente manganellate di regime».
 

PROCURATORE DI MILANO -  ''Le campagne di denigrazione e l'attacco personale si qualificano da soli''. E' quanto ha scritto in un comunicato ufficiale il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, titolare dell'inchiesta sul caso Ruby. La nota riguarda l'articolo uscito oggi su 'Il Giornale' riferito al pm Ilda Boccassini. 

"Ogni attività della magistratura - e dunque anche quella della Procura della Repubblica di Milano - in un ordinamento democratico è soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa - scrive il procuratore -; le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli, e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema per chi ne è autore e non per chi ne è vittima".

Il procuratore Bruti Liberati "esprime pieno sostegno e apprezzamento nei confronti dei colleghi coassegnatari del procedimento i quali, senza esenzione alcune dai turni e dalla attività ordinaria, hanno compiuto e stanno compiendo con tempestività e rigore professionale attività d'indagine''.
 

 Nel comunicato il procuratore ricorda che tutti gli atti dell'inchiesta svolti dai magistrati, oltre alla Boccassini, anche Pietro Forno e Antonio Sangermano, sono stati vistati da lui. Il procuratore Bruti Liberati ha precisato di aver lui stesso firmato ''le richieste e le note di trasmissione degli atti, dirette alla Camera dei Deputati'' e di aver vistato due inviti a comparire quello destinato a Silvio Berlusconi e quello per la sue ex igienista dentale Nicole Minetti ''pur non essendo richiesto il visto per tale tipo di atti'' i quali sono stati invece firmati dai pm o assegnatari del procedimento.
 

''In considerazione della delicatezza della vicenda - conclude -, il Procuratore della Repubblica segue costantemente e compiutamente tutta l'attività di indagine, di cui ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena responsabilità''.

 

MINACCE A PALAMARA - Sulla posta elettronica dell’Anm presso la Corte di Cassazione è arrivata una minaccia indirizzata al presidente Luca Palamara nella quale, tra l’altro, si dice "sta per arrivare la vostra ora". Le frasi di minaccia si riferiscono alla posizione di Palamara e dell’Anm che ha detto che non subirà intimidazioni per quanto riguarda la difesa della magistratura tutta e in particolare dei magistrati della Procura di Milano e di Ilda Boccassini attaccata oggi da il quotidiano milanese il Giornale. Gli inquirenti stanno indagando.