Roma, 21 febbraio 2011 - Il tema della giustizia ancora al centro della polemica politica: fa discutere in particolare l’ipotesi di reintrodurre l’immunità parlamentare: dopo l’apertura di Luciano Violante, il Pd frena e il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, sottolinea che i Democratici diranno ‘no' "senza ambiguità" alla reintroduzione dell’istituto. "Non esiste che per bloccare i processi di Berlusconi - aggiunge Franceschini - si dia l’immunità a lui e ad altri 944 parlamentari".


IL FRONTE DEL SI' - "L’immunità era nella Costituzione e serviva a bilanciare il rapporto complesso tra le garanzie di una magistratura indipendente e le garanzie dei parlamentari - insiste il Pdl con Fabrizio Cicchitto - si tratta di ripristinarla. A sinistra - continua - si apre una contraddizione tra chi è forzatamente giustizialista e chi invece è garantista». La maggioranza andrà quindi avanti su questo tema, lascia chiaramente capire Cicchitto e anche la Lega, assicura, «voterà a favore ricordando il nostro impegno all’approvazione del federalismo fiscale».

L’opposizione voti con la maggioranza per il ritorno dell’immunità parlamentare, raggiungendo così il consenso dei due terzi del Parlamento che eviterebbero il referendum confermativo. E’ l’invito del vice presidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, dopo che il senatore Pd Silvio Sircana, ex portavoce di Romano Prodi, si è detto favorevole ad approvare il ddl costituzionale Chiaromonte-Compagna. “L’opposizione deve comprendere che la reintroduzione dell’immunità parlamentare, che non vuol dire impunità - afferma Quagliariello in una intervista al ‘Corriere’ - è una riforma di sistema, non di parte nè di potere. Garantisce l’equilibrio tra le istituzioni così come lo hanno pensato i Costituenti, e garantisce anche l’autonomia della magistratura, garantendo l’ordine giudiziario dalla deriva cui assistiamo verso l’irresponsabilità”.

Critiche al ‘no' del Pd e di Franceschini vengono dal coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: "È davvero singolare che un esponente politico come Violante, per un lungo periodo identificato come il teorico del ruolo della giustizia nella vita politica italiana, formuli riflessioni e proponga soluzioni di grande onestà intellettuale - dice - mentre un erede della storia della Democrazia Cristiana, che dovrebbe avere mantenuto i segni del giustizialismo sulla propria pelle politica, si esprime con lo stesso tono e le stesse parole di un Di Pietro".


IL FRONTE DEL NO - Anche l’Udc non crede alla buona fede della posizione del Pdl e il segratrio Lorenzo Cesa spiega che "con questo clima di scontro che si è creato tra il presidente del Consiglio e la magistratura oggi è impensabile procedere ad una seria riforma della giustizia, cosa che invece andrebbe affrontata se ci fosse un clima di serenità tra le parti". Altolà anche dai finiani che con Fabio Granata ribadiscono la loro "totale contrarietà" al provvedimento, annunciando che attendono il premier alla prova dell’aula.

Un sì all’immunità parlamentare "non è nè sarà mai la linea del Pd. Non si può tornare indietro. sarebbe folle prevedere l’immunità per 945 parlamentari per garantirla a Berlusconi. E poi se è sbagliata per Berlusconi è sbagliata anche per tutti gli altri deputati e senatori", dice il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini, in un colloquio con L’Unità.

 "L'Italia è sempre meno un paese democratico e Berlusconi inquina la vita pubblica per via di un conflitto personale con la giustizia dalla quale si vuole sottrarre a tutti i costi: in questo quadro, nessuna riforma della giustizia o revisione dell'immunità parlamentare è possibile. Nemmeno a parlarne come ipotesi", afferma il parlamentare europeo dell'Idv Luigi De Magistris.