Roma, 26 febbraio 2011 - Lo scenario geopolitico sta cambiando "e l'Italia ne è coinvolta". Con queste parole il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha aperto il suo intervento al 46° congresso dei Repubblicani. "Nessuno ha potuto prevedere quello che è successo in Libia e quello che è accaduto qualche settimana prima in Tunisia e in Egitto, e nessuno potrà prevedere cosa avverrà", ha proseguito aggiungendo che "sembra che effettivamente Gheddafi non controlli più la situazione in Libia".

Accolto da applausi ma anche da qualche fischio, il premier ha posto l'accento su quanto sta avvenendo sulla sponda opposta del mediterraneo. "Se tutti sono d’accordo sulla necessità di porre fine a un bagno di sangue raccapricciante e che le aspirazioni del popolo libico vanno sostenute con atti concreti, va detto che per noi il futuro è pieno di incognite gravi: potremmo avere nei prossimi mesi sulla sponda Sud del Mediterraneo stati più liberi e democratici, ma potremmo anche trovarci a pochi km da coste italiane pericolosi centri di integralismo islamico. Potremmo fare i conti con un’emergenza umanitaria, con decine di migliaia di profughi".

Berlusconi ha quindi messo in guardia dallo sviluppo della crisi libica. "L’Europa e l’occidente - ha sostenuto - non possono rimanere spettatori di questi eventi e soprattutto non possiamo farlo noi".

Non è, poi, mancato un affondo alla politica italiana. "Una classe dirigente seria deve unirsi e non avvitarsi in polemiche mediocri e in teatrini che non abbassano il sipario nemmeno di fronte alle tragedie della storia", ha affermato appellandosi ai repubblicani che invece hanno "il senso della storia e delle istituzioni".

Rivolto all’opposizione, il premier prima ha chiesto responsabilità e senso dello Stato ("Sarebbe assolutamente doveroso un supplemento di senso dello Stato e di senso di responsabilità. Il governo se lo aspetta da tutte le forze politiche responsabili"), poi ha mollato la stoccata.

"Siamo lontani da questo, perché abbiamo un’opposizione con cui ci confrontiamo, che non ha mai rinunciato all’illusione della spallata con la magistratura e con manovre di palazzo per sovvertire un risultato che non riescono ad ottenere attraverso le urne". "Noi - ha concluso - non verremo meno ai nostri compiti e al dovere di guidare questa nazione verso il futuro".