Roma, 23 marzo 2011- Il Senato ha dato il via libera alla partecipazione italiana alle operazioni contro la Libia, ma certo non si può dire che si sia realizzata quella ‘ampia convergenza’ che aveva auspicato il capo dello Stato. Nessuno in Aula ha presentato documenti per chiedere l’uscita dell’Italia dalla coalizione internazionale che sta intervenendo in Libia, ma alla fine i documenti votati sono stati cinque e il sì delle opposizioni all’intervento italiano è stato comunque distinto da quello della maggioranza: sono passate la risoluzione della maggioranza, ma senza il voto di Pd e Idv e con l’astensione del ‘terzo polo’, e la risoluzione del Pd, anche con i voti di Idv e terzo polo, ma senza quelli della maggioranza che aveva ‘inglobato’ il documento del Pd proprio per non doverlo votare a parte.


Insomma, non si è riusciti, dopo una lunga giornata di trattative e di mosse tattiche, ad arrivare ad un documento votato all’unanimità e, in realtà, va detto che non erano poi in molti ad augurarselo: certamente non la Lega, che da lunedì scorso ha messo da parte il suo iniziale no alla missione in cambio di una serie di ‘paletti’, soprattutto sul tema dell’immigrazione, attraverso la rivendicazione di una sorta di ‘blocco navale’ a tutela delle coste italiane; non lo voleva il Pd, che non aveva nessuna intenzione di offrire alla maggioranza la possibilità di coprire le proprie divisioni dietro al velo di una unanimità stiracchiata; e certo non lo voleva nemmeno l’Idv di Antonio Di Pietro, che all’inizio chiedeva addirittura la denuncia formale del trattato Italia-Libia, già in parte sospeso ‘de iure’ dalla risoluzione Onu e congelato di fatto dopo l’avvio dei bombardamenti.


La risoluzione Lega-Pdl contiene passaggi sull’immigrazione che non sono piaciuti alle opposizioni. Ma se Idv e Pd erano orientati già dall’inizio a dire no ‘tout court’, il ‘terzo polo’ ha cercato per tutta la giornata di ottenere qualche concessione dal Governo, che a sua volta aveva interesse se non altro ad evitare la trappola che aveva preparato il Pd: infatti, dal momento che il documento Lega-Pdl è il risultato di una complicata mediazione tra i due partiti, i democratici hanno avuto gioco facile a riproporre così com’era il testo della risoluzione votata lo scorso venerdì dalle commissioni Esteri e Difesa, con il sì di Pdl, terzo polo e Pd, ma con l’assenza politicamente significativa della Lega. L’idea era quella di mettere in imbarazzo la maggioranza, dal momento che il Pdl non avrebbe potuto votare contro una risoluzione approvata pochi giorni fa.


L’operazione ha però innescato la contro-mossa del Governo che, per evitare che alla fine il documento del Pd avesse più voti di quello della maggioranza, ha convinto la Lega ad incorporare nella risoluzione anche il documento dei democratici. Questo ha permesso al Pdl di votare solo la propria risoluzione, non partecipando al voto sul documento Pd “perché già inglobato in quello della maggioranza”, come ha spiegato Maurizio Gasparri. La risoluzione del Pd, però, è passata lo stesso, dal momento che la maggioranza non ha partecipato al voto. Bocciate invece le risoluzioni di Idv, terzo polo e Radicali.
 

L'INTERVENTO DI FRATTINI - ’L’Italia sta dando e darà il proprio contributo nel puntuale rispetto dei limiti definiti dalla risoluzione Onu 1973’’ sulla Libia. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini riferendo in aula al Senato sulla missione in Libia. ‘’Abbiamo sperato che Gheddafi scegliesse la via dell’esilio, ipotesi da piu’ parte evocata per evitare il massacro di civili". L’azione militare è necessaria ‘’per evitare danni gravissimi’’, per questo ‘’ci siamo e ci saremo in piena dignità " ha proseguito Frattini. Era ‘’necessario partire con un azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili’’ e ora ‘’dobbiamo tornare alle regole con un unica catena di comando unificato alla Nato’’, perché l’Italia non vuole e deve ‘’evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute’’ in Libia da parte di altri Paesi. Sulla soluzione del conflitto Frattini ha detto che ‘’l’unica precondizione posta dalla comunità internazionale è l’abbandono del potere da parte di Gheddafi’’.