Milano, 6 aprile 2011 - Sette minuti e a fare notizia per le decine di cronisti che gremiscono l’aula in un’atmosfera da ‘fiato sospeso' quando il giudice Giulia Turri apre con un ‘buongiorno' l’udienza, è quello che non succederà. Pochissimo pubblico, assenti il premier e i suoi avvocati - parlamentari per impegni istituzionali, comincia con un’udienza ‘lampò aggiornata al 31 maggio l’attesissimo processo Ruby in cui Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile.

Fuori dall’aula della Prima Corte d’Assise d’Appello, il legale della giovane marocchina anticipa che la presunta ‘parte offesa' del premier non si costituirà parte civile: "La ragazza - spiega Paola Boccardo - ha subito soprattutto danni mediatici ma non imputabili a Berlusconi e non ha ritenuto giusto costituirsi perchè ritiene di non aver subito alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore nè per aver frequentato il premier". Una scelta diversa, per Boccardo, "sarebbe stata in contrasto con quello che Karima ha sempre detto, e cioè di non essere mai stata oggetto di atti sessuali da parte del presidente del Consiglio. L’altro motivo della sua scelta - ha proseguito - è che lei ha sempre affermato di non essersi mai prostituita mentre questo processo dà per scontato che si sia concessa dietro pagamento".

Neppure le altre parti offese indicate dalla Procura, i funzionari Giorgia Iafrate, Ivo Morelli e Pietro Ostuni, che erano presenti la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 quando Ruby fu affidata a Nicole Minetti per le presunti pressioni del premier, si costituiranno parti civili. "La mia assistita non ha subito nessun danno - spiega Luca Gentili, difensore della Iafrate - l’affido alla Minetti è stato regolare".

Annuncia invece la costituzione Monica Gambirasio, legale della Onlus Arci - Donna. Esulta Giorgio Perroni, difensore sostituto processuale di Niccolò Ghedini e Piero Longo: "Significativo che nessuna delle presunte parti offese si sia costituita parte civile, dimostreremo che il premier è innocente". Tuttavia, non è infrequente che le parti offese indicate dall’accusa non chiedano i danni: era accaduto, per esempio, nel processo ‘Vallettopoli' a carico di Fabrizio Corona, che poi venne condannato per estorsione.

In aula, si vedono tre dei quattro ‘accusatorì del premier: manca solo il procuratore Pietro Forno, mentre ci sono il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, il pm Antonio Sangermano e il capo della Procura, Edmondo Bruti Liberati che, spiega, è venuto "solo a controllare che sia garantito il massimo comfort ai giornalisti".

I cronisti stranieri osservano incuriositi i grandi teli bianchi messi per coprire le gabbie dove di solito siedono i detenuti o i loro colleghi italiani e definiti «vergognosi» dalla Camera Penale milanese. Appena il tempo di ammirare il ‘maquillage' dell’aula per l’occasione che il presidente del collegio della IV sezione penale, Giulia Turri, spiega perché si sia deciso di rinviare al 31 maggio, quando verranno trattate le questioni preliminari: "Le difese avevano indicato il 6 giugno, ma al Tribunale sembra troppo avanti, quindi andiamo al 31 maggio". Quel giorno, promette Perroni, il premier sarà in aula. In una lettera consegnata ai giudici ha fatto sapere che è sua "intenzione partecipare alle udienze", ma oggi non poteva esserci a causa di impegni connessi con la crisi libica.