Roma, 8 giugno 2011 - Vertice nella notte tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il leader della Lega, Umberto Bossi (accompagnato da Roberto Calderoli) e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di rientro da Bruxelles con in tasca i complimenti della Ue per il rigore nei conti pubblici ma anche l’esortazione a nuovi interventi strutturali e in agenda la necessità della riforma fiscale chiesta a gran voce da Carroccio e premier. Ed è proprio il taglio delle tasse o, meglio, il come intervenire a tempi brevi sull’economia con provvedimenti che diano impulso alla crescita quello che è stato il piatto forte dell’imprevista riunione.

E’ infatti probabile che il vertice notturno si sia reso necessario dopo le raccomandazioni di ieri della Commissione europea all’Italia in vista della legge finanziaria del 2012. Sui conti pubblici, infatti, l’Italia, secondo Bruxelles, non ha margini ed entro ottobre deve varare nuovi interventi strutturali (si annuncia perciò una manovra correttiva che potrebbe prevedere il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici fino al 2014).

Tra le raccomandazioni della Commissione, c’è anche quella di utilizzare al meglio i fondi dell’Unione europea e di usare eventuali benefici per ridurre il debito pubblico. Detto questo, il vertice notturno è sicuramente servito anche a ‘fare un punto’ anche sulla situazione del governo, a rischio impasse tra il doppio fuoco di Bruxelles e del proprio elettorato.

GOVERNO BATTUTO DUE VOLTE - Governo e maggioranza battuti al Senato per due volte sul ddl anticorruzione su cui erano appena iniziate le votazioni, conclusa con la replica del Sottosegretario Augello la discussione generale. L’aula, a sorpresa, ha respinto con 133 voti contrari, 129 a favore e 5 astensioni l’emendamento presentato dal relatore di maggioranza Lucio Malan (Pdl), interamente sostitutivo del primo articolo della nuova legge.

La seduta a palazzo Madama è stata immediatamente sospesa, dopo l’inattesa debacle del centrodestra nel ramo del Parlamento in cui è più forte, per decidere come proseguire i lavori sul provvedimento. Riaperta la seduta, sono riprese le votazioni e di nuovo il centrodestra è stato battuto sull’approvazione dell’intero articolo uno. Gli emendamenti depositati per l’aula sul ddl anticorruzione, un articolato composto in tutto da 13 articoli, sono stati oltre duecento. Ragione per la quale si era concordato di avviarne questa settimana l’esame per giungere la prossima al voto finale.

L’emendamento di maggioranza respinto prevedeva la istituzione di un comitato coordinamento sulle iniziative contro la corruzione presieduto dal presidente del Consiglio.

Il Governo ripresenterà domani una formulazione per sostituire l’articolo 1 dell ddl anticorruzione. La conferenza dei capigruppo del Senato, durata quasi un’ora e mezza, ha stabilito che questa parte del provvedimento sarà esaminata dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia. L’aula invece proseguirà nell’esame del ddl e nelle votazioni sugli altri articoli a partire dall’articolo 2.

STOP IN COMMISSIONE - La presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, ha sospeso la seduta durante la quale si stava prendendo in esame parte del dl Sviluppo perché mancavano due commissari dei Responsabili, spiegando di dover incontrare il capogruppo Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto. ‘Sollevazione’ generale, a questo punto, da parte delle opposizioni che hanno fatto osservare che la sospensione sarebbe stata causata dalla certezza da parte del Pdl di non avere la maggioranza.

GIURAMENTO SULLA COSTITUZIONE: LEGA VOTA NO -  La Lega Nord ha votato contro un emendamento al ddl anticorruzione che obbliga coloro che occupano cariche pubbliche o assumono pubblici impieghi di giurare fedeltà alla Costituzione italiana.

IL CASO 'FORZA DEL SUD' - Tutto questo mentre si apre una nuova grana per la maggioranza: Forza del Sud, il movimento creato dal sottosegretario Gianfranco Micciché, è pronto a lasciare il Pdl. La direzione nazionale di Forza del Sud ha deciso di fuoriuscire dai gruppi del Pdl alla Camera e al Senato per costituire gruppi autonomi o confluire in quelli misti.  “Forza del Sud sara’ un gruppo autonomo, non si puo’ essere totalmente succubi della Lega”, ha detto chiaro e tondo il leader di Forza del Sud Gianfranco Micciche’

Già durante la riunione della direzione nazionale, allargata a coordinatori regionali e parlamentari, è emersa la volontà di “differenziarsi” dal Pdl. Da questo l’intenzione di fuoriuscire dal partito di Silvio Berlusconi e dar vita alla Camera e al Senato a gruppi autonomi.

Viene spiegato, infatti, che il voto amministrativo, nel quale FdS si è presentata in tutte le regioni del centro sud ha evidenziato la crescita del movimento, attestato secondo i sondaggi intorno al 2,1% a livello nazionale. Per questo, la maggioranza dei parlamentari di Forza del Sud ha chiesto al leader Gianfranco Micciché di dire addio al Pdl e proseguire per una strada autonoma.

In base ad alcuni calcoli, Forza del Sud potrebbe contare su 11-12 deputati e 5-6 senatori. La scelta di creare gruppi autonomi o aderire ai gruppi misti di Camera e Senato dipenderà da valutazioni politiche.

Forza del Sud, viene ancora spiegato non garantisce al momento un appoggio incondizionato alla maggioranza. Ma il voto a favore, soprattutto in vista della verifica parlamentare di fine mese, viene subordinato al recepimento di alcune richieste precise a favore del Mezzogiorno: prima fra tutte la sburocratizzazione, ossia lo snellimento di alcune procedure amministrative.