Trescore (Cremona), 9 luglio 2011 - Il leader della Lega, Umberto Bossi, ritiene che il premier Silvio Berlusconi abbia accettato di far partecipare l’Italia alla coalizione internazionale in Libia su pressione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Berlusconi c’è andato in Libia perché inviato dal presidente, bisogna dirla la verità” ha detto il capo del Carroccio parlando a un comizio a Trescore in provincia di Cremona.

 

“Il partito della guerra - ha aggiunto Bossi - è molto numeroso, quella in Libia la sosteneva anche il presidente della Repubblica”.

 

Il leader della Lega lancia poi messaggi minacciosi ai membri del proprio partito troppo avidi di poltrone o denaro. “Durano poco quelli troppo sensibili ai soldi. Io li metto fuori e li lascio agli altri partiti” ha detto durante un comizio in provincia di Cremona Bossi al quale è accompagnato dai ‘maroniani’ Giancarlo Giorgetti e Andrea Gibelli.

 

Interpellato sulla questione primarie, Bossi dice: "Quando si fanno le primarie vuol dire che un partito è rotto e non sarebbe in grado di indicare le persone’’.

 

Quanto alla possibilità che a succedere a Silvio Berlusconi sia Angelino Alfano, il senatur ha ripetuto che non si occupa delle vicende interne del Pdl, perche’ in questo ‘’non conto niente’’.

 

SECESSIONE - Per Umberto Bossi “i lombardi non volevano” l’unita’ d’Italia e, ora, “chi fa troppa festa” per i 150 anni dell’Unità “è perché ha paura della verità”. “La Padania sta tornando”, ha tuonato il leader della Lega Nord, durante un comizio alla festa del partito, a Trescore Cremasco, nel cremonese.

 

“Ultimamente, spesso, nelle feste mi gridano ‘secessione, secessione’: quella è la medicina esatta, giusta per un Paese che truffa i suoi cittadini”, ha aggiunto, rivolto agli allevatori che sollevavano il problema delle quote latte.

 

“L’Italia l’hanno voluta i Savoia - aveva premesso Bossi - i lombardi non la volevano neppure, l’Italia: volevano solo sottrarsi agli austriaci”. Ora “fanno la festa per i 150 anni”, aveva continuato, “chi fa troppe feste è perché ha paura della verita’”.