Roma, 9 agosto 2011 - Nessun intervento sulle pensioni è stato ancora deciso, tra le misure che il Governo sta considerando per anticipare il pareggio di bilancio al 2013. “Allo stato non c’è nulla sulla previdenza. Guarderemo insieme alla sostenibilita’ dei conti, che a medio-lungo termine è a posto. Per il breve termine, ne faremo una verifica con le parti sociali”, ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi in un’intervista al Tg1.

 

Il Governo, ha detto il ministro, lavora per “individuare il percorso per arrivare al pareggio di bilancio 2013 e garantire allo stesso tempo un percorso di crescita”. Sull’andamento dei mercati, Sacconi ha detto che “c’e’ una crisi globale e l’andamento dei mercati e’ disgiunto dall’andamento dell’economia reale. Servirà una più robusta capacità dei leader dei Paesi europei nel dare regole ai mercati”.

 

E IL GOVERNO LAVORA ALLE MISURE PER IL PAREGGIO DI BILANCIO - Mentre il governo lavora alle misure per accelerare il pareggio di bilancio al 2013, cresce l’attesa per l’informativa del ministro dell’Economia di fronte alle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e Senato che, potrebbe rappresentare uno spartiacque nell’andamento dei rapporti parlamentari tra maggioranza e opposizione. Nella coalizione di governo c’è tutto l’interesse a non far cadere nel vuoto le prudenti aperture dell’Udc, che tuttavia non ha alcuna intenzione di fare da stampella al governo.

 

“E’ avvilente che, davanti a un’opposizione che si occupa delle sorti del Paese in un momento drammatico - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini- ci sia chi strumentalizza con le solite logiche del palazzo. Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi e continuiamo a operare solo per l’Italia e gli italiani”. E se continua il tam tam tra la maggioranza e l’Udc, il Pd insiste nel chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Ferma l’Idv nella sua richiesta di voto anticipato. Che non vi sia lo spazio per maggioranze alternative, lo ha scritto nero su bianco il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che in una lettera al “Corriere” ha anticipato la severità delle misure in cantiere. ‘’Il risanamento della finanza pubblica e l’obiettivo del pareggio di bilancio - ha premesso - comportano inesorabilmente il pieno controllo sui conti della previdenza, dell’assistenza, della sanità, della finanza locale e del pubblico impiego. Si può legittimamente discutere circa i tempi necessari per conseguire risultati sostenibili e irreversibili ma è indiscutibile che le opposizioni interne non abbiano mai assecondato questi percorsi, opponendo anzi resistenze caparbie al centro e, ancor piu’, nei territori".

 

"Queste sono le politiche, non misteriose perché già avviate, delle quali oggi si vuole l’accelerazione. Per ciascuna di esse dovremo prendere ulteriori decisioni anche attraverso quel dialogo sociale che noi abbiamo sempre inteso come un mezzo per fare e non come fine a se stesso. Non vi sono quindi maggioranze parlamentari diverse - ha ammonito il ministro del Lavoro- da quella attuale che possano essere ritenute piu’ disponibili al cambiamento. Nemmeno per sostenere ambiziosi tecnici che aspirano, senza fatica, a un ruolo politico".

 

“Abbiamo perso la nostra sovranità nazionale - ha rimarcato Pierluigi Bersani - se il premier si lascia commissariare, noi non intendiamo essere commissariati’’. Secondo il segretario del Pd il “problema più pressante” non è il commissariamento dell’Italia, bensì la “permanenza di Berlusconi” a palazzo Chigi, che “rischia di bruciare mese dopo mese gli sforzi che nel frattempo mettiamo in campo. Il problema è che la faccia di chi dovrebbe presentare le dure ricette prescritte dal commissario è quella di Silvio Berlusconi. Si tratterà di misure drammatiche - ha avvertito- che bisognerà spiegare al paese”. Il segretario del Pd giudica “sconcertanti alcune anticipazioni sulla manovra”: “Se pensano di farla pagare alla povera gente dovranno vedersela con noi”, avverte.
 

 

Il segretario del Pd non cambia idea sulla necessita’ di elezioni anticipate, ma “di fronte all’emergenza occorre essere pronti a soluzioni di emergenza, compreso un governo composto di personalita’ che possano garantire la credibilità che il mondo ci chiede.  Aspettiamo di sapere cosa propone Tremonti, dopodiche’ e’ naturale che noi abbiamo le nostre idee”. “Bersani e con lui il gruppo dirigente del Pd -ha replicato Fabrizio Cicchitto- dimostrano tutta la loro irresponsabilita’ chiedendo le dimissioni del governo che e’ impegnato ad evitare che la speculazione determini l’aumento dello spread dei nostri titoli rispetto ai titoli tedeschi con conseguenze che sarebbero drammatiche per tutta l’economia italiana. Per evitare queste conseguenze dobbiamo fare i conti con la Bce e introdurre modifiche assai profonde nella struttura economica e sociale del paese”.

 

“D’altra parte, se avessimo seguito i suggerimenti di questi irresponsabili qualche anno fa, avremmo aumentato di un punto il nostro deficit, andando incontro a conseguenze catastrofiche. Di conseguenza tutto possono fare Bersani, e una parte del gruppo dirigente del Pd tranne che dare lezioni. Il momento -ha concluso Cicchitto- non sarebbe quello delle polemiche ma non si puo’ non reagire a questi attacchi sul commissariamento che hanno il sapore di cose antiche come quando il Pci attaccava il governo italiano sulla Nato e sull’ingresso nella Cee”. Sull’Italia messa sotto tutela dalla Ue, torna a insistere anche Antonio Di Pietro. “L’inerzia colpevole di Berlusconi e Tremonti ha fatto precipitare la situazione e ci ha reso un paese commissariato a cui l’Europa delle banche ordina cosa deve fare. L’Idv sa che bisogna salvare il paese dal disastro in cui questo governo lo ha cacciato. Siamo pronti a fare la nostra parte e ad assumerci le nostre responsabilita’ ma e’ ora che anche il presidente del Consiglio si assuma le sue, dimettendosi”.

 

“Deve capire che è diventato un problema enorme per l’Italia, e agire di conseguenza. La manovra è necessaria ma non può colpire di nuovo i soliti noti, i cittadini già tartassati, il lavoro dipendente, i ceti medi e medio-bassi. Stavolta a pagare devono essere tutti e i sacrifici devono essere distribuiti con equità e giustizia. Anche perché se l’effetto di questi tagli sara’ quello di lasciare i cittadini senza nemmeno un soldo in tasca e di deprimere ulteriormente l’economia -ha concluso il presidente dell’Idv- sara’ un rimedio peggiore del male".

 

Un invito alla coesione è arrivato anche da Claudio Scajola. “L’emergenza è forte, lavoriamo uniti e poi si vedrà. Oggi il tema è che governo e opposizioni trovino le forme e i modi per salvare la barca. Con l’urgenza di imprimere un’inversione di tendenza ai mercati sarebbe irresponsabile aprire una crisi. Prima bisogna che le acque si calmino”. “Due tentazioni vanno spazzate via subito: quella di una buona parte dell’opposizione -ha osservato il parlamentare del Pd, Giuseppe Fioroni- che continua a gridare ‘al voto al voto’, e quella di chi nel governo e nella maggioranza pensa che sia possibile arrivare a fine legislatura solo tirando a campare”. Tremonti “dica quello che ha da dire ma poi tocca al Parlamento tornare protagonista, assumendosi le proprie responsabilita’ e mettendo a punto un pacchetto di iniziative. La crisi può davvero trasformarsi nel banco di prova per ‘regalare’ al Paese una politica nuova".

 

Crisi dalla quale, ne è convinto l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, il governo vuole uscire assestando “un colpo definitivo allo Stato sociale senza intaccare i privilegi esistenti. Noi diciamo con chiarezza -ha aggiunto criticando duramente il contenuto dell’intervento di Maurizio Sacconi- che va una strada alternativa nella quale l’anticipo della manovra e il reperimento di nuove risorse convivano con un’impostazione di equita’ e solidarieta’ sociale. Perche’ il governo non pensa di tassare le rendite finanziarie al 20% come si fa nel resto dell’Europa? Come colpire la speculazione finanziaria che si arricchisce sull’impoverimento di milioni di famiglie?”.

 

“Noi pensiamo che sia giunto il momento di smetterla di far pagare il costo della crisi esclusivamente ai ceti medio bassi. I ‘compromessi pazienti’ invocati da Sacconi non sono neanche lontani parenti delle decisioni ‘per decreto’ di cui si e’ vantato Tremonti per colpire il sistema pensionistico, senza alcun confronto preventivo con i sindacati. Occorre, invece, una vera concertazione con le parti sociali che definisca obiettivi condivisi e, per realizzarla, e’ necessaria una discontinuita’ rappresentata da un nuovo governo che sia all’altezza di questo arduo compito’’, ha concluso . "Invece di rispondere sul merito delle questioni poste e anche accennate nella lettera del ministro Sacconi - ha ribattuto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto- Damiano fa un cattivo servizio a se stesso e alla sua indubbia competenza sull’argomento, riproponendo ancora una volta il problema del cambio del governo che in una situazione di questo tipo indipendentemente dalle diverse valutazioni politiche sarebbe irresponsabilita’ pura".

 

“Qui ci vuole la politica -ha esclamato il presidente della commissione Esteri del senato, Lamberto Dini - altro che governo tecnico. Certo, se fossi all’opposizione anch’io avanzerei la richiesta, che però di fatto è del tutto strumentale”. Ora e’ il momento, a detta di Dini, di passare dalle parole ai fatti. “Il governo ha fatto degli annunci - spiega l’ex premier- ora questi annunci devono essere tradotti in provvedimenti”. Quanto all’ipotesi di una patrimoniale, avanzata da piu’ parti, Dini ribadisce di essere “assolutamente contrario’’. "Sarebbe immorale, un vero e proprio esproprio il debito è stato fatto dallo Stato, dunque è giusto che per riparare venda i suoi averi”. Prima di giungere a una patrimoniale, dunque, si pensi alle privatizzazioni, ovvero “a vendere il vendibile”. Il ricorso a una patrimoniale, ha concluso l’ex premier, “vorrebbe dire non mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma togliere letteralmente i pantaloni alle famiglie”. Domani, intanto, al termine dell’incontro del governo con le parti sociali, il segretario del Pdl Angelino Alfano, ha convocato, presso la sede del partito a Roma, un vertice sulla crisi internazionale e sulle misure allo studio dell’esecutivo. Sono stati invitati a partecipare i capigruppo, i coordinatori e i ministri che hanno preso parte all’incontro con le parti sociali.

 

BOSSI: GUAI A TOCCARE LE PENSIONI DEI CITTADINI - “Le pensioni dei lavoratori non si toccano”. Con questo il titolo in prima pagina sulla Padania che di domani Umberto Bossi con toni ultimativi intima l’altolà del Carroccio alla vigilia degli incontri del governo con le parti sociali per individuare le misure anticrisi. Nel sommario Bossi rassicura che “finchè c’è la Lega non si mettono in discussione i diritti della nostra gente”, aggiungendo che “la stabilità non sacrifichi Padania e fasce deboli”.