Roma, 11 agosto 2011 - Un contributo di solidarietà del 5% per i redditi sopra 90mila euro e del 10% per quelli sopra i 150mila euro. L’intervento riguarderà i lavoratori dipendenti e gli autonomi. È una delle misure allo studio del governo che dovrebbe, secondo quanto si apprende, rientrare nel decreto anticrisi che l’esecutivo dovrebbe approvare domani.

 

A confermare la possibilità di un contributo di solidarietà (la cosiddetta eurotassa) è stato oggi lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel corso del suo intervento in Parlamento. L’intervento, in pratica, si allinea al taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici e al contributo di solidarietà sulle pensioni. Misure già varate con la manovra di luglio e che prevedono, appunto, una riduzione del 5% sopra i 90mila euro di reddito e del 10% sopra i 150mila.
 

 

Si tratterebbe in pratica di un'estensione anche al settore privato della tassa già prevista dalla manovra proprio sui redditi dei pubblici dipendenti superiori ai 90 mila euro. Non è ancora chiaro se si tratti di una misura ‘una tantum’ o se il "contributo"’ possa essere esteso a più anni, da qui al 2013, data del previsto pareggio di bilancio.
 

 

L'INTERVENTO DI TREMONTI IN COMMISSIONE - “L’articolo 81 nostra Costituzione non costituisce un caso di successo”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, durante l’audizione davanti alle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio della Camera e del Senato (GUARDA TUTTI I VIDEO).  “Lo dobbiamo cambiare”, ha aggiunto Tremonti, perché “trova difficoltà a funzionare”.

 

La scelta di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione è "una scelta che segna la fine di un’epoca nella quale l’Occidente poteva piazzare titoli ai valori che voleva". Oggi viviamo in un’epoca ‘’che costringe a scelte di maggior rigore: non puoi spendere più di quello che prendi soprattutto se con riluttanza prendono i tuoi titoli’’. 

 

“Dobbiamo intervenire con maggiore incisività sui costi della politica. Non solo sui costi dei politici ma sulle complessità del sistema”, ha aggiunto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.  Per il mercato del lavoro l’ipotesi da mettere in campo è ‘’una spinta alla contrattazione a livello aziendale, con il superamento del sistema centrale rigido’’ ma anche ‘’il licenziamento del personale compensato con meccanismi di assicurazione piu’ felici’’, una sorta di ‘’diritto di licenziare’’.

 

Tra le ipotesi allo studio per far fronte alla crisi c’è anche quella di ‘’tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici". Poi però, quando deve replicare agli interventi dei colleghi, precisa: “Non abbiamo intenzione di ridurre gli stipendi pubblici”, ha detto Tremonti, spiegando che l’ipotesi di intervenire sulle retribuzioni degli statali è soltanto una delle indicazioni della Bce, che l’esecutivo però non condivide.

 

Invece sul lato della crescita serve ‘’la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e la privatizzazione su larga scala dei servizi locali. Ce lo chiede la Bce". Si deve intervenire per rendere “più flessibile il mercato del lavoro”, ma si deve anche evitare “l’abuso di contratti a tempo determinato, perché si creano effetti di instabilità della persona che possono essere negativi per l’economia”. Dal lato delle entrate nel decreto che il governo varerà la prossima settimana possono essere previsti dei “contributi di solidarietà”.

 

Tanti gli altri argomenti toccati dal ministro dell'Economia. Tra le ipotesi allo studio per l’anticipazione del pareggio di bilancio al 2013, sulla base dei suggerimenti europei, figurano anche interventi sulle pensioni di anzianita’ e su quelle delle donne nel privato. Dal lato delle entrate nel decreto che il governo varerà la prossima settimana possono essere previsti dei “contributi di solidarietà”.

 

L’aliquota sulle rendite finanziarie, inoltre, potrebbe essere aumentata dal 12,5% al 20%.  L’incremento progettato dal governo, ha spiegato Tremonti, toccherà i titoli finanziari e non i titoli di Stato. La materia delle rendite finanziarie, ha sottolineato Tremonti, “è già abbastanza definita nelle scelte generali di politica fiscale”. C’è nella delega fiscale ma “non abbiamo nulla in contrario a un intervento diretto che potrebbe essere: A, fermi i titoli di Stato o equiparati; B, la riduzione dei depositi bancari e postali dal 27% al 20%; C, l’elevazione di tutti i titoli finanziari, esclusi i titoli di Stato, dal 12,5% al 20%”.