Roma, 13 agosto 2011 - SIndacati durissimi sul punto della manovra che prevede l'estensione 'erga omnes’ verso tutti i dipendenti degli accordi che sono coerenti con l’intesa interconfederale realizzati prima di questa intesa e validati dal consenso maggiorato dai lavoratori.

FIOM - Le tute blu della Cgil metteranno in campo da subito una mobilitazione e fino allo sciopero generale, come annuncia il leader della Fiom Maurizio Landini in un colloquio: "Non abbiamo nessuna intenzione di accettare una logica di questa natura - afferma - e credo che sia necessario mettere in campo una mobilitazione sociale e dei lavoratori straordinaria, mobilitazione che parta immediatamente e che porti risultati mentre il Parlamento sta discutendo, fino allo sciopero generale”. “Chiediamo - precisa - che ci sia uno sciopero generale di tutti i lavoratori e pensionati, non solo dei metalmeccanici”.


Il resto della manovra, prosegue Landini, “non e’ accettabile perché scarica i costi della crisi che esiste solo sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sui giovani. Non si affrontano i problemi dell’evasione fiscale e della corruzione, non viene introdotta strutturalmente una patrimoniale e non si affrontano i nodi che hanno determinato la crisi che riguarda il ritardo sull’innovazione dei prodotti e dei processi”.


Insomma secondo
il numero uno delle tute blu della Fiom “non si tiene conto del pronunciamento della maggioranza degli italiani avvenuta solo un mese e mezzo fa con il referendum. Il taglio poi alle regioni e ai comuni e’ un ulteriore attacco alla parte piu’ debole del nostro Paese”. Sugli statali per Landini “siamo al solito tentativo che ha visto in questi anni prima colpire i dipendenti della p.a. e poi estendere gli effetti al lavoro privato. Anche in questo caso - conclude - si continua a colpire chi lavora e non si mette mano alle reali disfunzioni organizzative che esistono”.

CGIL - “Occorre immediatamente reagire contro una manovra finanziaria che colpisce solo i lavoratori e i pensionati ed invece non chiede nulla ai ceti piu’ ricchi. Con le norme di Sacconi su contratti e art.18 si cancellano anni di conquiste di civilta’ nel lavoro”. Lo sottolinea Mimmo Pantaleo, segretario Flc Cgil. “Nel pubblico impiego - attacca Pantaleo - dopo il blocco dei contratti e degli stipendi con la manovra adesso si congelano per due anni le liquidazioni e si minaccia di non pagare le tredicesime. Tra i provvedimenti ingiusti sulle pensioni si estende anche alla scuola la finestra di uscita per i pensionamenti che significhera’ 12 mesi in piu’ di lavoro. I tagli pesantissimi su Regioni ed enti locali avranno effetti disastrosi sul sistema d’istruzione gia’ devastato dai tagli epocali del duo Gelmini-Tremonti. Per non parlare del ricatto ignobile tra immissioni in ruolo nella scuola e riduzione dei salari per i precari stabilizzati che alla luce della manovra risulta ancora piu’ inaccettabile. Ora basta. La crisi devono pagarla chi ha accumulato in questi anni enormi ricchezze, rendendo questo Paesi tra i i piu’ disuguali d’Europa. Metteremo in campo risposte di lotta durissime fino alla richiesta dello sciopero generale per cacciare un Governo moralmente impresentabile che scarica tutte le proprie responsabilita’ sui ceti popolari, non mette in campo misure a sostegno della crescita e approfitta della crisi per colpire duramente la dignita’ e i diritti dei lavoratori pubblici e privati. Il 22 ottobre - ricorda Pantaleo - Flc-Cgil e Fp-Cgil hanno gia’ promosso una grandissima Manifestazione Nazionale e sara’ quello un momento importante della mobilitazione che coinvolgera’ studenti, movimenti e tutti coloro che sognano una Italia piu’ giusta e più libera”. 
 

CISL- La Cisl giudica necessaria la manovra e positive alcune misure contenute ma il provvedimento va migliorato sia sotto il profilo dell’efficacia che su quello dell’equità e dello sviluppo, per cui si impegna a confronti con le rappresentanze parlamentari, delle Regioni e degli enti locali. E comunque continua le iniziative di mobilitazione gia’ intraprese nei mesi scorsi. Il sindacato guidato da Raffele Bonanni sottolinea fra le modifiche necessarie quelle che riguardano i lavoratori pubblici, ‘’gia’ da tempo in regime di blocco contrattuale e del turn over: vanno rivisti i provvedimenti di posticipo a 24 mesi del Tfr e di rischio di decurtazione della tredicesima, riprendendo in alternativa il principio che l’azione per realizzare economie di gestione nella pubblica amministrazione determini effetti premiali per la contrattazione integrativa dei lavoratori pubblici’’.

SACCONI - Gli accordi di Pomigliano e Mirafiori saranno estesi a tutti i lavoratori, ha spiegato, dal canto suo, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "E’ previsto l’estensione 'erga omnes' verso tutti i dipendenti di quegli accordi che sono coerenti con l’intesa interconfederale realizzati prima di questa intesa e validati dal consenso maggioritario dei lavoratori. Penso a Mirafiori e Pomigliano ma devono essere accordi coerenti con l’intesa interconfederale", ha dichiarato.

 In sostanza, la contrattazione aziendale inserita nella manovra economica potrà stabilire e derogare a quella nazionale su tutto cio’ che definisce l’organizzazione della produzione e del lavoro fino ai licenziamenti senza giusta causa, tranne quelli discriminatori. "La norma che risponde alla sollecitazione della Bce, rafforza la contrattazione di prossimità, quella aziendale e quella territoriale - ha detto Sacconi -. La capacità della contrattazione aziendale si rivolge a tutto ciò che si definisce organizzazione della produzione e del lavoro. Non interviene invece su minimi contrattuali ma - ha ribadito - ha una capacità compiuta su tutto ciò che è organizzazione della produzione e del lavoro anche in deroga ai contratti nazionali, dall’orario di lavoro al mansionamento, dai rapporti lavoro fino alle consequenze del licenziamento senza giusta causa con l’esclusione dei licenziamenti discriminatori".

 

Per quanto riguarda le professioni la manovra punta a "rafforzare la tutela del cliente e la concorrenza con elementi come la libertà di informazione alla clientela e la possibilità di derogare alle tariffe minime mediante accordi tra le parti - ha proseguito Sacconi -. Le professioni non ordinistiche sono ulteriormente liberalizzate sulla base divieti di restrizione". Il ministro del Lavoro ha anche spiegato che la manovra definisce il "reato di caporalato, cioé quella forma abusiva di intermediazione del mercato del lavoro", spiegando che "la norma è stata mutuata da un disegno di legge dell’opposizione". Prevista anche "la limitazione abuso dei tirocini".

 

Incalzato dalle domande dei giornalisti, Sacconi ha ribadito "l’articolo 18 non è stato toccato". "Ribadisco che il legislatore non modifica alcuna legge in materia di lavoro, nessun articolo dello Statuto dei Lavoratori", ha detto puntualizzando che le parti potranno disporre di autonomia regolatoria per "una serie di materie, tranne nei casi di licenziamento discriminatorio e in caso di maternità. Queste materie non possono essere trattate dalle parti".


MARCEGAGLIA: SI RIFORMINO LE PENSIONI - "Faccio una proposta a maggioranza e opposizione - spiega Marcegaglia - il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianita’. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto e dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture".

"Si può fare anche di più - avverte poi la presidente di Confindustria - con un piccolo aumento dell’Iva, anche un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani. Bastano, come vede - dice rivolgendosi a Roberto Napoletano - pochi aggiustamenti per cambiare la faccia di questa manovra’’.