Roma, 6 settembre 2011 - Pierluigi Bersani ha confermato la disponibilità del Pd a ridurre al minimo gli emendamenti alla manovra, a patto che il testo cambi "per dare credibilità al Paese" e che il governo rinunci a porre la fiducia. “Oggi andiamo in aula in Senato pronti a rendere essenziali gli emendamenti”, ha detto il segretario del Pd a margine della manifestazione della Cgil.

 

“E’ inutile far presto se non si fa bene - ha ammonito -. Rischiamo di fare una manovra alla settimana. Questa manovra va rafforzata, va rafforzata la coesione del paese e noi abbiamo le nostre idee”.

 

Il Pd, ha spiegato, chiede “più risparmio nella pubblica amministrazione, un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari, una una tantum sui capitali scudati, un’operazione di liberalizzazione seria”.

 

LAVORO - Secondo Bersani, “misure come queste possono rafforzare la manovra”. Dunque, ha assicurato, “siamo disponibili, ma bisogna togliere l’articolo 8 che non c’entra niente con la crescita e finora ha solo diviso il mercato del lavoro e complicato la vita a un paese che è già in grande difficoltà”.

 

E’ necessario, ha insistito, “far pagare chi ha i soldi e mettere un minimo di benzina nell’economia. Se si lascia la manovra così siamo da capo la prossima settimana come già accaduto un mese e mezzo fa”. Se la manovra fosse cambiata nel segno indicato dal Pd, “l’Unione europea apprezzerebbe lo sforzo. Ma questa è gente che non si rende conto della situazione”.

 

"IL GOVERNO DIVIDE I SINDACATI" - Bersani ha poi criticato l’opera di divisione fra sindacati che l’esecutivo a suo parere sta portando avanti. “Se un governo vuole determinare un percorso di convergenza e unita’ delle forze sociali ha tutti gli strumenti per farlo, e lo dico a ragion veduta essendo stato al governo”, ha sottolineato, “se invece si vuole arrivare a dividere ci si riesce”.

 

"GIUSTO ESSERE QUI" - Bersani ha difeso la scelta di schierare il Pd a fianco della Cgil, nonostante la contrarietà di alcuni dirigenti del partito. “Credo sia giusto esserci”, ha spiegato il segretario del Pd arrivando alla manifestazione a Roma.

 

FIDUCIA BOCCIATA - “Finora - ha detto Bersani - il governo ha chiesto 43 fiducie e abbiamo sempre avuto meno credibilità e coesione. Le fiducie son fatte per far crescere la sfiducia il giorno dopo”.
 

 

 

DI PIETRO - “Napolitano dice che questa manovra non va bene? E allora sciolga le camere e si vada a votare”. Lo dice Antonio Di Pietro, in piazza con la Cgil. "Dieci, cento, mille piazze per far cadere Berlusconi”. Per il leader dell'Idv quella di oggi è solo la prima di una lunga serie di manifestazioni che porteranno alla caduta del governo. “Non ho fiducia che questa maggioranza scilipotata, venduta per 30 denari, possa farlo- dice- ci devono pensare gli italiani”.

“Faremo l’ostruzionismo per impedire di approvare una manovra che è solo un danno per il paese”. Lo annuncia Antonio Di Pietro, in piazza con la Cgil. “Nessuna scorciatoia, non faremo sconti”, dice il leader Idv.

 

 

VENDOLA - Nichi Vendola esclude l’ipotesi di un governo di transizione. “L’unica emergenza nazionale è liberarsi da questo governo. Altre formule escono dal cilindro degli illusionisti, di centro, di destra e di sinistra, e gli illusionisti hanno già fatto troppi danni a questo Paese”, ha spiegato il leader di Sel rispondendo ad una domanda sull’eventualità di dar vita ad un governo di unità nazionale.

 

 

LA MAGGIORANZA

SACCONI - Uno sciopero con basse adesioni e che non porterà alla cancellazione dell’articolo 8 della manovra. Lo dichiara in una nota il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi commentando lo sciopero generale di 8 ore della Cgil contro la manovra.

 

“Lo sciopero - sottolinea - va rispettato ma anche valutato per la sua oggettiva rappresentatività. Le adesioni rimangono quelle tradizionalmente basse degli scioperi promossi dalla sola Cgil, tanto nel pubblico quanto nel privato”.

 

“Pd e Cgil - osserva - sono uniti nei no alle riforme del lavoro, della previdenza, del modello sociale come se nulla potesse o dovesse cambiare. A Bersani che pretende addirittura la rinuncia all`articolo 8 rispondiamo che non se ne parla proprio nel nome, da un lato, della sua corrispondenza a una delle più esplicite richieste della Bce e, dall`altro, di un consenso che ha visto convergere la maggioranza e il Terzo polo oltre alla sua accettazione da parte della maggioranza degli attori sociali”.

 

BRUNETTA - La bassa adesione allo sciopero è “migliore e più seria risposta alle seminatrici di vento”. E’ il commento del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta allo sciopero generale della Cgil in corso in queste ore. “Dai dati pervenuti al Dipartimento della Funzione pubblica e relativi a un campione di circa il 10% del personale del pubblico impiego, risulta finora un’adesione del 3,1% allo sciopero generale” ha sottolineato.

 

Se confermati, ha aggiunto Brunetta, “questi valori attesterebbero che anche questo quinto sciopero generale della Cgil ha ottenuto un’adesione molto bassa e che in particolare non vi avrebbe aderito nemmeno la metà circa degli iscritti alla stessa organizzazione sindacale. Questi dati sono la migliore e piu’ seria risposta alle seminatrici di vento”.