Roma, 30 settembre 2011 -  "Si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia", ha detto il Capo dello Stato, {{WIKILINK}}Giorgio Napolitano{{/WIKILINK}}, parlando alla facoltà di giurisprudenza di Napoli, in merito ai riferimenti leghisti alla{{WIKILINK}} secessione{{/WIKILINK}}.

 

I toni del presidente sono durissimi, sul tema della secessione. "Nel ‘43-‘44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile", ha detto il Capo dello Stato.

 

"Ho avuto modo di dire che la secessione è fuori dalla storia e ho aggiunto fuori dalla realtà del mondo di oggi. Perché se si guarda al mondo d’oggi appare grottesco semplicemente il proporsi di creare che cosa?... uno Stato Lombardo-Veneto? Che quindi calchi la scena mondiale competendo poi con la Cina, con l’India, con il Brasile, con gli Stati Uniti, con la Russia... Mi pare che il livello di grottesco sia tale che dovrebbe bastare questo richiamo a far capire che si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia".

 

"Il popolo padano non esiste, il messaggio è chiaro", ha detto. "E’ tutto lecito - ha aggiunto - discutere del federalismo e della rappresentanza delle autonomie". Ma sia chiaro: "Quando dalle grida, dalle chiacchiere, dallo sventolio di bandiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa che si chiamasse secessione, ovviamente tutto cambierebbe". E ha ricordato che "l’articolo 1 della Costituzione dice sì che la sovranità appartiene al popolo, ma poi ci si dimentica della virgola successiva". Vale a dire al fatto che quello stesso articolo prosegue: "Che l’esercita nei limiti della Costituzione". Quindi "non c’è spazio per una via democratica alla secessione nella Costituzione e nelle leggi".

 

QUESTIONE DI FIDUCIA - Complicatissimo dire come si fa a restituire fiducia nelle istituzioni. Molto complicato - continua Napolitano - perché dovrei dire molto semplicemente che dipende dalle istituzioni riconquistare la fiducia e dipende da coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni riuscire a farlo”.

 

Il capo dello Stato non stenderebbe "nemmeno un velo scuro troppo uniforme su tutto quello che c’è in Italia a livello di istituzioni e di rappresentanza istituzionale. In particolare "se ci si avvicina al livello locale troviamo assai più un rapporto di fiducia" tra cittadino e istituzioni- dice Napolitano- sottolineando che invece "nei rami alti la situazione cambia".

 

LEGGE ELETTORALE -  Il sistema elettorale vigente "ha rotto il rapporto di responsabilità tra elettore ed eletto", dice ancora il presidente, aggiungendo: "Non voglio idealizzare o idoleggiare i modelli del passato, perché sappiamo quanto la pratica delle preferenze grondasse di negatività ma era una forma di collegamento più diretto" tra eletto ed elettore.

 

LA RISPOSTA DI CALDEROLI - "Napolitano è sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli...". Così il ministro Calderoli, interpellato dall'Ansa sulle parole del Capo dello Stato. "Il presidente - aggiunge - poi sa bene che la Lega da oltre 20 anni è garanzia di democrazia".

 

IL POPOLO DELLA LEGA CONTRO NAPOLITANO - "Io esisto e sono padano". E’ questo il titolo di apertura de La Padania, che risponde così alle parole del presidente della Repubblica. "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge in un articolo di Roberto Schena dedicato alla storia del secessionista Finocchiaro Aprile, ricordato dal capo dello Stato - si è scatenato contro il diritto dei popoli a scegliersi l’indipendenza, il loro diritto a non mettersi una corda al collo con la classica grossa pietra legata all’altro polo. Invece di invitare a meditare, minaccia. E indirettamente cita la galera".

 

Su Radio Padania Libera, nello spazio gestito dai ‘Giovani Padani’, esplode la rabbia dei militanti del Carroccio. "Giorgio Napolitano - ha detto Pietro da Gallarate - ha detto tante castronerie, la Padania è un territorio storico". Ancora più arrabbiata un’ascoltatrice della Brianza. "Non è - ha detto - il mio presidente, perché io sono padana, non sono più italiana. Non può decidere lui per me e la mia famiglia. Napolitano è un illuso: quando si accorgerà che la Padania esiste sarà troppo tardi".

 

I conduttori, che hanno provocatoriamente aperto il programma di approfondimento con l’inno nazionale della Corea del Nord, hanno più volte sottolineato il passato comunista del capo dello Stato, "figlioccio di quel Togliatti tanto amico dell’Urss, uno Stato oppressore di tutte le libertà e di tutte le autonomie". I conduttori hanno infine definito la Sicilia "Africa del nord", auspicando che la Padania si liberi "di un po’ di zavorra".

 

DI PIETRO - "Ha fatto bene il Capo dello Stato a richiamare all'ordine chi si permette di scherzare sull'unità d`Italia e di minacciare la divisione del Paese". È quanto afferma il presidente dell`Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. "Purtroppo - aggiunge - a predicare sulla secessione non sono 'quattro amici al bar' ma un ministro di questa Repubblica, Umberto Bossi, che nello specifico si occupa di riforme. Siamo di fronte a un vulnus che non si può risolvere solo con una semplice ammonizione, ma va affrontato in sede istituzionale per verificare la compatibilità con la carica che egli ricopre".

 

UDC - "Dalle inequivocabili parole contro la secessione alla necessità di una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la scelta dei candidati, fino al richiamo al rinnovamento della politica e dei partiti, come sempre il nostro presidente Napolitano riesce meglio di tutti a interpretare il comune sentire degli italiani", dice il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. "Non possiamo che fare tesoro delle sue alte riflessioni- sottolinea- e lavorare perché cambino le cose, sperando che faccia altrettanto chi si ostina ancora in queste ore a pensare che la crisi del Paese si risolva evocando la Padania e la secessione".