Roma, 8 ottobre 2011 - Il condono frenerebbe il piano del governo sulla lotta all’evasione e alla fine l’Italia si troverebbe con un deficit maggiore. E’ quanto afferma il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti in uno dei passaggi di una lunga intervista con l’Avvenire. "Vorrebbe dire - afferma il ministro parlando del condono la cui ipotesi è stata smentita ieri anche da Palazzo Chigi - frenare sul nascere il progetto di contrasto all’evasione, sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo".

 

"Finora - prosegue - le entrate da lotta all’evasione fiscale e contributiva sono servite sistematicamente per finanziare la spesa pubblica: sanità, pensioni, assistenza... Il condono minaccia però l’afflusso di queste entrate negli anni a venire, che finirebbero per cancellarsi. E, così facendo, alla fine ci troveremmo con un maggior deficit".

 

Il titolare di via XX Settembre fornisce anche le cifre dei risultati della lotta all’evasione. "Nel 2010 sono stati recuperati 25 miliardi, in termini di cassa. E’ un dato oggettivo, ed è una cifra colossale".

 

Tremonti, poi, avvisa gli evasori. "L'Agenzia delle Entrate ora può chiedere alle banche informazioni fondamentali e incrociarle con le dichiarazioni. Se qualcosa non torna scatteranno i controlli" perché la lotta all’evasione fiscale "è necessità morale e politica".

 

"Abbiamo stabilito" che il segreto bancario "scompare sul serio, e, in pratica, nessuno se n’è accorto, nessuno l’ha notato, nessuno l’ha sottolineato con la giusta rilevanza - dice ancora il ministro -. Così come il resto d’Europa superiamo il segreto bancario. Non per completare l’accertamento, ma per partire da qui, per fare l’accertamento, invertendo il processo per vedere se i dati bancari da cui si parte coincidono a valle con le dichiarazioni presentate. Se no, c’è la rettifica automatica".

 

"E’ stata - aggiunge il ministro - una scelta difficile e complessa, impegnativa ma anche profondamente morale e politica, una scelta non più rinviabile". Tremonti chiarisce che "nessuno ha in mente traumatiche azioni di polizia tributaria; la sfida è aprire una fase di presa di coscienza". L'idea, prosegue Tremonti, "è prevenire l'evasione fiscale facendo leva sulla convenienza a non rischiare e soprattutto sulla coscienza del dovere di pagare''.

 

"Bisogna muoversi con gradualità e se il progetto verrà realizzato con prudenza e equilibrio, io spero che sia così, darà risultati importanti; se dovessimo fare l’errore di spingere troppo sull’acceleratore - conclude -, rischieremmo di uccidere il progetto prima che parte. Di trasformarlo di fatto in un boomergang".